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A cura di Redazione

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Pizza Village, Pecoraro Scanio: "Obiettivo 2 milioni di firme per la petizione "Pizza patrimonio Unesco"

L'ex Ministro delle Politiche Agricole e dell'Ambiente è il promotore della petizione mondiale #pizzaUnesco, lanciata per il riconoscimento della pizza napoletana a Patrimonio culturale dell'Umanità

Alfonso Pecoraro Scanio, già Ministro delle Politiche Agricole e dell'Ambiente, Presidente della Fondazione UniVerde e coordinatore del Comitato scientifico di Campagna Amica, è il promotore della straordinaria petizione mondiale #pizzaUnesco, lanciata per il riconoscimento della candidatura italiana "Arte dei pizzaiuoli napoletani" a Patrimonio culturale immateriale dell'Umanità. Lo abbiamo raggiunto mentre sono in corso gli ultimi preparativi dello stand #pizzaUnesco che sarà inaugurato lunedì prima del convegno di apertura alla presenza dei rappresentanti dei ministeri degli Esteri e dell'Agricoltura, del Comune e della Regione, di consoli e ambasciatori.

On. Pecoraro Scanio, con quali numeri vi presenterete al Napoli Pizza Village?

“Porteremo un milione e mezzo di firme da 80 paesi del mondo. Giugno è stato proclamato mese di mobilitazione straordinaria a sostegno di #pizzaUnesco, inaugurato in concomitanza con le celebrazioni della Festa della Repubblica: il 4 giugno a Tel Aviv alla presenza del Presidente della Repubblica israeliano, l'8 a Los Angeles con il Console Generale d'Italia. Pizzaiuoli dal mondo hanno abbracciato questa sfida di raccolta firme che è in atto in tutto il globo, con una grande e attiva presenza in Asia, e che proseguirà nei giorni del Napoli Pizza Village. Migliaia di adesioni stanno giungendo su Change.org, la piattaforma on-line dove ho lanciato la petizione nel 2014, e ancora centinaia di migliaia di firme sono in corso di raccolta ai quattro angoli del pianeta. Il Napoli Pizza Village sarà la grande occasione per continuare a promuovere la proposta della candidatura italiana a Patrimonio culturale immateriale dell'Unesco e per rilanciare l'obiettivo di 2.000.000 di adesioni da 100 paesi che prevediamo di raggiungere entro  novembre, durante la seconda Settimana della Cucina italiana nel mondo. Il Napoli Pizza Village è diventata una delle più imponenti manifestazioni popolari europee  ed è il momento migliore per diffondere il messaggio dell'arte dei pizzaiuoli napoletani quale forza attrattiva, storica, culturale, culinaria per Napoli e l’Italia".

Quali effetti potrebbe avere un simile riconoscimento per Napoli?

“Innanzitutto sarebbe una vittoria della verità di fronte ad alcune catene di pizza industriale Usa che continuano a propagandare una presunta origine nordamericana di questo piatto. Napoli, la Campania e il Belpaese devono rivendicare di essere la patria di piatto più consumato al mondo. Sono certo che in tanti, da tutto il  mondo, potrebbero venire in Italia a seguire dei corsi di formazione su come si fa la vera pizza con i più bravi maestri della specialità napoletana. Non dobbiamo dimenticare che sono stati i nostri pizzaiuoli ad aver diffuso la conoscenza della pizza in ogni angolo del pianeta, le tecniche e i segreti della preparazione, e che il termine ‘pizza’ è un bene linguistico culinario che ci appartiene. Dobbiamo rivendicare questo patrimonio culturale di saperi tradizionali e sapori genuini che provengono da questa terra. A fondere i primi con i secondi è l'arte dei pizzaiuoli, la loro creatività, il loro cuore, la fantasia”.

 Questa campagna è, a tutti gli effetti, un movimento culturale a tutela del made in Italy?

