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Crisi ristoranti, Francesco Bianchini: "Ci sentiamo completamente abbandonati"

Il titolare del ristorante del corso Vittorio Emanuele, "Totò Eduardo e Pasta e Fagioli", punta l'indice contro le mancate tutele del Governo per il lockdown

Delivery sì, delivery no e futuro della ristorazione. Prosegue l'inchiesta di NapoliToday sulla crisi economica che sta colpendo in maniera ferale il mondo della ristorazione napoletana in particolare, a causa anche della ulteriore restrizione regionale che prevede l'impossibilità di effettuare il servizio di consegna a domicilio.

NapoliToday ha intervistato Francesco Bianchini, proprietario dello storico ristorante del corso Vittorio Emanuele, "Totò Eduardo e Pasta e Fagioli". Il ristoratore aveva già lanciato, pochi giorni dopo l'annuncio del lockdown da parte di Conte e la chiusura del locale a causa dell'epidemia da Covid-19, la sua invettiva in un accorato video.

- Francesco, il tema del momento è il delivery. Cosa ne pensi? Favorevole o contrario?
"Sarei favorevole alla riapertura dell'asporto. Passare dal livello zero di fatturato attuale al 10-20% sarebbe già qualcosa. Ma la cosa che mi spaventa è che una volta aperti avremmo comunque le spese maggiorate. L'asporto garantito e sicuro prevede comunque dei costi per i lavoratori elevati e sarebbe un morderci la coda".

- Come vedi il futuro nella fase 2?
"Non abbiamo una regolamentazione precisa, il Governo non ci fa sapere nulla al riguardo. Non sappiamo niente, non ci sono date, non possiamo prevedere una riorganizzazione delle attività".

- Come vi sentite?
"Completamente abbandonati".

- Le misure predisposte dal Governo sono di aiuto?
"E' giusto aiutare chi ha fatto registrare un fatturato sotto i 100 mila euro, ma chi come noi, grazie ad una gestione precisa e ad un grande lavoro ha fatturato di più, non avrà nulla. Dovrebbero tutelare anche la nostra categoria. Seguiamo le regole, abbiamo cercato sempre di fare del nostro meglio per non ricevere nessun aiuto concreto dalle istituzioni. Per fortuna riusciamo ancora a gestire la situazione a spese nostre, ma chi ha attività più giovani rischia il fallimento".

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