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Case, start-up e servizi. Così i Pru possono cambiare Napoli Est

I Piani di recupero urbano esistono dal 1994, ma per trent'anni sono stati abbandonati. Adesso il Comune vuole utilizzare un finanziamento regionale da 55 milioni di euro

Sono fermi da quasi trent'anni, ma adesso il Comune di Napoli sembra voler riaprire il cassetto. Si tratta dei Piani di recupero urbani, progetti di riqualificazione di Napoli Est ideati nel 1994 e poi rimasti sulla carta. Adesso, con un finanziamento da 55 milioni di euro da parte della Regione Campania, Palazzo San Giacomo ha manifestato l'intenzione di riallacciare i fili della storia.

Case, riqualificazione delle aree, servizi e, perché no, anche lavoro. I Pru nacquero per porre rimedio al disastro urbanistico realizzato con la legge 219 del post-terremoto, quando a Ponticelli nacquero ghetti ultrapopolari simbolo di degrado e abbandono. Ancora oggi, nei dintorni di via Argine, è possibile vedere ettari di terreno inutilizzato oppure occupato abusivamente. 

In questa video-intervista, il consigliere comunale Massimo Cilenti (Napoli Libera) spiega come potranno essere utilizzati i Pru: "Ci sarà un intervento abitativo che riguarderà in particolare i Bipiani, il Parco Evangelico e il completamento di Rione De Gasperi. I Pru non possono però limitarsi alle case popolari, altrimenti ripeteremmo gli errori degli anni '80. A questo territorio serve soprattutto sviluppo ed è per questo che nelle aree oggi abbandonate si potrebbero insediare start up per offrire opportunità di lavoro ai residenti". 

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