“Il successo di #pizzaUnesco nasce proprio dal suo obiettivo, quello della tutela del made in Italy contro l'italian sounding, perché difende la cultura di una comunità e la qualità degli ingredienti per fare una pizza a regola d’arte. Sono i pizzaiuoli napoletani, da tradizione, ad assicurare il rispetto delle materie prime nelle preparazioni. La caratteristica che fa veramente la pizza a regola d’arte è che è stesa e cotta una per una, non è un prodotto industriale ma puramente artigianale. È questo il messaggio che stiamo portando nel mondo: la globalizzazione rischierebbe di far scomparire una delle professioni simbolo del nostro Paese. Oramai quella a tutela del made in Italy è una sfida planetaria, con Campagna Amica e Coldiretti stiamo facendo una rigorosa battaglia contro OGM, TTIP e CETA. L’anno scorso a Cernobbio abbiamo lanciato una campagna mondiale insieme alla NATIONAL FARMERS ORGANIZATION, per ottenere ovunque, anche agli USA, l’obbligatorietà di etichettatura di tutti i prodotti alimentari, con l’indicazione dell'origine , la più grande sfida alle multinazionali del cibo. Perché il cibo anonimo ha un costo minore di produzione. La campagna #pizzaUnesco, d'altro canto, unisce a sé l'eccellenza agroalimentare italiana: dalle realtà dell'olio di qualità e tracciato a quelle del pomodoro genuino, da quelle dei latticini, della vera mozzarella di bufala, a quelle della farina di valore, eredi della tradizione dei mugnai”.

Qual è la forza del messaggio dell'Arte dei pizzaiuoli napoletani?

“Ricordando il mio amico Carlo Petrini, che è stato tra i primi a firmare la petizione, potremmo dire che, così come tutto cibo, la pizza non è una merce, ma il frutto del lavoro di agricoltori e artigiani. È tecnica, creatività, ritualità e chi oggi la prepara lo fa ancora secondo quelle conoscenze tradizionali che i padri hanno insegnato ai figli: con i prodotti del territorio, con legni specifici. La necessità di tutelare l’arte dei pizzaiuoli napoletani nasce proprio  dalla consapevolezza del suo valore per le nostre radici e nel mondo. Perché è da quest’antica arte tradizionale che ha origine la pietanza divenuta nei secoli la più consumata al mondo”.

Quale sarà ora il percorso della candidatura?

“La candidatura, che è già forte e credibile, sarà esaminata a dicembre a Seoul, quando il Comitato intergovernativo Unesco per la Salvaguardia del Patrimonio culturale immateriale si riunirà in sessione. Da parte nostra, continueremo a diffondere nel mondo il messaggio dell'arte dei pizzaiuoli napoletani e, dopo il Napoli Pizza Village, lo faremo in vista della seconda Settimana della Cucina Italiana nel mondo prevista a novembre, dove #pizzaUnesco sarà protagonista in più di 100 Paesi con migliaia di eventi. Sono tanti, tantissimi, gli italiani nel mondo al fianco di questa campagna ma anche tanti stranieri. Finora hanno firmato persone di 80 paesi diversi, centinaia di personalità, molti ambasciatori e consoli. A tutti loro va il mio sentito "grazie". A Seoul ci presenteremo con 2 milioni di firme, è il nostro obiettivo: l'UNESCO non potrà ignorare questo planetario movimento popolare d'opinione. Già quando consegnai al direttore dell'Unesco Irina Bukova le prime 700.000 firme, questa campagna era diventata la più popolare della storia dell'UNESCO. Nel frattempo, confido che il Ministero delle Politiche Agricole possa garantire l'espletamento di tutti gli adempimenti tecnici fondamentali per una valutazione positiva della candidatura. Ringrazio il Ministero degli Affari Esteri per la decisa azione diplomatica in corso e che sicuramente proseguirà fino alla decisione finale di Seoul”. 

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