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Morti da selfie, l'università si interroga: la ricerca della Federico II

Fulvia Signani ha citato una ricerca dell'Università di Napoli a proposito dell'inquietante fenomeno

Sul tema della 'selfie-mania' e delle morti accidentali, Fulvia Signani ha citato all'AdnKronos una ricerca della Federico II di Napoli.
Secondo lo studio spagnolo della iO Foundation, sono almeno 379 le persone morte accidentalmente tra gennaio 2008 e luglio 2021 mentre tentavano di immortalarsi in varie parti del mondo.

La psicologa, sociologa, docente di Sociologia di Genere all'università di Ferrara, nello staff della presidenza del Consiglio nazionale Ordine degli psicologi, ha sottolineato: "Sta emergendo solo ora un filone di ricerca su ciò che spinge le persone a farsi un selfie, anche nei casi in cui questo potrebbe comportare ferite gravi o addirittura la morte. Ciò che è certo è che il fenomeno è in crescita esponenziale. Una ricerca italiana dell'Università di Napoli, una turca dell'Università di Instanbul e lo studio spagnolo della iO Foundation ci confermano che quella del selfie è una pratica molto usata sia da adolescenti che da giovani adulti, ma con una valenza diversa tra maschi e femmine".

"Per il sesso maschile, il selfie rappresenta una conferma della rappresentazione di sé stessi, a forte valenza di protagonismo maschilista; per quello femminile invece - spiega la psicologa - esprime una valenza più di carattere sociale e dunque ci si fa delle foto per essere considerate, accettate nel gruppo degli amici, per apparire sui social e ottenere like. L'indagine turca sulle notizie di cronaca in merito a 159 vittime causate dalla cosiddetta selfie-mania, ha sottolineato quanto il fenomeno sia molto accentuato in India, America e Russia. Le vittime si scattano foto in cima a montagne e dirupi, con conseguenze spesso traumatiche, in massima parte mortali e con un'età media delle vittime di 23 anni. Kahneman, psicologo premio Nobel, ha parlato di un processo decisionale che definisce 'immediato' e che si scatena nei comportamenti a rischio, inclusi i selfie scattati in condizioni rischiose. Dietro a questo comportamento spesso compulsivo e attuato più volte al giorno - continua - troviamo il bisogno di offrire a se stessi e agli altri non solo una rappresentazione di sé, ma anche la ricerca di un'occasione per rimanere in contatto con gli altri e avere da questi conferme".

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