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Sindrome infiammatoria nei bimbi, Tipo: "Pronti a pugnalarti ogni volta che si pronuncia la parola Covid"

Il primario dell’ospedale Santobono aveva pubblicato il 3 gennaio un post sulla sua pagina Facebook in cui raccontava la storia a lieto fine della piccola Luisa ricoverata per gravi complicanze “tardive” causate dal Covid-19 

Tutti ricordiamo il post scritto il 3 gennaio dal dott. Vincenzo Tipo, primario dell’ospedale Santobono e responsabile area Covid, sulla sua pagina Facebook, in cui raccontava la storia a lieto fine di Luisa (nome di fantasia) ricoverata nell'ospedale napoletano per gravi complicanze “tardive” causate dal Covid-19 e dimessa qualche settimana fa. La piccola paziente di 5 anni aveva contratto in forma asintomatica l'infezione da SARS-CoV-2, si era negativizza in poco tempo, ma dopo 20 giorni dall'ultimo tampone era stata ricoverata d'urgenza per una sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-C). In seguito alla pubblicazione del post, il primario è stato contattato dalla stampa per approfondire la MIS-C e spiegare in che modo la malattia si manifesta nei più piccoli. La sua testimonianza e gli approfondimenti successivi rilasciati ai giornali hanno scatenato subito forti reazioni da parte del popolo dei “negazionisti” e “no virus”,pronti - come ha dichiarato Vincenzo Tipo nel suo ultimo post - a pugnalarti, rigorosamente alle spalle, ogni volta che si pronuncia la parola “Covid”.

Il primario scrive così sulla sua pagina Facebook: “Doverosamente voglio fare qualche precisazione: 1) il Covid in età pediatrica ha una incidenza più bassa che negli adulti; 2) la MIS-C è una complicanza rara del Covid pediatrico. Questo per spegnere qualche polemica o strumentalizzazione nata in seguito alla pubblicazione di un post di qualche giorno fa. In quel caso - prosegue il dott. Vincenzo Tipo -, l’intenzione era, esclusivamente, quella di condividere una bella storia a lieto fine: ho ricevuto tanti attestati di affetto e stima ma anche qualche attacco, offesa, denigrazione dal popolo dei negazionisti e “no virus” pronti a pugnalarti, rigorosamente alle spalle, ogni volta che si pronuncia la parola Covid. Gli hater... che fantastica gente: persone che, come traccia della propria esistenza in vita, possono solo lasciare la forma del proprio fondoschiena sul divano o l’impronta dei polpastrelli su smartphone o tablet. Io non sono alla ricerca del consenso social, nella vita faccio altro: sono un medico! Le mie giornate iniziano alle 6 ed alle 7,30 sono in ospedale dai miei piccoli pazienti... con o senza “like”. Se, per incanto, oscurassero Facebook, Istagram, Twitter e Tik tok la mia vita sarebbe esattamente la stessa”. Il primario chiude poi il suo post con un post scriptum: “Il ragazzino in foto è “Francesco “ che oggi è rientrato nella sua regione di origine... tra i suoi affetti e le sue abitudini. Era giunto con un drammatico trasferimento in elisoccorso ed in condizioni cliniche abbastanza serie. Anche per lui una fantastica storia a lieto fine.Unico neo è che non siamo riusciti a guarirlo del tutto... nonostante le terapie continua a tifare per la Juve!”.

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