Scuola e Covid, il virologo Pregliasco: "In sicurezza ma va riaperta"
Il virologo intervistato su Radio Crc
Fabrizio Pregliasco, noto virologo dell'Università degli Studi di Milano, è intervenuto a proposito dell'emergenza sanitaria nella puntata di stamani della trasmissione Barba&Capelli su Radio Crc Targato Italia. “La malattia sembra banale e si sottovaluta ma i numeri sono sottostimati perché bisogna valutare la mortalità complessiva e le conseguenze su altre patologie”, ha sottolineato a proposito di chi minimizza sugli effetti della pandemia.
“Dobbiamo affrontarla in modo più aggressivo e possiamo farlo con le vaccinazioni che sono fondamentali per recuperare salute e economia. Il lockdown è stata l’unica possibilità ma non si può andare avanti così perché c’è una rivolta sociale contro le disposizioni. Credo che a fronte dell’esperienza sia fondamentale il pensiero sul futuro: utilizzare alcuni aspetti positivi come la digitalizzazione e recuperare nuove opportunità per l’economia”, prosegue.
Capitolo vaccini. "È importante avere più fornitori di vaccini, siamo solo con due aziende ed è un monopolio. Con l’arrivo del prossimo autunno sarà importante avere anche una risorsa interna. Più si riesce ad avere una copertura e più ci sono vantaggi. È fondamentale l’equa distribuzione a livello mondiale per non permettere la diffusione delle varianti nei paesi in via di sviluppo”.
Sulla scuola secondo il professore vanno riprese le attività in presenza: “La dad può essere un’opportunità di svolgere in modo complementare le normali lezioni. Ovviamente serve equità di tablet e connessioni. Resta importante però la presenza e credo che la scuola debba essere riaperta con le dovute attenzioni: distanziamento, trasporti. È un rischio da correre ma gestito con buon senso”.
Infine sulle polemiche sui dati della Lombardia Pregliasco chiude: “È una raccolta dati complessa e 54 errori è una percentuale bassa. L’elemento che si è inserito è una discussione politica tra livello regionale e nazionale e su chi prende decisioni istituzionali a volte impopolari. La polemica diventa sterile e incide sul cittadino che aumenta la sua insofferenza verso le decisioni di chiusura”.