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Sabato, 20 Aprile 2024
CATTIVI PENSIERI

CATTIVI PENSIERI

A cura di Massimo Romano

Morte del tabaccaio, la retorica razzista in un fatto di ordinaria violenza

L'uomo è deceduto dopo essere stato aggredito da un nigeriano. Un dramma che ha inasprito le polemiche tra chi vuole i porti aperti e chi il rimpatrio immediato degli stranieri

"Io non sono razzista ma qua ci stanno troppi neri" è sicuramente una delle frasi più pronunciate di questo decennio. Un'esternazione banale quanto superficiale, che non ha risparmiato neanche il funerale di Ulderico Esposito, il tabaccaio morto dopo un'aggressione a Chiaiano, quartiere a Nord di Napoli, dopo un mese di agonia. 

Ad aggredire l'uomo, 52 anni, è stato un giovane nigeriano, un immigrato, un richiedente asilo, arrestato poche ore dopo. Fin dai primi minuti, è tornato a farsi strada il comune adagio che lega un atto di violenza, o genericamente criminale, all'etnia, alla provenienza geografica. "Ulderico Esposito è stato ucciso perché in questo Paese si accolgono troppi migranti" ha gridato un pezzo dell'opinione pubblica, nel solco delle parole del ministro dell'Interno Matteo Salvini. Se questo fosse vero, vorrebbe dire che in una città popolata da soli napoletani gli episodi di violenza sarebbero ridotti al minimo.

arturo puoti torna a scuola 15 gennaio 2018 - ansa (2)-2-2-2E' la storia recente a mostrarci quanto sia fallace questa posizione. Sono napoletani doc gli aggressori di Arturo Puoti, l'adolescente accoltellato alla gola in via Foria in un pomeriggio del dicembre 2017. Soltanto la fortuna, insieme a una forza d'animo fuori dal comune, ha concesso ad Arturo di diventare un simbolo di lotta all'illegalità. Poco più di un mese dopo, fu una napoletanissima babygang a scagliarsi senza motivo su Gaetano, il 15enne pestato a sangue nei pressi della stazione della metro di Chiaiano, proprio dove lavorava ed è stato aggredito Ulderico Esposito.

Napoletani e minorenni sono i carnefici di Francesco Della Corte, guardia giurata in servizio nella stazione metro di Piscinola, a pochi passi da Chiaiano, finito in coma dopo essere stato pestato e deceduto dopo qualche giorno, a marzo dello scorso anno. E' stato più fortunato, a maggio 2018, Emanuele, 16 anni, preso a sprangate in faccia all'esterno della metro di Scampia, ancora periferia Nord, da due teppisti napoletani.  

Si riferiva a Napoli e ai suoi cittadini anche il Consiglio superiore della magistratura quando, a settembre scorso, pubblicò una risoluzione in cui sosteneva che "...C'è qualche filo più sottile ed esistenziale, che lega i giovani che scorrono in armi nelle vie del centro storico di Napoli e i militanti del JIHAD. Entrambi sono ossessionati dalla morte, forse la amano, probabilmente la cercano, quasi fosse l’unica chance per dare un senso alla propria vita e per vivere in eterno”.

Episodi a cui se ne potrebbero aggiungere molti altri. Abbastanza da poterci far dire che a Napoli i fatti di violenza, se non sono ordinari, sono quantomeno comuni. Certamente, possiamo affermare che non sono un'esclusiva della comunità straniera. Quest'analisi non toglie nulla alla gravità della posizione del nigeriano che ha causato la morte del tabaccaio. E' statisticamente ovvio affermare che tra rifiugiati e richiedenti asilo vi siano anche persone con uno spirito malvagio e criminale. Persone che vanno punite secondo la legge, come accade per gli italiani, a meno che il detto "prima gli italiani" valga anche per la delinquenza. Il crimine e la violenza hanno poco a che vedere con la nazionalità, l'etnia, lo status politico delle persone. Piuttosto riguardano l'inclinazione, il disagio psichico, quello socio-economico delle singole persone di cui si parla sempre troppo poco. 

funerale tabaccaio ragazzo di colore-2Oggi ero al funerale di Ulderico Esposito e sono stato colpito da un dettaglio. Nel coro della Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Calvizzano c'era una ragazzo di colore. Mi piace pensare che non sia un caso. Mi piace pensare che sia un gesto con cui la comunità che si è riunita attorno alla famiglia del povero tabaccaio abbia voluto dirci che cercare giustizia non necessariamente vuol dire cercare vendetta. 

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