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Alimentazione

Dieta Pegan, come funziona il regime alimentare che fa perdere peso velocemente

"È un protocollo che premia in una fase di dimagrimento iniziale della durata di qualche settimana, a patto di accettare numerose alterazioni nel carrello e nel portafogli". Il nutrizionista Fabio Mariniello spiega pro e contro di questo tipo di alimentazione

La dieta Pegan è una delle ultime tendenze alimentari diffuse negli Usa, ma di recente è sbarcata anche in Italia. Ideata dal medico Mark Hyman della Cleveland Clinic Center for Functional Medicine (che nel 2014 ha coniato la sigla che la identifica), è di fatto un protocollo nutrizionale che combina la dieta paleolitica (una filosofia alimentare basata sull'esclusivo consumo dei cibi che l'essere umano consumava prima che apprendesse le tecniche avanzate di pesca, l'allevamento, l'agricoltura e i metodi di lavorazione degli alimenti) al veganesimo (uno stile di vita che cerca di escludere, per quanto possibile, ogni forma di sfruttamento e crudeltà nei confronti degli animali).

Un curioso ibrido che promette di colmare le lacune nutrizionali dei due regimi citati, oltre a migliorare diversi parametri per l’organismo. Ma in cosa consiste questo tipo di alimentazione? Insieme al nutrizionista Fabio Mariniello cercheremo di saperne di più sui pro e contro della dieta Pegan e sugli effetti che può dare a chi la segue.

Dott. Mariniello, su quali principi si basa la dieta Pegan?

“La dieta Pegan fonde alcuni sani principi di una dieta Vegana ed altri della dieta Paleolitica, creando un mix che viola i principi basilari di entrambe le filosofie originarie ed imposta delle linee guida non troppo stringenti in termini di scelta degli alimenti, ma difficilmente sostenibili dal paziente nel medio-lungo termine. Come molti modelli nutrizionali non canonici, vi sono dei punti di forza condivisibili e degli svantaggi di cui prendere nota. Pur riuscendo ad individuare i benefici iniziali per la salute del consumatore, questi non sono maggiori/migliori di altri modelli nutrizionali. È un protocollo che premia in una fase di dimagrimento iniziale della durata di qualche settimana, a patto di accettare le numerose alterazioni nel carrello e nel portafogli”.

Quali sono i suoi obiettivi/benefici?

"I suoi obiettivi sono quelli classici di ogni dieta: far perdere peso e consentire il mantenimento di un buono stato di salute. A questi si aggiungono un impatto ambientale relativamente ridotto (sulla base dei crismi vegan) ed un consumo di alimenti più in linea con alcune “supposte” esigenze umane".

Come è strutturata la dieta Pegan?

 “La dieta Pegan prevede un massiccio consumo di frutta e verdura, che in tutto il protocollo sono l’unica vera fonte di carboidrati sia semplici che complessi. Di fatto, questo rende la dieta una stringente Low-Carb che strizza l’occhio ai protocolli chetogenici. Anche immaginando di mangiare porzioni importantissime di verdura, difficilmente raggiungeremmo il fabbisogno minimo di carboidrati indicati nelle linee guida nazionali. In virtù di questo dettaglio, sorgono dubbi sulla possibilità di trasformare questo modello in qualcosa di continuativo nel tempo. Alla verdura vengono associate piccole porzioni di carne e pesce come fonti di proteine animali, sostenute da piccole dosi di legumi e dalla frutta secca come fonte proteica vegetale. Sicuramente non è una dieta iper-proteica, poiché il totale delle proteine deve essere attorno al 25% del fabbisogno energetico, valore più alto di quello di una mediterranea standard ma inferiore alle iperproteiche molto in voga tra gli anni 90 e 2000. Il comparto lipidico deve focalizzarsi prevalentemente sui grassi buoni, cosa potenzialmente impossibile e praticamente molto difficile, poiché richiede una selezione di carni, pesce ed oli molto oculata, senza poter comunque escludere l’introduzione di grassi saturi (che sono sempre parte naturale di questi alimenti)”.

Quali alimenti riduce o bandisce?

“Gli alimenti industriali, arricchiti di additivi e processati sono esclusi a prescindere. Nessun ingrediente deve aver subito manipolazioni troppo complesse o essere addizionato ad altri ingredienti di altra origine. Tutti i cereali e pseudo cereali, senza distinzioni, possono essere consumati solo in microscopiche quantità e sporadicamente. La dieta diventa quasi (o del tutto) priva di glutine, ma più che focalizzarsi su questo complesso proteico, è l’amido dei cereali ad essere visto molto male. L’esclusione o la drastica riduzione del glutine diviene una conseguenza indiretta. La soia, essendo prevalentemente, OGM è vietata. I latticini ed i derivati del latte sono totalmente banditi”.

Può essere consigliata a tutti?

“No, innanzitutto per i costi. Una dieta di questo tipo richiede incide moltissimo sulla spesa di una famiglia. Non tutte le persone possono permettersi un carrello della spesa fatto di carne e pesce esclusivamente bio, con prodotti molto ricercati. Ad esempio, il salmone dell’Alaska “ricco” di Omega 3 è sia costoso che difficile da reperire. In secondo luogo, se fosse seguita da tutti, non ci sarebbero risorse sufficienti. È un modello esclusivo che non ragiona in termini di larga diffusione sulla popolazione. In ultimo, non ci sono sufficienti studi in letteratura tali da poter giustificare più di qualche mese di regime low-carb stringente (e normalmente ci si limita a poche settimane). I singoli studi, specialmente con gruppi di controllo piccoli, non rappresentano ancora una base scientifica solida. Bisogna cercare le meta-analisi e numeri statisticamente significativi. Tutti coloro che si appellano al singolo studio non hanno ben compreso come funziona il confronto nel mondo scientifico. In mancanza di dati chiari, questo protocollo può andar bene per chi ha voglia di spezzare con le solite abitudini, ma per un tempo limitato”.

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