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Salute

Kerubin, ecco l'app made in Campania per monitorare i malati di cancro

L'’obiettivo è renderla disponibile per tutte le patologie con un decorso lento e impegnativo

Kerubin, applicazione innovativa per smartphone, ha l’obiettivo di monitorare giorno dopo giorno e da casa le patologie croniche. È nata nel 2020 in piena pandemia Covid, quando si è compresa ancora di più la necessità dell'assistenza a distanza dei pazienti. Martina Pagani di EuropaToday, nell'ambito del progetto EU4future ha intervistato Priscilla Cascetta, una delle ideatrici del progetto, sviluppato dall'omonima società che ha sede a Massa Lubrense.

Dottoressa Cascetta, cos’è Kerubin?
È una app che si può scaricare su tutti i dispositivi mobili, pensata per affrontare tutte le patologie croniche. Inizialmente l’idea era di aprirla solo ai pazienti oncologici seguiti a domicilio, ma con quest’anno ci siamo resi conto che questo non basta e che un’idea come la nostra era necessaria. Abbiamo sviluppato la app nei suoi dettagli tecnici, organizzativi e operativi proprio durante la pandemia, e questo ci ha permesso di capire cosa poteva essere importante e cosa no. Siamo appena partiti con un progetto pilota: abbiamo coinvolto dieci strutture sanitarie che seguano a distanza pazienti affetti da tumore renale attraverso la app.

Come funziona nella pratica?
All’inizio della presa in cura del paziente il personale sanitario inserisce i dati anagrafici e clinici del malato nella piattaforma online di Kerubin. Un passaggio veloce, semplificato dal sito stesso che non vuole appesantire e rallentare il lavoro dei medici. Il paziente scarica l’app sul cellulare, accede al suo profilo e trova già i suoi dati e la sua terapia registrati. Periodicamente Kerubin ricorda al paziente di assumere i farmaci e lo interroga sulla comparsa di eventuali effetti collaterali. Se effettivamente questi ci sono, la piattaforma suggerisce anche alla persona i comportamenti più adatti, che possono andare dal monitorare i sintomi alla visita in pronto soccorso. Dall’altro lato, anche il medico può tenere sotto controllo l’andamento della malattia, con gli effetti collaterali e la sintomatologia. Come dicevo per ora lavoriamo solo coi pazienti oncologici, ma è evidente che un meccanismo così semplice e intuitivo può essere esteso a tutte le patologie che hanno bisogno di una presa in cura lunga e domiciliare. Malattie di questo tipo sono faticose, e spesso alienanti: tra gli obiettivi di Kerubin c’è anche far sentire meno soli i pazienti. E anche meno confusi: spesso i malati ci dicono di avere avuto difficoltà a tener dietro alle medicine, di averle confuse o di averle prese nei momenti sbagliati.

Il medico può fare commenti, dare consigli, prescrivere ricette o esami?
Quello è l’obiettivo: non è nel progetto pilota ma sicuramente arriverà. Allo stesso modo per il paziente sarà possibile caricare tac, esami di laboratorio e risultati dei test. È anche importante sottolineare che per le terapie tumorali i farmaci stanno sempre di più sostituendo le chemioterapie. Quello che prima andava necessariamente fatto in ospedale con un macchinario specifico ora richiede una compressa da prendere a domicilio. Se da un lato è positivo perché la chemioterapia è molto invasiva, dall’altro si va a perdere il follow-up del paziente fatto di persona in ospedale: Kerubin permette di avere diretto contatto con il proprio dottore. Come una cartella clinica che il paziente può portarsi sempre dietro e che il medico visiona per non perdere informazioni sul paziente.

È possibile in un futuro pensare a un uso per il medico di base, anche per pazienti che non soffrono necessariamente di una patologia difficile come il tumore ma che hanno bisogno di un confronto più o meno costante?
Assolutamente sì: noi ci siamo già confrontati con la SIMG, Società Italiana di Medicina Generale. La medicina di base è strettamente connessa alla realtà territoriale in cui si trova, cosa che per noi è un problema, soprattutto se pensiamo alla prescrivibilità dei farmaci: l’impegnativa che facciamo in Campania è diversa da quella che fanno in Friuli, e le due non si parlano. Questo aspetto è molto delicato, e spero che in futuro riusciremo a delineare una linea guida ospedale-territorio che sia comune e nazionale. Grazie alla pandemia ci siamo resi conto di quanto medicina del territorio e ospedaliera siano interconnesse.

Su EuropaToday l'intervista completa

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