rotate-mobile
CATTIVI PENSIERI

CATTIVI PENSIERI

A cura di Massimo Romano

Il triste banchetto sul ricordo di Maradona

Anche dopo la morte del Pibe de Oro non si placa lo stuolo di persone che in suo nome cercano visibilità o, peggio ancora, soldi

Non sono stato amico di Maradona e non ho aneddoti da raccontare su di lui. Devo essere uno dei pochi a Napoli, perché negli ultimi 12 mesi ho scoperto che sono in tantissimi a pontificare sul Pibe de Oro, lo chiamano Diego manco parlassero di un loro fratello, narrano che persona era e cosa pensava nel profondo come se avessero diviso con lui gioie e dolori. 

Io di Diego Armando Maradona non so nulla. Nulla di più di quanto non sappia un qualsiasi tifoso napoletano nato all'inizio degli anni '80. E credo che siano loro, i tifosi, ad avere il diritto di chiamarlo Diego, insieme ovviamente ai familiari. Perché sono loro, i tifosi, gli unici che a Maradona non hanno mai chiesto nulla se non di farli sognare per qualche ora. E nessuno di loro si è arricchito con il suo nome. 

Il resto, scrittori, giornalisti, avvocati, artsti, musicisti, dirigenti sportivi, presunti amici, presunti conoscenti, presunte amanti, presunti confidenti, ex calciatori non hanno fatto altro che speculare. Lo hanno fatto in vita e, ancora di più, hanno proseguito dopo la sua morte. Interviste, libri, maglie celebrative, episodi ripetuti all'infinito ma spacciati sempre per inediti. Chiunque abbia visto Maradona anche solo una volta, chiunque lo abbia appena sfiorato per strada o su un campetto di fango assume quella posa da vecchio saggio e attacca con il classico "Quella volta che io e Diego...". Tutti vivacchiano sulle sue spalle a caccia di un minuto di gloria, di credibilità o, ancor peggio, di qualche soldo.

Il paradosso lo si raggiunge con chi nemmeno lo ha visto, chi magari in quegli anni nemmeno c'era e che oggi scrive lettere ed editoriali con la presunzione di chi afferma "Diego la pensava così, ve lo assicuro io...". Una speculazione che ha raggiunto la sua espressione massima nei giorni dell'anniversario della morte del campione argentino. La cosa veramente toccante è stata l'unione tra i tifosi napoletani e quelli del Boca che si sono sobbarcati un viaggio intercontinentale alla ricerca di un'emozione nostalgica. 

Intorno, tanta inutile retorica. L'inaugurazione di ben due statue, una del Comune di Napoli e l'altra della Ssc Napoli, perché ognuno potrà dire ai posteri di essere stato il migliore a celebrare Maradona. La presentazione di una maglia speciale per la squadra, annunciata come celebrativa ma che, più correttamente, dovrebbe essere definita promozionale perché messa in vendita negli store ufficiali. E poi la sfilza di autorità nazionali e internazionali. Quelle stesse autorità osteggiate dal numero dieci per buona parte della sua carriera calcistica e per tutta la sua vita extra-sportiva. 

Maradona e Napoli, un legame che ci è stato raccontato così tante volte che non riusciamo più a distinguere gli episodi storici da quelli leggendari. E nessuno, nemmeno una persona, in questi giorni ha ricordato che da Napoli Maradona voleva fuggire. A spingerlo lontano dalla città che ha amato visceralmente (lo ha sempre dichiarato nelle interviste) era, forse, proprio quell'esercito di speculatori che aveva soffocato e oppresso un ragazzo di nemmeno 30 anni. E continua ancora oggi, a un anno dalla sua morte.

E' stato quasi rimosso dalla coscienza collettiva che nell'estate del 1989, dopo la conquista della Coppa Uefa, Il Pibe de Oro volesse andare al Marsiglia, contando su una promessa di Corrado Ferlaino. L'ingegnere ritrattò e iniziò un braccio di ferro con l'asso argentino, costringendolo a restare in città. Una permanenza che portò al Napoli il secondo scudetto, ma portò anche Maradona, che a Napoli e ai napoletani aveva dato tutto, a sgretolarsi definitivamente. In un'intervista rilasciata in quei giorni dichiarò alla Rai: "Ho una squadra di avvocati per vederli tutti in tribunale, tutti quelli che hanno parlato di Maradona quando hanno fatto delle interviste a dei presunti miei amici di Napoli. Io non ho così tanti amici a Napoli". Chissà cosa avrebbe detto oggi.

Questo nessuno lo racconta. Di come in quegli anni nessuno difese realmente Maradona dalle sue frequentazioni. Chissà cosa sarebbe successo se fosse andato a Marsiglia. Non posso saperlo io che non c'ero. E che sono uno dei pochi, a Napoli, che non è stato amico di Diego ma ha solo tifato per lui. 

Si parla di

Il triste banchetto sul ricordo di Maradona

NapoliToday è in caricamento