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Martedì, 23 Aprile 2024
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A cura di Redazione

#pizzaUnesco: "La nostra pizza è amata ovunque"

Il testimoniale Jimmy Ghione: "Trovo sia giusto salvaguardare l'arte dei pizzaiuoli napoletani, è una cultura tradizionale che vanta una storia importantissima"

Fondazione UniVerde e Napoli Pizza Village hanno rilanciato stamani dalla Pizzeria Mozzarella & Basilico di Milano la World Petition #pizzaUnesco, nell'ambito degli eventi legati a Milano Food Week 2017.

#pizzaUnesco è la campagna planetaria più popolare nella storia delle candidature Unesco che chiede il riconoscimento dell’Arte dei pizzaiuoli napoletani a Patrimonio dell’Umanità. Oggi la candidatura ufficiale italiana per l'iscrizione nella Lista rappresentativa dei Beni culturali immateriali è in valutazione ed è all’ordine del giorno nella sessione del Comitato intergovernativo Unesco dal 4 all’8 dicembre che si terrà a Seoul.

“Incoraggiato dal successo di alcune mie petizioni su temi ambientali e culturali promosse su Change.org, la più grande piattaforma di campagne al mondo, ho deciso di lanciare la raccolta firme #pizzaUnesco per ottenere dalla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco la candidatura dell’arte dei pizzaiuoli napoletani proprio nell’anno dell’Expo di Milano — spiega Alfonso Pecoraro Scanio, già Ministro delle Politiche Agricole e dell’Ambiente, promotore di #pizzaUnesco — Tuttavia non avrei mai pensato che da più di 50 Paesi oltre 1.300.000 cittadini firmassero a sostegno della World Petition, così come di poter chiamare direttamente a raccolta oltre 500 ambassador della petizione in tutto il mondo. Il nostro obiettivo è di raccogliere 2.000.000 di adesioni da almeno 100 Paesi entro l’autunno. Ma soprattutto ottenere il voto favorevole dell’Unesco quando a dicembre i 24 rappresentanti dei paesi membri del Comitato intergovernativo per la Salvaguardia del Patrimonio culturale immateriale saranno chiamati a decidere a Seoul”.

L’avventura di #pizzaUnesco è iniziata proprio al Napoli Pizza Village 2014 per poi fare il giro dell’Italia e del mondo, passando per l’ONU a New York, l’Expo 2015 a Milano, l’Unesco a Parigi fino ad essere protagonisti alle ultime Olimpiadi di Rio de Janeiro e alla Settimana della Cucina Italiana nel Mondo. Senza dimenticare il Guinness World Record per la pizza più lunga del mondo registrato proprio a Napoli (1.853,88 cm!) e ovviamente la raccolta firme planetaria da Sidney a San Paolo, dal Canada all’Argentina, dal Giappone e dalla Corea al Qatar, da Taiwan all'Islanda.

Con un testimonial d’eccezione, Jimmy Ghione: “Trovo sia giusto salvaguardare l’arte dei pizzaiuoli napoletani, è una cultura tradizionale che vanta una storia importantissima e per questo va preservata a livello di patrimonio mondiale. La pizza è conosciuta in ogni angolo del pianeta. Per Napoli e l’Italia sarebbe importantissimo. Quando arriveremo alla vittoria finale, tutti noi lo speriamo, il mondo intero saprà almeno quali sono gli ingredienti base della vera pizza napoletana, come vuole la tradizionale arte dei pizzaiuoli napoletani”.

Nessuno meglio di noi italiani sa infatti che la pizza non è solo un disco di pasta farcito, ma presuppone esperienza, manualità, dedizione, estro, amore, fantasia in una sintesi d’eccellenza che si identifica nel saper fare tipico dell’antica arte popolare dalla quale deriva: “La necessità di tutelare l’arte dei pizzaiuoli napoletani nasce proprio allo scopo di accrescere la consapevolezza del suo valore per le nostre radici e nel mondo. Perché è da quest’antica arte tradizionale che ha origine la pietanza divenuta nei secoli la più consumata al mondo. La Lista rappresentativa del Patrimonio immateriale dell’Umanità è stata istituita non a caso — continua il Presidente della Fondazione UniVerde — per salvaguardare, tra le altre espressioni culturali umane, anche l’universo di competenze dei mestieri tradizionali. Un tale patrimonio di conoscenze, come quelle legate ai metodi di lavorazione della pizza, rischia di cadere nell’oblio per l’eccesso di globalizzazione. La caratteristica che fa veramente la pizza a regola d’arte è che è stesa e cotta una per una, non è un prodotto industriale ma un prodotto artigianale”.

Solo riscoprendo i saperi autentici e le vere tradizioni alimentari e culturali si può vincere la sfida della globalizzazione e della standardizzazione dei metodi e dei gusti delle multinazionali del cibo. È questo il messaggio di incoraggiamento lanciato con #pizzaUnesco: unire le forze a difesa del vero made in Italy e contro l’italian sounding. Lavorare per preservare questa conoscenza tradizionale e far comprendere a quanti più cittadini del mondo il vero significato dell’Arte dei pizzaiuoli napoletani.

“Vedere sempre più persone, istituzioni ed organizzazioni aggiungersi a questa che è la campagna più popolare nella storia delle candidature Unesco ci dà la spinta per impegnarci ancora di più a ottenere a dicembre il SÌ dell’Unesco. Anche alla Food Week di Milano è stato un vero successo perché la nostra pizza è amata e consumata ovunque” commentano uniti Pecoraro Scanio, Jimmy Ghione e Claudio Sebillo, brand manager del Napoli Pizza Village.

A credere fin da subito nella petizione #pizzaUnesco, insieme al Napoli Pizza Village, sono stati anche gli amici dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, la Coldiretti con un grandissimo impegno, la rete dei Mercati di Campagna Amica, la catena Rossopomodoro, l’Associazione Verace Pizza Napoletana, l’Antico Molino Caputo, le tante pizzerie come quelle del gruppo Fratelli La Bufala. E ancora, Comuni come quello salernitano di Tramonti con la sua storica Associazione dei Pizzaioli, i consolati e le ambasciate, la catena di Salvatore Cuomo, celebrity chef pioniere della pizza napoletana in Asia, Eccellenze Campane, Federazione Italiana Cuochi, Confesercenti, CNA, il CONI, Unaprol, aziende campane specializzate nella produzione e nella distribuzione di ingredienti di qualità come Latticini Orchidea, La Fiammante, Compagnia Mercantile d’Oltremare.

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