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Giovedì, 25 Aprile 2024
Salute

Dona il rene alla madre: l'intervento eseguito con mini robot alla Federico II

Grazie alla nuovissima tecnica mini invasiva, rapidissima la degenza e la ripresa funzionale

Da bambina aveva assistito alle sofferenze della nonna, affetta da una malattia congenita ed ereditaria ai reni. Così, quando a causa della stessa malattia, le condizioni della madre hanno iniziato ad aggravarsi, non ci ha neanche pensato su ed ha deciso di donarle uno dei suoi reni.

Madre e figlia sono state assistite dall’equipe del prof. Roberto Troisi, direttore del Programma Trapianti e della UOC di Chirurgia Epatobiliopancreatica mininvasiva e Robotica e dei trapianti di rene che ha effettuato il trapianto da vivente insieme con il prof. Roberto Montalti.

L'intervento

Per l'intervento è stata utilizzata una tecnica a dir poco innovativa: il prelievo del rene è infatti avvenuto utilizzando la chirurgia mininvasiva robotica, che consente una maggiore precisione chirurgica, una riduzione del dolore post-operatorio e dei tempi di degenza e un più rapido recupero funzionale. Le ricostruzioni virtuali tridimensionali dell’anatomia del rene e delle sue strutture vascolari, aggiunte allo schermo della piattaforma robotica, hanno inoltre garantito un’ottimale definizione chirurgica.

Madre e figlia stanno bene e sono state già dimesse: solo due giorni di degenza per la donatrice, sei giorni per la ricevente che non dovrà sottoporsi alle lunghe sedute di dialisi che segnano il percorso dei pazienti con insufficienza renale cronica.

 “Grazie all’approccio robotico i rischi per il donatore sono minimi. Per il prelievo dell’organo vengono praticati solo tre forellini di 8 millimetri sul fianco e una piccola incisione nella zona sovra pubica per estrarre l’organo. Il dolore postoperatorio con l’approccio robotico è veramente lieve ed il donatore si alimenta la giornata stessa dell’intervento. In sintesi, la tecnologia robotica permette di eseguire interventi ad elevata complessità con estrema precisione migliorando ulteriormente l’impatto fisico. Oggigiorno è sempre più richiesto l’approccio mininvasivo nella donazione da vivente non solo per il rene, ma anche per il fegato”, sottolinea il prof. Troisi.

Il trapianto di rene è stato gestito, per la parte anestesiologica, dal dott. Giuseppe De Simone responsabile della UOSD di Terapia intensiva postoperatoria e dei trapianti afferente al Dipartimento diretto dal prof. Giuseppe Servillo.

Le pazienti sono state seguite, durante tutto il percorso, dal team della dott.ssa Rosa Carrano,  responsabile della UOSD Percorso clinico assistenziale in nefrologia e nel trapianto renale, e dal dott. Fabrizio Salemi.

Il programma trapianti si inscrive anche nell’evoluzione delle discipline chirurgiche riunite sotto un unico DAI diretto dal Prof. Giovanni Domenico De Palma con lo scopo di razionalizzare e sviluppare in modo omogeneo i diversi campi sub specialistici della chirurgia generale, precisa un comunicato dell'AOU Federico II.

Napoli eccellenza della chirurgia robotica mini-invasiva

Solo pochi centri in Italia eseguono con tecnica mininvasiva robotica il trapianto di rene. Presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, dall’inizio dell’anno ne sono stati eseguiti già 6. 

“Il trapianto di rene da donatore vivente è l’opzione migliore rispetto al donatore con morte cerebrale, in quanto riduce sensibilmente i costi sociali, i danni e le sofferenze della dialisi permettendo al ricevente di avere un organo perfetto, garantito al 100% con una funzionalità ottimale, sia a breve che a lungo termine. Da non dimenticare poi che i rischi per i donatori sono veramente minimi, questo anche grazie al monitoraggio costante offerto negli anni a venire dal team trapiantologico e alla maggiore attenzione agli stili di vita conseguenti alla donazione”, aggiunge Troisi.

Attualmente a Napoli sono in valutazione per trapianto da donatore vivente altre 6 coppie e per alcune si sta valutando la possibilità del trapianto cross-over: coppie per le quali non sia possibile procedere con il trapianto da vivente per una incompatibilità di gruppo sanguigno, possono cioè entrare in un circuito al fine di trovare un’altra coppia idonea, in cui il donatore della prima donerà al ricevente della seconda, mentre il donatore della seconda coppia donerà al ricevente della prima coppia.

Sia il trapianto da donatore vivente che quello cross-over sono progetti fortemente supportati dal Centro Nazionale Trapianti di Roma ed attuati con l’ausilio del Centro Regionale Trapianti.

Uno dei punti di forza del centro Trapianti di Napoli è inoltre il ridotto tempo di preparazione della coppia donatore/ricevente che, con l’implementazione del programma, risulta essere oggi inferiore ai 40 giorni, fra i tempi più brevi d’Italia.

 “Insieme al direttore sanitario Anna Borrelli e al direttore amministrativo Stefano Visani proseguiremo nella valorizzazione delle attività trapiantologiche, promuovendo la cultura della donazione e continuando ad investire in termini di risorse e di innovazione tecnologica”, conclude il direttore generale dell’AOU Federico II Giuseppe Longo

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