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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Dall'Ucraina a Napoli, quattro donne raccontano la loro guerra: "Sconvolte dalla generosità dei napoletani"

Lo sguardo personale al conflitto di Alla, Olga, Liudmila, e Zoryana, le cui parole sono state raccolte da ActionAid

Alla, Olga, Liudmila, Zoryana. Sono tre donne ucraine che vivono a Napoli oramai da anni. ActionAid – che si è mobilitata in Italia e nei paesi confinanti con l’Ucraina per dare supporto d’emergenza a donne e bambini colpiti dal conflitto in corso – ne ha raccolto le testimonianze.

La storia di Alla: “A Napoli ci stanno aiutando. Voglio che finisca la guerra”

Alla ha 58 anni ed è in Italia da 11. Viene dal sud dell'Ucraina, dalla località di Enerhodar. Lì svolgeva un lavoro di educatrice per bambini.
“Hanno bombardato proprio Enerhodar. Sono terrorizzata – racconta - Mio figlio stamattina all’alba mi ha scritto: mamma sono ancora vivo. Si combatte. Vado a dormire. Devo riposare. Lui ha 35 anni e fa il soldato. Ha un figlio di 8 anni e una moglie. Ho detto a mia nuora di venirsene qui ma non vuole, dice che non può abbandonare tutto e il marito. Dormono nel bagno, mio nipote nella vasca. Ospitano altre persone con loro. Dicono che lì non c’è pane, non c’è carne, medicine e io penso a quel bambino, perché deve vedere e sentire questa paura? Sono disperata. Per non pensarci vado la notte a Piazza Cavour lì aiuto l’associazione che si occupa di raccogliere e distribuire tutto quello che è arrivato per aiutare il popolo ucraino. Io piego e sistemo nei cartoni scarpe, vestiti, coperte. Così la testa si distrae e penso che in qualche modo aiuto il mio popolo e mio figlio”.
“A Napoli moltissime persone ci stanno aiutando – prosegue la donna – Mi chiamano, mi chiedono cosa voglio. Voglio che finisca la guerra. Non ho bisogno di altro. Il problema che stiamo vivendo è con i bambini che partono soli. Ieri abbiamo aiutato un bambino di 3 anni ad attraversare il confine con la Polonia. Ora speriamo sia in salvo. Però la Polonia ora non è più un confine sicuro. C’è troppa gente. Stiamo provando a far passare i bambini dalla Romania e dalla Moldavia”.

Olga ha lì sua figlia: “Non ho dove farla dormire, ma vorrei fosse qui”

Olga, 55 anni, è in Italia da 10 anni e lavora come badante. Viene da Kiev, dove ancora vive la figlia, studentessa all’università.
“Ho sentito con messenger mia figlia – racconta – Lei va a dormire la mattina alle 5 quando finiscono i bombardamenti. Di notte nessuno dorme, è troppo pericoloso. Alle 17.00 chiude tutto e per strada è pericoloso stare. Lei dorme a casa, non vuole andare nel bunker perché adesso girano persone che rubano tutto negli appartamenti e noi abbiamo tutto in questa casa dove lei è in affitto e condivide con un’altra ragazza. Lei studia all’università, ma adesso deve solo studiare come salvarsi la vita. Vorrebbe venire qui in Italia ma è già andata per tre volte ai treni e non è riuscita a salire perché danno priorità alle famiglie con i bambini. Lei è giovane e forte ha 27 anni, ma è la mia unica figlia. Io non dormo la notte al pensiero di quello che sta vivendo. Ha paura, tanta. La sento”. “Lì – prosegue – ho anche una nipote, ma lei vive al confine con la Romania, è meno in pericolo di mia figlia. Solo che mia nipote ha un figlio piccolo e il marito è stato chiamato a combattere e lei non vuole lasciarlo lì. Voglio aiutare mia figlia a partire, ma non so come si può fare. Se riuscisse a venire, io non saprei neanche dove farla dormire perché io vivo con questi signori anziani non ho neanche una stanza per lei. Ma almeno sarebbe lontana dalla guerra…”.

Zoryana: “Mi scrivono e chiedono aiuto, servono medicinali. Vorrei fare qualcosa”

Zoryana ha 36 anni, una laurea in Economia e Commercio, e qui in Italia fa la collaboratrice domestica. “Ho mia sorella e suo marito al confine con la Romania. Non vogliono lasciare il paese. Dicono che in questo momento ci sono molti malintenzionati che rubano tutto nelle case. E poi non se la sentono di lasciare i vecchi che comunque non ce la farebbero ad affrontare un viaggio. Sono sicuri che partendo e lasciando il paese non lo troveranno più al loro ritorno”.
Poi racconta: “Mi scrivono in molti in questi giorni perché vogliono avere informazioni sulle pratiche burocratiche per venire in Italia o per mandare i figli. Se ci sono alloggi sicuri dove mandare bambini. Non sanno come muoversi. Vorrebbero sapere anche se abbiamo contatti con medici che potrebbero curare persone che stanno male lì perché loro non possono rivolgersi neanche ad un medico. Servono medicinali. Vorrei poter fare qualcosa”.

Liudmila: “Sconvolta dalla generosità degli italiani”

Infine ActionAid ha raccolto la storia di Liudmila. Lei, 45 anni, lavora come badante e vive col figlio di 20 anni che invece fa il falegname. “Ringrazio Dio che mio figlio è qui con me – spiega – Lui voleva andarsene in Ucraina, ma io non ho voluto. Al confine con la Romania c’è la mia mamma. Lei dice di stare tranquilli che la guerra non arriverà lì. Non credo. Lo spero. Sono sconvolta per l’aiuto che gli italiani ci stanno dimostrando in tutti i modi. Non lo avrei mai immaginato perché avete già accolto tanti migranti che immaginavo un rifiuto. Invece la generosità è tanta. Sono davvero meravigliata e felice”.

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