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Rapporto Ecomafia di Legambiente: in Campania 44mila reati in 10 anni

Oltre 16mila solo nella provincia napoletana

Negli ultimi 10 anni in Campania sono 44.179 i reati contro l'ambiente, con 39.176 persone denunciate e arrestate e 12.580 sequestri effettuati. La maggior parte dei reati sono concentrati nelle province di Napoli e Salerno: in particolar modo in questi ultimi 10 anni, il 38% dei reati contro l'ambiente, pari 16.739, è concentrato nell'area metropolitana napoletana, mentre il 28%, pari a 12.261, nella provincia salernitana. In Campania nel 2019 sono stati 5.549 reati accertati di illegalità ambientale, +44% rispetto allo scorso anno. In questi anni a spartirsi la torta, insieme ad imprenditori, funzionari e amministratori pubblici collusi, sono stati 90 clan attivi in tutte le filiere analizzate da Legambiente: dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dai traffici di animali fino allo sfruttamento delle energie rinnovabili e alla distorsione dell'economia circolare. I dati sono contenuti nel Rapporto Ecomafia 2020 realizzato la Legambiente."I numeri e le storie raccolte nel rapporto dimostrano inequivocabilmente come il crimine ambientale sia essenzialmente un crimine d'impresa", dichiara Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania.

"Se le mafie continuano a essere una minaccia per l'ambiente e gli ecosistemi - spiega - una parte rilevante la giocano, come sempre, imprese, imprenditori e professionisti spregiudicati e senza scrupoli e pubblici dipendenti infedeli avvinti dalla corruzione. I nuovi strumenti di repressione garantiti dalla legge 68 del 2015, che siamo riusciti a far approvare dal Parlamento dopo 21 anni di lavoro, stanno mostrando tutta la loro validità sia sul fronte repressivo sia su quello della prevenzione. Non bisogna però abbassare la guardia, perché le ecomafie in questo periodo di pandemia si stanno muovendo e sfruttano proprio la crisi economica e sociale per estendere ancora di più la loro presenza"Secondo Imparato "è urgente affiancare alla risposta giudiziaria, una risposta politica-istituzionale ancora troppo carente. Siamo ancora in attesa che inizi concretamente con tempi e regole certe la bonifica del territorio, di azioni concrete per la chiusura del ciclo integrato dei rifiuti che fermino quei tour che da sempre alimentano le ecomafie. Così come siamo in attesa delle ruspe per abbattere il cemento illegale, una delle ferite aperte della nostra regione alimentata da una classe politica che continua a proporre condoni per meri calcoli elettorali o perché, in molti casi, è direttamente coinvolta in questi fenomeni. La lotta all'ecomafia deve diventare la vera priorità per la Campania".

Secondo Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, "c'è un popolo inquinato che non avuto finora cittadinanza nel Pnrr e questo non è ammissibile: è ora di dire basta a questi ritardi e di avviare i primi 'Patti territoriali per la transizione ecologica' partendo da quelle ferite come la Terra dei Fuochi, ancora aperte nel Paese che tuttora continuano a causare danni all'ambiente, alla salute dei cittadini e all'economia sana della Penisola. Il Pnrr rappresenta un'occasione importante e preziosa per rendere l'Italia davvero un Paese più sostenibile ma anche libero dall'inquinamento. Nel frattempo serve aumentare ulteriormente il livello di attenzione sui fenomeni di illegalità ambientale e sul ruolo delle organizzazioni mafiose soprattutto alla luce delle ingenti risorse in arrivo dall'Europa attraverso il Next Generation Eu. Dobbiamo evitare in ogni modo che anche un solo centesimo degli oltre 240 miliardi di euro possa finire direttamente o indirettamente nella rete degli eco criminali. Serve far ripartire con urgenza l'economia sana del Paese senza ingrassare le già ricche casse della criminalità ambientale".

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