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Mega-frane innescate da terremoti: lo studio con il prof. Iacopini della Federico II

Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Communications vede tra i principali autori il professore David Iacopini (DISTAR - Federico II)

Una ricerca scientifica condotta da un team internazionale di ricercatori provenienti da Italia, Canada, Stati Uniti, Gran Bretagna e Olanda con il supporto di aziende quali la Royal Dutch Shell e WesternGeco-Schlumberger, ha portato alla scoperta e caratterizzazione di una della più grandi frane sottomarine mai osservate nel record geologico.

Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Communications, vede tra i principali autori il professore David Iacopini (DISTAR - Federico II di Napoli), il professore Vittorio Maselli (Dalhousie University e responsabile del progetto), e la professoressa Cynthia Ebinger (Tulane University).

Definita Mafia mega-slide dal nome dell'Isola più vicina, la frana e' stata scoperta nell'Oceano Indiano occidentale in sedimenti di eta' Miocenica. I ricercatori ritengono che l'innesco della frana sia legato alla genesi del sistema di rift dell'Africa Orientale (conosciuto in letteratura come East African Rift System, EARS) che ha interessato l'area Tanzana in quel frangente temporale.

Il deposito di frana si estende per più di 200 km di lunghezza coprendo una superficie di ca. 12,000 km2 (simile all'estensione dell'intera Regione Campania) e la cui età, stimata attraverso dati biostratigrafici, risale a circa 23-19 Milioni di anni fa. Al di la' della scoperta in se della frana sottomarina, sulla base dell'analisi ed interpretazione di dati di linee sismiche, dati petrofisici di pozzo e il contesto geologico regionale, viene proposta l' ipotesi che l' innesco di una tale mega-frana, a cui sono seguite altre di minore grandezza, sia dovuto ad una serie di forti terremoti associati alle prime fase evolutive dell'EARS e al sollevamento del continente Africano orientale nell'area Tanzana. 

La mappatura dei dati sismici mostra inoltre che tali frane sottomarine durante il Miocene hanno radicalmente ristrutturato la morfologia del fondo mare e potenzialmente modificato la distribuzione delle principali correnti oceanografiche. La ricerca presenta le prime solide osservazioni a favore di un legame fra la tettonica continentale indotta dall' EARS e la struttura deposizionale sottomarina dell'Oceano Indiano occidentale. Inoltre, lo studio rappresenta un primo step verso la caratterizzazione del rischio geologico associato a frane sottomarine in una regione di forte sviluppo socio-economico in area costiera.

Frane sottomarine, come terremoti, sono tra le prime cause di generazione di tsunami, e per questo e' fondamentale capire la loro distribuzione e occorrenza in ambiente sottomarino. L' analisi dei dati e' ancora in corso, sia in Canada che nel gruppo di ricerca a Napoli in collaborazione con la professoressa Ebinger della Tulane University, e al momento si stanno mappando nuovi dati di sismica 3D, i primi in assoluto nell' area di interesse, con lo scopo di caratterizzare la distribuzione, architettura e il significato geologico delle principali faglie che caratterizzano l'offshore della Tanzania e che potenzialmente rappresentano un ramo sottomarino del rift africano.

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