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Virus cinese e rischi a Napoli, parla l'esperta della Federico II

Per la professoressa Maria Triassi, dire che la comunità cinese a Napoli rappresenta un possibile focolaio di propagazione "è un’affermazione priva di riscontro scientifico"

"La probabilità che la patologia arrivi in Europa è ancora bassa, ma il rischio teorico esiste sempre". Così Maria Triassi, professoressa di Igiene generale ed applicata nel Dipartimento di Sanità pubblica della Federico II, sull'allarmante virus polmonare che in Cina ha contagiato finora 1700 persone uccidendone tre.

Al Corriere del Mezzogiorno Triassi spiega che in Cina sembra "ci sia stato già il passaggio da uomo ad uomo", quindi che il virus si stia sviluppando.

Il dubbio è che Napoli, essendo un porto molto collegato con l'oriente, sia a rischio contagio. E la docente spiega cosa fare. Precauzioni vanno "adottate soprattutto nelle aree dove ci sono contatti diretti con persone che arrivano dalla Cina. Al porto vanno previsti controlli sulla popolazione che arriva dalla zona della Cina dove si sono verificati i casi".

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"Il rischio di diffusione della patologia è legato all’ arrivo di persone provenienti dall’area del focolaio – spiega – Chi è già qui potrebbe essersi eventualmente infettato solo se è stato recentemente nel suo Paese di origine. Dire che la comunità cinese a Napoli rappresenta un possibile focolaio di propagazione del virus è un’affermazione priva di riscontro scientifico".

Il virus è un po' un "parente della Sars". Ma a quanto pare "l'emergenza a Napoli ed in Campania al momento è un’altra", ovvero "una impennata di broncopolmoniti resistenti agli antibiotici e quindi difficili da debellare. Questo è un vero allarme e chiama in causa l’uso scorretto che si fa ancora troppo spesso di questa classe di farmaci".

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