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Medici di base, visite a lume di candela

I camici bianchi in protesta per il caro-bollette: "Come al solito, esclusi dai provvedimenti del Governo"

Visite a lume di candela negli studi dei medici di medicina generale di tutta Italia. È la protesta che nella giornata di domani (giovedì 15 dicembre) prenderà vita per lanciare un messaggio alle forze politiche che in questo momento stanno discutendo la prossima Legge di bilancio. "Tra caro energia e inflazione siamo al lumicino" gridano i camici bianchi. In Campania sono più di 3mila i medici di famiglia che aderiranno, più di 500 nella sola città di Napoli, con l’obiettivo quello di ricordare alla politica lo stato drammatico vissuto dalla medicina generale. "Domani, al crepuscolo (a partire dalle 17.00), per un quarto d’ora le luci dei nostri studi si spegneranno e le visite proseguiranno a lume di candela", spiegano Corrado Calamaro e Luigi Sparano (Fimmg Napoli).

"Ogni candela accesa rappresenterà il grido d’allarme, le difficoltà e la richiesta di aiuto di un medico di medicina generale e dei suoi pazienti", ricorda poi il segretario generale di Fimmg Silvestro Scotti. In maniera simbolica, i medici di famiglia della Fimmg hanno deciso di visitare per 15 minuti a lume di candela per sottolineare le condizioni critiche in cui sono costretti a lavorare. "L’unica protesta possibile in questo momento di picco dell’influenza stagionale e recrudescenza della pandemia" proseguono Calamaro e Sparano.

"Altre forme di protesta sarebbero contrarie al senso di responsabilità verso i cittadini assistiti. Ma il nostro allarme resta e non deve restare inascoltato: siamo al lumicino, interveniamo prima che la medicina generale si spenga e con essa il Servizio sanitario nazionale". Impossibile, evidenziano dalla Fimmg, comprendere perché i medici di medicina generale debbano essere esclusi dai provvedimenti che prevedono agevolazioni per le imprese, dal momento che - al contrario di altri professionisti che operano con partite IVA e con costi di gestione a proprio carico - il medico di medicina generale non può adeguare le tariffe delle proprie prestazioni ai costi sostenuti essendo un servizio pubblico regolamentato da una convenzione con il Servizio sanitario nazionale, peraltro ferma al 2018.

"Intervenire a sostegno della medicina generale - concludono dal sindacato – significa consolidare la colonna portante del Sistema sanitario nazionale, garantire a tutti i cittadini parità di accesso alle cure e ad una medicina di prossimità. Nessun medico di medicina generale smetterà mai di battersi per tutelare questi diritti e con essi il rispetto dell’articolo 32 della nostra Costituzione". 

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