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Al via i controlli sul mare: l'88 per cento è eccellente

Parte la campagna di monitoraggio di Arpac per la stagione estiva. Un programma di oltre 2.500 controlli per 480 chilometri di costa. Ma non mancano le criticità, come dimostrato dall'allarme inquinamento dell'estate 2021

La stagione estiva si avvicina, ma per chi si occupa di balneabilità è già il momento di essere operativi. L'Arpa Campania, l'Agenzia regionale per la protezione ambientale, ha comunicato che dal 19 aprile cominciano i controlli della qualità delle acque. Un lavoro non da poco se si considera che soltanto la provincia di Napoli conta 148 acque di balneazione. A queste si aggiungono le 41 di Caserta e le 139 di Salerno per un totale di 328. 

Il monitoraggio avverrà con prelievi periodici (su base mensile) lungo tutto il litorale. Si seguirà un calendario già fissato per coprire "tutti i punti identificativi di ciascuna acqua di balneazione e in punti aggiuntivi di studio laddove si prevede un maggior rischio di inquinamento". Saranno inoltre eseguiti ulteriori prelievi per valutare l'eventuale presenza di schiume, mucillagini, avvistamento di meduse, presenza di rifiuti solidi nelle acque, colorazioni atipiche dovute a fioriture di microalghe o a occasionali sversamenti di reflui industriali.

Per la stagione 2022 si prevedono, fino al 30 settembre, circa 2.500 prelievi e oltre 5mila determinazioni analitiche su circa 480 chilometri di costa adibita alla balneazione. Tutti i campioni saranno analizzati per la ricerca dei parametri batteriologici quali Escherichia coli ed Enterococchi intestinali, "ritenuti indicatori di contaminazione fecale dall'Organizzazione mondiale della sanità, e inoltre per la rilevazione della presenza di tensioattivi, idrocarburi, nutrienti e fitoplancton nel caso si dovessero osservare situazioni anomale".

Ad apertura della stagione balneare 2022 si registra il 97 per cento di costa balneabile (88 per cento eccellente, 5 per cento buona, 4 per cento sufficiente) mentre il 3 per cento non risulta balneabile. Resta esclusa dal conteggio la quota di litorale non adibita alla balneazione, circa 60 chilometri, per la presenza di porti e approdi, strutture militari, aree marine protette nonché canali e foci di fiumi non risanabili.

Un sistema di controllo imponente che non manca di fragilità. I buchi sono emersi fuori durante l'estate 2021, quando fu emanato un divieto di balneazione, causa inquinamento, per tutto il litorale partenopeo dal 23 luglio al 5 agosto, comprese le zone di Gaiola e Marechiaro. A causare l'allarme furono i temporali del 18 e del 19 luglio che hanno riempito i canali di scolo, dando vita a quello che in termine tecnico viene definito "troppo pieno". Significa che quando i collettori si riempiono oltre i limiti di portata, per evitare il collasso scaricano direttamente a mare senza passare per i depuratori. 

Così, un'enorme quantità di liquami si è riversata nel mare partenopeo come l'Arpac rilevò con le analisi del 20 luglio (con risultati pubblicati il 23). Quelle analisi, però, non furono eseguite in seguito ai temporali, ma perché erano già fissate in calendario da tempo. Come dimostrato da Napolitoday, ascoltando diversi pareri tecnici, in quell'occasione i bagnanti sono stati a contatto con acqua potenzialmente inquinata per quasi 6 giorni; le zone di Nisida e Trentaremi non sono state monitorate dopo i temporali e quindi in quelle aree non è mai stato imposto il divieto di balneazione, mettendo i cittadini ulteriormente a rischio; secondo la legge regionale in vigore, Abc avrebbe potuto chiedere il divieto di balneazione preventivo dopo i temporali ma non lo fece. 

In sintesi, l'attuale sistema di controllo delle acque, per quanto capillare, non mette al riparo da emergenze ambientali improvvise. Dietro ad ogni temporale estivo potrebbe nascondersi la contaminazione delle acque balneabili. 

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