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Storia del Tablet Sospeso, l’idea per permettere la DAD agli studenti in difficoltà

Il bilancio sull’iniziativa dal forte eco mediatico nata in autunno grazie a una mamma sorrentina, Eugenia Di Leva, che con il supporto di un team di tecnici ha riparato dispositivi in disuso da donare ai ragazzi

Nell’ultimo anno abbiamo conosciuto tante iniziative di solidarietà, la maggior parte delle quali sono partite, anche un po' per caso, da persone comuni. Ispirandosi alla tradizione del caffè sospeso, sono nate idee come la spesa sospesa, il tampone sospeso e, in autunno, il tablet sospeso. Dietro a questo progetto c’è Eugenia Di Leva, una madre di Meta di Sorrento direttrice della scuola di cucina per bambini ‘Quanto Basta’, che da ottobre fornisce gratis dispositivi informatici agli alunni più bisognosi per permettere di seguire la didattica a distanza.

Tra continui stop and go legate alle attività in presenza, le scuole sono andate avanti con la didattica a distanza sollevando non poche perplessità su quanto il digital device fosse inclusivo, riuscendo a coinvolgere anche i ragazzi appartenenti alle famiglie in difficoltà economica, un problema effettivamente sorto, tanto che l’esigenza di abbattere la disuguaglianza digitale tra gli studenti si fa sempre più sentire, come dimostra la campagna benefica Digitali e Uguali, promossa con il video che ha per protagonisti i volti più famosi della cultura, dello spettacolo e del giornalismo.

Un passaparola per arginare la disuguaglianza digitale

Eugenia Di Leva è arrivata molto tempo prima per cercare di risolvere questa grande criticità dando al maggior numero di ragazzini la possibilità di seguire le lezioni in DAD con la donazione di PC e tablet in disuso dopo averli riparati. Tutto inizia con un post su Facebook che Eugenia pubblica per aiutare una mamma in difficoltà.Il 17 ottobre 2020 ho ricevuto una telefonata da una mia amica che mi chiedeva se avessi tablet in più in casa da poter prestare a sua cognata: purtroppo non lo avevo e così ho deciso di chiedere ai miei amici su Facebook. Nello stesso post ho coinvolto con un semplice commento il mio partner Vittorio Acampora, senza poter neanche immaginare a cosa stavamo andando incontro…”, racconta la Di Leva.

Da quel momento si è venuta a creare una vera e propria rete coordinata da Eugenia per rigenerare PC, tablet e notebook: fino a oggi sono stati riparati e donati circa 235 device elettronici ai ragazzi della Penisola Sorrentina e delle province di Napoli e Salerno.

Un passaparola che è cresciuto: persone e anche aziende informatiche hanno regalato i device per evitare che lo studio diventi solo un privilegio riservato solo ad alcune categorie. Un aiuto concreto destinato anche a coloro che hanno subito l’improvvisa crisi sorta dalla Pandemia, considerando che molte delle famiglie sorrentine vivono grazie all’indotto dato dal turismo.

Eugenia Di Leva è nota nella zona di Sorrento per essere parte attiva in progetti solidali, infatti, quando la contattiamo è in pieno fermento per dare una mano all’onlus Angeli Guerrieri della Terra dei Fuochi per la distribuzione di uova di Pasqua a favore della raccolta fondi a sostegno dei bambini e adolescenti ammalati di cancro. 

L’intervista

Di Leva, lei è l’anima di ‘Il Tablet Sospeso’ facendo anche da ponte tra insegnati e famiglie in questa delicata avventura. Però un partner prezioso è stato Vittorio Acampora che ha messo a disposizione il suo team di tecnici. Oltre lui, quante altre persone hanno dato il loro contributo? E in che modo?

“Assolutamente sì! Vittorio è titolare della Meginet Srl, un’azienda di informatica. Ha messo a disposizione di questa iniziativa i tecnici del suo staff che in quel momento erano meno impegnati e loro non si sono mai risparmiati, anche fuori dell’orario di lavoro. Tantissime altre persone hanno donato i loro dispositivi, altre si sono offerte di reperirne ancora altri tra i loro conoscenti, altri si sono offerti per fare le staffette per recuperare quelli donati da persone che non potevano (per difficoltà di vario genere) raggiungerci in negozio, altri ancora ci hanno messo in contatto con le aziende di informatica, gli alberghi, le agenzie di viaggio, gli uffici dei professionisti, le direzioni degli enti dove lavoravano per far donare a noi i computer che avevano da dismettere. Dei professori hanno perfino comprato tablet utilizzando il loro bonus computer. Poi le associazioni e le parrocchie che ci hanno pagato con i loro fondi tutti i pezzi da integrare e sostituire una rete di solidarietà enorme!”

