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CATTIVI PENSIERI

CATTIVI PENSIERI

A cura di Massimo Romano

Pizza e San Gregorio Armeno, il mediocre tour elettorale dei leader politici

Giuseppe Conte è stato solo l'ultimo dirigente di partito in ordine di tempo a danzare sugli stereotipi di Napoli senza dare risposte ai napoletani. Da Meloni a Speranza, da Salvini a Franceschini, fino al decano Berlusconi: tutti utilizzano i luoghi comuni per il consenso elettorale

"Cca nisciuno e fesso" è uno dei detti più pronunciati dai napoletani. Però, qualche dubbio sulla veridicità del proverbio viene, soprattutto se si osserva come i leader dei partiti politici conducono le campagne elettorali a Napoli dal secondo dopoguerra in poi. Solitamente, chi viene all'ombra del Vesuvio in cerca di voti sembra dover fare almeno due tappe fondamentali: deve percorrere San Gregorio Armeno e deve mangiare una pizza, preferibilmente con le mani.

Sabato 3 settembre a compiere il sacro rito è stato Peppino Conte, che è riuscito nell'impresa di fare entrambe le cose contemporaneamente. Qualcuno gli ha passato una pizza fritta mentre percorreva la via dei presepi. Il tutto, ovviamente, nell'estasi collettiva. Sembra, quasi, che per il napoletano medio sia molto importante che un leader affermi che la pizza cittadina sia la migliore del mondo. Addirittura sembra più importante del fatto che il 60 per cento dei soldi del Pnrr sarà destinato al Nord, acuendo il divario Nord-Sud.

La pizza più buona del Mondo

Per Peppino Conte non era la prima volta. Lo scorso anno, durante la campagna elettorale per le comunali, la pizza la mangiò a tavola da Michele a Forcella. Accanto a lui c'erano anche Giggino Di Maio e Manfredi. A quei tempi (appena un anno fa), Conte e Di Maio erano nello stesso partito, il Movimento 5 Stelle, alleato con il Pd al Governo e in diverse importanti città italiane, tra cui il capoluogo campano. A dimostrazione che anche gli accordi sanciti con lo schizzo di salsa della Margherita possono essere cancellati.

Ma l'attuale capo politico dei grillini è solo l'ultimo di una lunga serie di leader e dirigenti di partito a giocare sui luoghi comuni della napoletanità. Un adagio che va da destra a sinistra, senza risparmiare nessuno. Pochi mesi fa, il rito di iniziazione della pizza toccò a Supermario Draghi, in città per firmare il Patto per Napoli. Prima di rifocillarsi da Concettina ai tre Santi, l'allora premier aveva pronunciato parole scolpite nel marmo, anch'esse inserite da tempo nel manuale per una campagna elettorale partenopea: “Se non riparte Napoli non riparte l'Italia” e “Napoli potrebbe vivere di turismo e cultura”. Andandosene dimenticò di dirci che costi avrebbe comportato per i napoletani la sigla di quel patto.

A proposito di turismo e cultura, il fascino del forno a legna ha colpito anche il misurato Dario Franceschini che nel dicembre 2017 è stato addirittura immortalato mentre impastava. Immagini che devono aver fatto breccia nel cuore di Giorgia Meloni, pizzaiuola per un giorno nel 2020, quando era a Napoli per sostenere Caldoro alle regionali. Nell'estate 2021, a timbrare il cartellino infarinato fu Roberto Speranza (di nuovo insieme a Manfredi), che tra un boccone e l'altro non riuscì spiegarci come mai lo Stato eroga alla Campania meno fondi per la Sanità rispetto ad altre regioni anche dopo la fine del commissariamento. E restando in tema di ministri anche Cartabia (luglio 2021) ha potuto testare che la pizza napoletana è la più buona del mondo. 

Meriterebbe un capitolo a parte Matteo Salvini che quando arriva in città scatta più foto al tipico prodotto di quanti calzini ha in valigia. Inutile elencare le date, basta scrivere “Salvini pizza a Napoli” su Google per avere un'idea di massima. Anche il Renzismo, ai tempi d'oro, non ha disdegnato un trancio di Margherita, con re Matteo ad accompagnare la candidata sindaca Valeria Valente (che non raggiunse neanche il ballottaggio) nel 2016.

Una statuetta per tutti

Sul fronte San Gregorio Armeno i politici non sono da meno. Alcune botteghe più che una riproposizione della natività, sembrano esporre una caricatura del Parlamento. Che poi, per alcuni personaggi, sarebbe anche difficile distinguere la caricatura dall'originale. Al netto di ciò, una foto con la statuina la vogliono tutti, ma proprio tutti.

Di Peppino Conte abbiamo già detto. A San Gregorio Armeno, #IosonoGiorgia Meloni ci andò nel 2018. Nello stesso anno, anche Giggino Di Maio ottenne in omaggio il suo avatar presepiale. Nel 2021 Manfredi e Maresca si sono giocati lo scranno di sindaco in una sfida all'ultimo pastore. Nello stesso anno, Roberto Speranza ha completato il suo binomio pizza-San Gregorio. Ma se andiamo indietro nel tempo, su Youtube si trovano ancora immagini di Renato Brunetta, risalenti al 2008, che si aggira tra le botteghe.

Chissà come ci sarà rimasto male Matteo Salvini, quando il 5 giugno 2020, in occasione della campagna elettorale per le regionali, il centrodestra ancora non aveva un candidato ma lui pregustava la sua visita al presepio napoletano. Non se ne fece nulla perché i mastri artigiani furono subissati dalle critiche per aver pensato di accogliere il leader leghista e innestarono una prodigiosa retromarcia.

Il decano di tutti resta ovviamente Silvietto Berlusconi. Nel 2018, addirittura scelse San Gregorio Armeno per rompere il silenzio elettorale sancito dalla legge e quando mangia la pizza in città, se siete fortunati, potrebbe anche deliziarvi con un pezzo musicale della tradizione.

L'Italia si appresta ad affrontare uno degli autunni più duri della sua storia. A Napoli e provincia molte aziende rischiano di saltare per il caro energia, molte famiglie sceglieranno se crepare di freddo o di fame. Ma almeno potremo andare a dormire sereni perché la pizza è la più buona del mondo e il presepio è di gran lunga quello più bello.

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