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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Da Napoli un progetto per il recupero della plastica in Madagascar: parla l’ideatore

“Ho pensato a soluzioni per il riutilizzo della plastica partendo dal presupposto di dover dare ad un materiale di scarto un nuovo valore economico”. Valerio Orfeo racconta la sua iniziativa

I Paesi ricchi non sono in grado di smaltire la maggior parte della plastica che producono. Questo per due motivi: perché ne consumano troppa e perchè il riciclo segue un processo lungo, complicato e costoso. Così molti Stati dell'Occidente "sviluppato", soprattutto nel caso delle plastiche più dure e difficilmente riconvertibili, optano per altre soluzioni: bruciano i rifiuti, con conseguenze devastanti sull’ambiente, o li spostano nei Paesi in via di sviluppo. Questi “spostamenti” vengono legittimati a livello internazionale perché conditio sine qua non di molti accordi commerciali tra i Paesi Occidentali e quelli del Terzo Mondo. E poiché questi ultimi non hanno a disposizione infrastrutture adeguate per lo smaltimento della spazzatura, né capitali per realizzare, il risultato è la continua crescita di discariche a cielo aperto, nate dall’accumulo di rifiuti “occidentali” e rifiuti locali. L’impatto che queste montagne di spazzatura hanno sull’ambiente e sulla salute è enorme. Nell’attesa che vengano siglati accordi internazionali che impediscano lo spostamento incontrollato dei rifiuti nei Paesi in via di sviluppo, si susseguono iniziative di volontari e cooperanti di onlus e associazioni per salvaguardare l’ambiente e tutelare la salute di chi vive in queste località. Tra questi c’è anche Valerio Orfeo, 32enne napoletano, che dal 2015 organizza missioni umanitarie nei Paesi in via di sviluppo con Airo, onlus nata nel 2004 con l’obiettivo di promuovere progetti di assistenza sanitaria e sulla prevenzione di malattie in Italia e all’estero. “Mi occupo - spiega Valerio - dello sviluppo dei progetti della onlus e del coordinamento delle missioni umanitarie. Nel 2016, dopo l’epidemia di Ebola, siamo partiti per la nostra prima missione in Africa, nel territorio malgascio. In Madagascar abbiamo costruito una sala operatoria oculistica e un ambulatorio in due diversi ospedali, uno ad Antsiranana e l’altro ad Ambanja. Ma con la pandemia da Covid-19 - prosegue Valerio - ci siamo dovuti fermare nuovamente. In questo periodo in cui non ci è consentito viaggiare ci siamo dedicati al disegno di un progetto sul recupero dei rifiuti in plastica nei Paesi in via di sviluppo”. Abbiamo voluto raggiungere Valerio per chiedergli come è nata l’idea e per farci raccontare qualche dettaglio in più sulla sua bellissima iniziativa.

- Valerio, come è nata l’idea di questo progetto?

“In tutti questi anni di missioni umanitarie ho accumulato un numero infinito di ricordi. La plastica fa da sfondo ad ogni paesaggio rimasto impresso nella mia mente. In questa parte del mondo è impossibile non vederla, è ovunque: ammassata, stratificata, è ormai un tutt'uno con la terra. L’impatto umano su questi territori è stato enorme. Ricordo di quando durante l'adolescenza venivo in questi luoghi: i paesaggi erano completamente diversi. Ho provato a raccontare questa realtà anche attraverso due documentari, "Mora Mora" e "Plastic Roots", che descrivono, anche se in maniera diversa, la difficoltà di preservare la vita, dell'uomo e del pianeta, dalla minaccia di uno sviluppo economico e urbanistico non sostenibile, in aree del mondo dove il concetto stesso di sostenibilità, per ragioni culturali ma soprattutto economiche, spesso è difficile persino da spiegare. Per far sì che un progetto di sviluppo sostenibile abbia successo in questi paesi, bisogna ragionare in maniera semplice, economica e facilmente replicabile. Ho deciso di iniziare a studiare possibili soluzioni per il riutilizzo della plastica partendo dal presupposto di dover dare ad un materiale di scarto un nuovo valore economico. Nasce così il piano di edilizia innovativa di Airo Onlus, un progetto pilota, ovvero la costruzione di un ambulatorio medico con l'utilizzo di taniche in plastica usate, per arrivare alla realizzazione di edifici composti da specifici mattoni, testati e brevettati. Fabbricati realizzati in buona parte con plastiche riciclate”.

- Si tratta, quindi, di un progetto pilota che partirà dal Madagascar per poi essere replicato anche in altre località. In quante fasi si svilupperà?

“La prima fase del progetto prevede la realizzazione della prima struttura in Africa costruita con taniche di olio usate, con l'obiettivo di ottenere un primo prototipo facilmente replicabile. In contemporanea Airo Onlus, con il supporto dei suoi partner, avvierà lo studio sui materiali da utilizzare per la realizzazione di mattoni di plastica mista a cemento, economici e performanti, che verranno successivamente testati in laboratori universitari competenti in materia”.

- Come vengono smaltiti i rifiuti nei Paesi in via di sviluppo?

“I Paesi del Terzo Mondo sono l'esempio più evidente dell'insostenibilità di un modello produttivo che non tiene conto del riutilizzo, del riciclo e dello smaltimento, così caro a noi occidentali in termini di coscienza ambientale ma soprattutto di costi concreti. Costi inconcepibili per le economie africane. In Madagascar, come in molti paesi del Terzo Mondo, le popolazioni convivono quotidianamente con questo problema, spesso ignorandone i rischi ambientali e sanitari. I rifiuti plastici sono diventati, nella concezione generale, elemento naturale al pari del rifiuto organico e smaltiti allo stesso modo. Prassi comune è bruciarli o seppellirli, ma frequentemente i rifiuti vengono abbandonati direttamente in strada”.

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