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Venerdì, 19 Aprile 2024

Una notte al mercato: così aumenta il costo della spesa

Abbiamo trascorso una notte nel Centro agroalimentare di Napoli, dove si decidono i prezzi di ortaggi e prodotti ittici. Caro energia, gasolio e materie prime: tutte le cause di una crisi che si annuncia grave per produttori e consumatori

La guerra, il caro energia, il costo del gasolio e delle materie prime, il clima. Sono alcuni degli elementi che stanno incidendo sui prezzi dei prodotti che acquistiamo e che incideranno ancora di più in inverno, quando sarà necessario accendere le serre. 

Abbiamo trascorso una notte nel Centro agroalimentare di Napoli, dove i venditori al dettaglio acquistano i prodotti dai grossisti. Il centro è come una borsa, solo che a oscillare non sono le azioni, bensì i prezzi di frutta, verdura e prodotti ittici. 

L'aumento dei prezzi

Se i costi di produttori e intermediari crescono, crescono anche i prezzi che il consumatore finale paga: "Se noi paghiamo di più per il trasporto, le cassette e le retine siamo costretti ad aumentare il prezzo per non perderci - spiegano Gaetano Savino a Aniello Sieno, addetti alla vendita di Torre ittica - Quindi, la pescheria che si rifornisce da noi, per mantenere un margine di guadagno, aumenterà il prezzo finale per i clienti al dettaglio. E' una catena". 

Secondo gli operatori del mercato è aumentato tutto, non solo luce e gas. "Le carte con cui avvolgiamo le mele - spiega un grossista della frutta - le pagavo a 12 euro a balla, adesso le pago 20".  L'equazione, però, non è così semplice come sembra, perché in un luogo come il Centro agroalimentare le dinamiche sono complesse. "In parte è vero - afferma Giovanni Galiero di Amyfruits - se aumentano i nostri costi aumentano anche alcuni prezzi al dettaglio. Però, il mercato è un calmiere. Nel momento in cui i prodotti arrivano tutti qui, sono domanda e offerta che fanno il prezzo". 

Le regole del mercato

Questo vuol dire che se un prodotto non viene venduto, oppure è presente in grosse quantità, il suo prezzo crolla, a prescindere dai costi necessari a produrlo: "E' ciò che sta accadendo con le melanzane - prosegue Galiero - ce ne sono tantissime e non si riescono a vendere, quindi il loro valore si è abbassato moltissimo, a differenza delle zucchine, invece, che sono introvabili e molto care. Parlando di prodotti freschi e deperibili, i grossisti per liberarsene sono costretti anche a scendere. C'è chi ci va a perdere, molte aziende decidono di non raccogliere perché non è conveniente". 

Anche il clima sta incidendo sulle oscillazioni: "Il caldo di ottobre e della prima decade di novembre ha fatto aumentare le produzioni di frutta e verdura e alcuni alimenti vengono venduti a un prezzo inferiore del 40-50 per cento rispetto a venti giorni fa" spiegano alcuni operatori. La regola vale anche per il pesce: "Non puoi applicare un aumento che corrisponde all'aumento dei costi - affermano i responsabili di Torre ittica - perché il rischio è di non vendere. Il cliente finale non accetterà di pagare sopra una certa soglia, così le pescherie non comprano da noi se il prezzo è troppo alto".  

I margini che non ci sono

Ma se i costi fissi aumentano e i prezzi di alcuni beni non crescono si profila un altro problema ancora: la riduzione drastica dei margini di guadagno. Aggirandosi tra i bancali del Centro agroalimentare, ci si rende conto che la riduzione del profitto oscilla dal 30 al 50 per cento: "Molti grossisti stanno chiudendo, ma anche molti venditori al dettaglio nostri clienti sono stati costretti a chiudere perché ormai erano in perdita ogni giorno". 

Un duro inverno

Il crollo dei prezzi di alcune verdure è, almeno per il consumatore finale, una buona notizia che, però, nasconde insidie per l'immediato futuro. Come ci spiega un grossista: "...il fatto che con questo clima alcuni prodotti siano usciti prima e in grandi quantità ci fa pensare che nei prossimi mesi potremmo soffrire la loro mancanza". Come se non bastasse, la riduzione progressiva dei margini di guadagno potrebbe portare contadini e cooperative a non raccogliere, provocando una carenza sui banchi di frutta, verdura e pesce. 

Si avvicina il giorno in cui andranno accese le serre, un ulteriore elemento di aumento dei costi delle bollette: "Forse ci sarà una piccola ripresa a dicembre, per il Natale, ma da gennaio ci aspettiamo un crollo perché la gente non avrà soldi da spendere" prevedono da Torre ittica. Il grido d'aiuto è unanime ed è rivolto al Governo: "La crisi c'è e si sente. - conclude Giovanni Galiero - Per aiutare la filiera bisogna partire dalla base, neanche da noi grossisti. I contadini dovrebbero avere aiuti per affrontare i costi di energia e carburanti, incentivi che fino a oggi non hanno avuto. In questo modo, a catena, tutti avremmo dei benefici fino al consumatore finale". 

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