Hai anche esortato altre regioni a replicare il tablet sospeso. Sa se qualche altra città ha seguito questo invito?

“So di altre iniziative a Milano e a Roma, ma non penso che abbiano seguito il mio invito”.

Attraverso il tablet sospeso saranno emerse storie di vita segnate da difficoltà. Cosa ha colpito maggiormente?

“L’indifferenza delle istituzioni verso i cittadini, delle Federazioni del Turismo e del Commercio verso i loro consociati e degli imprenditori più fortunati verso i loro stessi dipendenti. Anche verso quelli con figli piccoli.”

Oltre ad aver coordinato l’intera iniziativa, principalmente lei ha supportato il tablet sospeso. Nei mesi, però, sono arrivati contributi anche da privati e associazioni.

“Abbiamo ricevuto una donazione da un’agenzia di viaggio di Sorrento, un’altra dall’Associazione delle Guide Turistiche e il ricavato di qualche colletta: più o meno 4.000 euro in tutto. Considerato che la spesa media per riparare e resettare un computer aggiungerci webcam, casse e microfono è pari a 50.00 euro, è stato veramente molto faticoso andare a caccia anche di monitor, tastiere, mouse, per cercare di risparmiare il più possibile". 

Nonostante sia stata un’iniziativa che ha avuto un’enorme eco mediatico, nessuna istituzione o ente pubblico si è fatto avanti per sovvenzionare e adesso, a causa di fondi che iniziano a scarseggiare e dispositivi terminati, il tablet sospeso rischia di finire qui, nonostante voi siate disposti a continuare. Vuoi lanciare un appello?

“I fondi sono esauriti da tempo, i dispositivi che arrivano sono in gran parte da buttare e lo staff di Meginet, per fortuna, comincia a essere più impegnato per il riavvicinarsi della imminente stagione turistica. L’iniziativa, così come impostata finora, sta per finire a prescindere da aiuti esterni. Certo, se qualche ente ci regalasse dispositivi nuovi, continueremmo a distribuirli volentieri anche se non saprei a chi rivolgermi. Comunque, chiunque voglia continuare ad aiutarci basta che mi scriva su Messenger attraverso il mio profilo Facebook”.

Il presidente del Consiglio Draghi ha dato il via libera alla riapertura della scuola fino alla prima media anche per le regioni in zona rossa, ma la DAD non è ancora agli sgoccioli. Vivendolo anche da madre, quanto la disuguaglianza digitale acuisce nella scolarizzazione, incidendo ancora di più sulle differenze sociali?

“A parte le differenze sociali, che sono come sempre il nocciolo del problema, mi permetto di evidenziare la presenza di veri e propri problemi infrastrutturali. In alcune delle nostre zone collinari, per esempio, la connessione via internet non c’è proprio". 

La scuola continua a essere uno dei temi delicati. Fino a che punto le istituzioni sono riuscite a fronteggiare l’emergenza?

“Già da prima della pandemia le istituzioni non sono mai state particolarmente presenti. La DAD ha funzionato per merito del lodevole impegno degli insegnanti ma ha messo in evidenza l’assenza delle istituzioni: in un anno così difficile hanno fatto scelte avulse dalla realtà come l’acquisto assurdo dei banchi a rotelle. Invece di spendere 150 milioni di euro per questo tipo di banchi, questi soldi si sarebbero potuti investire per l'informatizzazione delle aule e nell’acquisto di tablet o il preoccuparsi di realizzare un nuovo sistema di areazione". 

La pandemia ha messo in difficoltà economica molte famiglie che nel giro di pochi mesi hanno cambiato vita. Molte di loro mantengono anche del riserbo sul loro nuovo status. Essendo stata sempre attiva nel solidale e nel volontariato, come continuerai a dar loro una mano?

“Tutte le mie iniziative sono aperte al pubblico e hanno luogo in piazze, chiese, parchi. Mi dedico molto allo scambio di oggetti, piuttosto che alle raccolte fondi. In questo modo spero che nessuno si senta ghettizzato o etichettato. Le famiglie ricche, così come quelle meno fortunate, ugualmente regalano quello che non usano più e prendono quello di cui hanno bisogno in quel momento".

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