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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Da Napoli a Pechino a piedi ma la frontiera è chiusa

La storia del giovane antropologo napoletano Daniele Ventola

"Qui in Kirghizistan non c’è nessun caso di Coronavirus e, anche se il mio cammino ha come meta finale la Cina, sono molto tranquillo”. Daniele Ventola è un giovane napoletano di 27 anni che, sulle orme di Marco Polo e della Via della seta, più di un anno e mezzo fa è partito a piedi dal capoluogo campano con l’obiettivo di raggiungere Pechino. 

Daniele da poco meno di un mese è “bloccato” ad Oš, città di 280 mila abitanti al confine con l’Uzbeksitan e a circa 1000 chilometri dalla frontiera cinese. "Ma non c’è - spiega a Nicolò Giraldi di Triesteprima - pur essendo molto vicini alla Cina, la stessa paura come si sta diffondendo in Italia. Nel giro di 10 giorni hanno chiuso tutte le frontiere e adesso l’unica cosa che posso fare è aspettare, sperando che i confini vengano riaperti entro il 22 aprile”.

Il visto di Daniele per varcare la frontiera ed entrare in Cina scade proprio a fine aprile. "Se entro illegalmente sono guai – continua il giovane antropologo - e in questo momento a piedi non si entra. L’unico modo per entrarci sarebbe quello di salire a bordo di un autobus e mettersi in viaggio verso Ürumqi, capitale della provincia autonoma dello Xinjiang. Dovrei recarmi ad Almaty in Kazakistan e da lì prendere il pullman per entrare in territorio cinese, ma al momento è tutto bloccato”.

"Il problema Coronavirus va affrontato, ma credo si stia esagerando, sembra che nel mondo ci sia l’invasione degli zombie o la Terza guerra mondiale e così non è. Dove mi trovo in questo momento la paura non è percepita, la quarantena viene presa come la normalità, in quel senso di responsabilità necessario al fine di individuare una possibile soluzione”, spiega il giovane antropologo napoletano.

In molti, compresa la sua famiglia, hanno chiesto a Daniele di tornare in Italia: "Pechino avrebbe dovuto rappresentare la meta finale ma a questo punto, se così non fosse, mi accontenterei di averla raggiunta cercando di abbattere la distanza tra le diverse culture, portandomi dietro le migliaia di storie raccolte e magari, un domani, farne un documentario".

L'INTERVISTA COMPLETA SU TRIESTEPRIMA

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