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Giovedì, 25 Aprile 2024
Salute

Rimedi anti-medusa: tutti i falsi miti e cosa fare davvero

Applicare ammoniaca, urina, limone, aceto & co non fa altro che prolungare il dolore. Come comportarsi in caso di "puntura"

Le meduse non sono una novità nel mare di Napoli. Appena qualche giorno fa i bagnanti sono stati costretti ad una precipitosa fuga dalle spiagge di Posillipo per la quantità di "vespe di mare" presenti in acqua. Un'invasione ciclica, che si ripete da sempre. Ma cosa fare se si viene "punti"?

Cosa succede quando una medusa ti punge

La pericolosità di questi animali, appartenenti alla famiglia dei celenterati e composti al 98% di acqua, sta tutta nei tentacoli, ricchi di sostanze urticanti che in casi - fortunatamente - sporadici possono anche comportare uno shock anafilattico.

Parlare di "puntura" di medusa non è esatto: la medusa infatti non ha un pungiglione ma lungo i tentacoli è dotata di piccolissime "ventose", chiamate cnidocisti, ricche di una sostanza urticante che utilizzano per difesa e, soprattutto, per paralizzare le prede in modo da poterle mangiare in tutta tranquillità. A contatto con la pelle umana, però, questa sostanza provoca un dolore pungente e persistente, prurito, eritema e gonfiore. La sensazione intensa di dolore può durare fino a circa 20 minuti per essere poi seguita da una fase di indolenzimento e di forte prurito.

L'effetto dipende molto (oltre che dalla sensibilità individuale) dalla specie di medusa e dalla durata del contatto con i tentacoli. Lungo le coste australiane e nei mari tropicali, ad esempio, ci sono specie di meduse altamente velenose e il contatto con i loro tentacoli può portare in pochi minuti alla morte.

Cosa fare se una medusa ti punge

Ecco qualche pratico suggerimento per neutralizzare gli effetti della sostanza urticante:

Sciacquare la zona interessata con acqua di mare In caso di contatto, appena si avverte dolore, allontanarsi dalla medusa e sciacquare ripetutamente la parte colpita con acqua di mare: aiuta a diluire le tossine rilasciate dai tentacoli non ancora penetrate nella pelle. Non usare l'acqua dolce perché non farebbe altro che favorire la rottura delle cnidocisti attaccate sulla pelle aumentando così ulteriormente la sensazione di dolore.

Pulire la pelle da filamenti residui E' frequente che, per l'effetto delle ventose, a contatto con la nostra pelle la medusa si "rompa".  Brandelli di tentacoli ed eventuali residui  continuano a rilasciare la sostanza urticante di cui sono pieni: bisogna quindi rimuoverli, avendo cura di farlo con la massima delicatezza e, ovviamente, non con le mani! Meglio utilizzare qualcosa di simile ad una spatola: in mancanza di meglio va bene la tessera del supermercato o una carta di credito.

Applicare un prodotto a base di cloruro di alluminio Per lenire il prurito, applica una crema o un gel a base di cloruro di alluminio, meglio se ad una concentrazione del 5%. Si tratta di un prodotto facilmente reperibile in farmacia che serve a calmare la reazione dolorosa e a bloccare la diffusione delle tossine.

In caso di reazioni di più grave entità  con sintomi come nausea, vomito, sudorazione profusa, mal di testa, pallore, vertigini, disorientamento e difficoltà respiratorie, chiama subito i soccorsi o recati rapidamente presso una struttura medica.

Cosa non fare L'errore più comune, e allo stesso tempo più dannoso, che si possa fare è ricorrere ai cosiddetti rimedi della nonna: ammoniaca, urina, limone, aceto o alcol sulla zona colpita causano un sensibile peggioramento dell'irritazione, acutizzandone gli effetti sulla pelle.

Ricorda inoltre di non strofinare né grattare la parte infiammata, perché così facendo potresti contribuire alla diffusione delle tossine, aumentando la superficie della zona infiammata

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