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Alimentazione

Demenza: i 10 alimenti che aumentano il rischio di "perdere la testa"

Il declino cognitivo, nelle sue diverse forme, è in forte aumento. Determinante il ruolo di alcuni alimenti

Sono ben 6,5 milioni gli statunitensi cui è stato diagnosticato l'Alzheimer. Il numero, a dir poco enorme, aumenta se si considera più genericamente la demenza che, secondo le statistiche, negli Usa colpisce 1 americano su 10 con più di 65 anni e in Italia, attualmente, circa 1,2 milioni di persone: in pratica più dell'intera popolazione di Napoli.

Attenzione: la demenza non è una malattia specifica, ma una "condizione" biologica caratterizzata da declino cognitivo, ovvero ridotta capacità di ricordare, elaborare pensieri e attivare processi decisionali, che incide sulla vita di ogni giorno.

Le cause della demenza, intesa come declino cognitivo, sono molteplici e interconnesse ma uno studio condotto da un team di ricercatori dell'Università di San Paolo in Brasile e validato e pubblicato dalla prestigiosa rivista JAMA Neurology, attesta che alcuni alimenti contribuiscono ad aumentare il rischio.

Alimenti da far perdere la testa

La ricerca pubblicata sulla Jama Neurology ha riguardato un campione di 10.775 persone, uomini e donne, con un'età media di 51 anni, di cui per 10 anni sono state seguite le abitudini alimentari e valutati i cambiamenti nel tempo delle capacità cognitive, attraverso specifici questionari e test. Il team ha potuto così stabilire che chi prendeva circa un terzo o più delle calorie giornaliere da alimenti ultra-processati registrava il maggior declino cognitivo: in una dieta di 2000 calorie, significa circa 600 calorie al giorno da "junk food" o cibo spazzatura.

Alimenti ultraprocessati

Per i ricercatori brasiliani se più del 20% dell'apporto calorico giornaliero è costituito da alimenti ultraprocessati, il rischio di demenza senile aumenta significativamente. Si tratta in pratica, in base alla definizione dell'Airc- associazione per la ricerca sul cancro, degli "alimenti confezionati e pronti per essere riscaldati o consumati direttamente, frutto di ripetute lavorazioni industriali", gli stessi che possono "creare problemi per la salute e aumentare il rischio di tumore del colon anche del 30 per cento circa".

Cibi ultra-processati, in pratica, sono una vasta gamma di prodotti di cui facciamo ampio uso nella dieta occidentale: bevande zuccherate, merendine, patatine, snack salati e dolci, carni lavorate. Rientrano nella categoria anche molti piatti pronti e surgelati anche alimenti erroneamente considerati salutari, come i cereali per la colazione o gli yogurt dolci alla frutta, come spiega ancora l'Airc che precisa "Riconoscere tali alimenti non è sempre facile, ma leggere l’etichetta riportata sulla confezione può essere di grande aiuto: se un cibo non è stato processato, l’unico ingrediente è in genere l’alimento stesso (per esempio: carota o mela). Se invece la lista degli ingredienti si allunga, aumenta anche la probabilità che tale alimento sia stato lavorato o ultralavorato".

Il problema in ogni caso non è l’eccezione, ma la regola ovvero l'abitudine a consumare quotidianamente e anche più volte al giorno alimenti ricchi di zuccheri, sale e grassi che promuovono i processi di infiammazione, fonte di tutte le malattie metaboliche e dunque costituiscono la vera minaccia per il nostro organismo, cervello compreso.

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