rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
CATTIVI PENSIERI

CATTIVI PENSIERI

A cura di Massimo Romano

Folla sul Lungomare: sindaco, questore e prefetto ci dicano che non siamo fessi

Dopo le immagini del weekend dito puntato contro i cittadini "irresponsabili", ma non è chiaro quale sia il piano dei controlli che le istituzioni dovrebbero garantire per il rispetto delle norme anti-Covid

Qualcuno, prima o poi, dovrà pur spiegarci il senso delle limitazioni anti-Covid. Qualcuno dovrà pur spiegarci il senso di chiudere bar e ristoranti, con gravissime conseguenze sul tessuto economico cittadino, e contemporaneamente consentire a migliaia di persone di affollare il Lungomare, i Quartieri spagnoli, piazza Bellini.

Le scene viste nel weekend appena trascorso, quello che ha sancito il ritorno in zona arancione di tutta la Campania, hanno provocato sdegno e preoccupazione. Soprattutto, hanno acuito la diatriba tra coloro che dicono “così non ne usciremo mai” e quelli che sostengono “fateci vivere”.

Onestamente, non convincono le parole di Vincenzo De Luca che accusa continuamente i cittadini di irresponsabilità. Certo, una quota parte di irresponsabilità è evidente, ma d'altronde, se guardiamo la Storia, non sono tanti i risultati raggiunti con l'autogestione del popolo. La zona gialla consente di passeggiare per strada oltre a consentire a bar e ristoranti di lavorare. Anche in zona arancione, al netto della chiusura di bar e ristoranti, è possibile passeggiare senza autocertificazione. L'unica cosa che non è mai consentita è l'assembramento.

Ma a chi compete valutare se ci si trova di fronte a un assembramento oppure no? Certamente non al cittadino. Ed è per questo che non convincono neanche le parole del sindaco Luigi de Magistris, che più volte ha spiegato che “se le regole consentono di stare per strada allora la gente lo fa”. Un'affermazione vera e che non teme smentita, ma che nasconde il pericoloso sotto-messaggio “che ci posso fare io?”. Se all'interno di un bar, di un ristorante, di un negozio si registra un eccessivo numero di persone la responsabilità è del titolare. Non si capisce, allora, perché se l'assembramento si riscontra per strada la colpa non dovrebbe essere attribuita a chi è titolare dei controlli e dell'ordine pubblico. Osservare i vigili urbani della città di Napoli che, sopraffatti dalla folla, cercano di piazzare qualche transenna a pomeriggio inoltrato, ha suscitato quasi tenerezza. Una mossa che aveva il sapore della resa incondizionata.

Ci spieghino, prima o poi, qual è il piano dei controlli della città. Perché non ci vuole uno stratega militare per prevedere che in un weekend soleggiato il Lungomare, piazza Bellini, alcune strade dei Quartieri vengano prese d'assalto e vada limitato l'accesso così come è avvenuto per San Gregorio Armeno nelle feste natalizie pre-covid. Ce lo spieghino, oltre al sindaco, anche il prefetto Valentini e il questore Giuliano. Due personalità da cui attendiamo ancora di capire come sia stato possibile, il 23 ottobre scorso, lasciare un manipolo di uomini contro una folla inferocita e devastatrice. Una figura cui si è cercato di rimediare con l'inutile militarizzazione dei giorni successivi.

Ci dicano perché non ci sono pattuglie a controllare i confini comunali e le principali piazze. Ci spieghino che senso ha chiudere i locali se nelle strade di quegli stessi locali si consentono assembramenti con migliaia di persone. Ci dicano, le istituzioni di questa città, che hanno un piano, un'idea su come gestire l'emergenza. E ci convincano che questo piano non si basi solo sul senso di responsabilità della popolazione. Ce lo dicano presto, per scongiurare il sospetto che chi oggi rispetta le regole non sia solo un fesso.

Si parla di

Folla sul Lungomare: sindaco, questore e prefetto ci dicano che non siamo fessi

NapoliToday è in caricamento