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Da Napoli un progetto per il recupero della plastica in Madagascar: parla l’ideatore

“Ho pensato a soluzioni per il riutilizzo della plastica partendo dal presupposto di dover dare ad un materiale di scarto un nuovo valore economico”. Valerio Orfeo racconta la sua iniziativa

- Da dove proviene la plastica che riutilizzerete per la costruizione degli edifici?

“I materiali da costruzione, le plastiche, si possono trovare ovunque. La raccolta in strada ha un grande impatto per la popolazione e l'ambiente urbano, ma la gran parte dei rifiuti devono essere raccolti dove maggiormente vengono prodotti: aziende, ristoranti, bar. Rendere il prodotto finale, il mattone, economicamente vantaggioso, è essenziale per garantire una raccolta efficace e capillare delle plastiche usate. Non a caso, difficilmente si riesce a trovare del rame o del ferro abbandonato in strada, perché la possibilità di riutilizzo ne garantisce un valore economico”.

- Questo tipo di iniziativa potrebbe dare il via a un’economia sostenibile e circolare che riduca a zero la produzione di rifiuti in plastica in questi Paesi?

"In Madagascar gran parte della popolazione vive ancora in villaggi rurali. Le capanne rappresentano l’alternativa più economica, e per questo più diffusa, tra le alternative abitative. Pur essendo, ad oggi, ancora la scelta ecologicamente più sostenibile, il naturale sviluppo urbanistico ed economico porta oggi e porterà sempre più persone a scegliere di costruire un’abitazione in cemento. La peculiare fase di transizione che vive il Paese si può considerare ideale per la promozione di un’edilizia innovativa, economica, altrettanto sicura, duratura e confortevole, ma ad impatto ecologico positivo. Un'opportunità per dar vita ad un'economia circolare e sostenibile, grazie ad una materia prima purtroppo quasi inesauribile, il rifiuto. Tutto questo è realizzabile e replicabile in qualsiasi paese, a patto che si riesca a coinvolgere attivamente la popolazione locale per promuovere la diffusione della nuova tecnica edilizia ma soprattutto per far comprendere alle persone la gravità della condizione che il mondo troviamo ad affrontare: un disastro ecologico senza precedenti”.

- Chi sta lavorando con voi alla “costruzione” del progetto?

“Il team che sta lavorando al progetto è composto da ragazzi, tutti amici, che hanno voluto mettere a disposizione le loro competenze e le loro energie. Partecipano con me al progetto: un urbanista, Guglielmo Corduas, un esperto di cooperazione, Armando Aruta, una prof.ssa di Scienze dei Materiali dell'Università Federico II di Napoli, Martina Salzano de Luna, e un regista premio David di Donatello, Enrico Iannaccone, che si occuperà della diffusione in loco, attraverso il mezzo cinematografico, della cultura del riciclo e dell'edilizia sostenibile”.

- Quando partirete con la prima fase del progetto?

“E’ nostra intenzione portare a termine il progetto pilota entro l'anno. Per realizzarlo ci avvarremo anche del supporto di Stefano Palazzi, fondatore della Stefano Project Onlus, che ospiterà la costruzione all'interno del villaggio di Antintorona”.

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