Cos'è il "peperunciello e ciumm" o "friarello"
A portarlo a Napoli, nel 1.200, sono stati i monaci Cistercensi
Ormai in città lo chiamiamo tutti, semplicemente, peperoncino verde. Nelle zone rurali appena fuori Napoli, però, viene ancora chiamato "peperunciello 'e ciumm" o "friarello".
La storia del peperoncino verde
A portare il peperoncino verde nelle nostre campagne, secondo la tesi più accreditata, sarebbero stati i monaci cistercensi arrivati a Napoli dalla Borgogna. I monaci, erano stati invitati dal re Carlo d’Angiò per fondare due abbazie, tra Napoli ed Eboli, nel territorio attraversato dal fiume Sarno.
Particolarmente abili nelle tecniche agricole, i monaci piantarono alcuni ortaggi tipici della loro zona e iniziarono così a diffondersi coltivazioni divenute poi tradizionali nell'area napoletana: il Peperone 'e ciumm' - perché appunto in origine veniva dalle campagne attraversate dal fiume Sarno - o friarello (cioè da friggere), ma anche il cetriolino per sott’aceti immancabile nelle nostre insalate di riso o insalate russe, e le papaccelle.
Come preparare il peperoncino verde: il peperoncino verde si chiama anche “friarello” perché va consumato fritto, ripassato in sugo di pomodri freschi. Di piccole dimensioni (6/12 cm), viene raccolto a maturazione incompleta, quando il colore è verde intenso.
Il peperoncino verde napoletano
La varietà napoletana del peperoncino verde è facilmente riconoscibile perché caratterizzata dalla forma allungata e dall'apice appuntito. Il peperoncino nocerese, invece, ha l'apice trilobato e forma più irregolare e corposa.