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Salute

Terapia anti-Covid con il plasma: cosa c'è da sapere

Corrado Perricone, ematologo, e Fabio Perricone, ginecologo, spiegano come funziona e cosa possiamo aspettarci dalla plasmaterapia

La Plasmaferesi consiste nella separazione selettiva di plasma dal sangue: già utilizzata in precedenti epidemie, nell’attuale emergenza da Coronavirus è in corso di sperimentazione in diversi Paesi,  medianet la somministrazione di plasma da pazienti guariti dal Covid-19 a pazienti che ne sono affetti.

I limiti della Plasmaterapia

La tecnica della plasmaterapia presenta una serie di limitazioni:

  1. La somministrazione di plasma è soggetta a tutta una serie di possibili conseguenze in relazione alla compatibilità e alle complicanze correlate.
  2. La somministrazione del plasma può proteggere e curare poche persone perché per ogni donatore si può curare generalmente una sola persona.
  3. Tale tecnica è correlata alla necessità di avere una struttura complessa con tecnologie avanzate.

Altre considerazioni sono state poste in evidenza dalla letteratura scientifica e in particolare dal “Nature Medicine - Brief Communication - Antibody responses to SARS-CoV-2 in patients with COVID-19”. 

Si evince che i titoli anticorpali IgG ed IgM compaiono non in modo consequenziale.

La comparsa di anticorpi IgG e IgM può non avere una logica evoluzione (talvolta sono presenti prima le IgM e talvolta prima le IgG ) inoltre ci sono alcuni casi in cui le immunoglobuline non sono proprio state riscontrate durante il ricovero.

Tutto ciò si traduce in una impossibilità univoca di correlare il titolo anticorpale (IgM-IgG) all’evoluzione della malattia.

Attualmente le risposte anticorpali contro il Covid-19 restano poco conosciute e quindi la ricerca degli anticorpi specifici potrebbe non risultare completamente attendibile.

Per avere un più efficace risultato, si potrebbe procedere non con la plasmaferesi, così come si sta facendo, ma mediante la produzione e somministrazione di anticorpi artificiali specifici (immunoglobuline selettive). Rimane comunque di fondamentale importanza la prevenzione, che potrebbe essere intensificata aggiungendo due importanti screening:

  • Valutazione dello stato immunitario mediante la Tipizzazione Linfocitaria
  • Valutazione del rischio trombotico tramite lo studio della Trombofilia Genetica.

L’obiettivo finale rimane in ogni caso la ricerca del vaccino e la sua diffusione.

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