rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Attualità

Primo Maggio, lavoro e Ucraina: "Tutti paghiamo il prezzo della guerra"

A Largo Donnaregina, la manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil per la Festa dei Lavoratori insieme alla comunità ucraina

Un primo maggio spezzettato quello vissuto dalla città di Napoli. Niente concerto e partecipazione ridotta con due manifestazioni stanziali e un corteo (quello dei centri sociali partito da Soccavo). Eppure, il valore simbolico di questa giornata è forte oggi più che mai. La Campania viene indicata come la regione europea con il minor tasso d'occupazione, inoltre i venti di guerra da Est pongono temi umanitari ed economici.

I sindacati con l'Ucraina

In questo quadro, Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato una manifestazione a Largo Donnaregina con la partecipazione della comunità ucraina: “Siamo vicini ai cittadini ucraini. Non si può consentire di annientare uno Stato nella sua dignità, nell’autodeterminazione e nella sua autonomia. - ha dichiarato il segretario generale di Cgil Campania Nicola Ricci - Il popolo ucraino sta già pagando un prezzo elevato con morti, distruzione di paesi e di città, profughi e gli altri cittadini, quelli dell’Europa e dell’Italia ne vedono gli effetti con l’aumento dell’inflazione, l’aumento dei prezzi, la riduzione delle materie prime e con condizioni di vita e di lavoro peggiorate”.

Il primo maggio con l'Ucraina (Foto Cgil Campania)

Mente e cuore al lavoro, un bene che oggi è quanto mai lontano da Napoli: “Vogliamo un Paese - prosegue Ricci - dove il lavoro, in una città come Napoli, che è stato relegato all’ultimo posto delle priorità politiche, ridotto molte volte a merce di scambio con le multinazionali, sia la priorità delle priorità. I diritti non sono privilegi, le tutele non sono ostacoli al cambiamento, le risorse non sono faccende occulte, i fondi europei e ordinari non saranno un’altra occasione persa per il Mezzogiorno”.

“Proprio in queste settimane, con le risorse dal fondo del Pnrr destinate a Napoli, si corre il rischio di essere inquinati da una fitta rete d’intrecci e di loschi interessi che non guardano al riscatto della città, alla riduzione delle diseguaglianze, alla vivibilità, alla creazione del lavoro e al rafforzamento delle attività ancora presenti ma all’arricchimento e al regresso. Diciamo No a una rete fatta di appalti al ribasso, di sfruttamento di lavoratori, di contratti non rispettati, di un'economia parallela solo figlia d’illegalità, soprusi, sopraffazione”.

La manifestazione è stata aperta dal saluto del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. Prima del comizio conclusivo di Ricci, sono intervenuti tre delegati dai luoghi di lavoro ed il console generale dell’Ucraina, Maksym Kovalenko.

“Usciamo da questo doppio tunnel, prima la pandemia,  dopo la guerra - E’ quanto ha affermato Melicia Comberiati, della segreteria Cisl di Napoli - Dobbiamo essere concentrati per costruire nuove politiche e soprattutto per infrastrutturare interventi seri per un lavoro sano, un lavoro non precario, un lavoro stabile per ridare dignità a Napoli. Cgil Cisl e Uil sono qui per offrire la loro disponibilità per un grande patto sociale. Bene ha detto don Mimmo Battaglia, una grande rete, tutti gli attori insieme per servire Napoli e per rendere Napoli un paese dignitoso e felice”.

1 maggio al Plebiscito

Nelle stesse ore, la Confsal (Confederazione sindacati lavoro autonomo) ha tenuto un'altra manifestazione in piazza del Plebiscito alla quale hanno preso parte, tra gli altri, anche il ministro per il Sud Mara Carfagna e l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano. "Noi abbiamo delle grandi questioni, quali quella dei salari che sono bassi e quella del costo del lavoro che è molto alto. - ha detto Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale Confsal - Le due problematiche si riverberano reciprocamente. Per cui lavoratori e rappresentanti dei lavoratori, insieme ai rappresentanti degli imprenditori, devono combattere uniti per questi obiettivi, cioè ridurre la pressione fiscale sui salari e ridurre il costo del lavoro per la ripresa economica. Questa piazza è un po' il centro di Napoli, che a sua volta è l'epicentro della questione meridionale, che è la grande questione atavica, perché come ci rendiamo conto dai dati del Pil e dell'occupazione purtroppo il divario con il Nord non diminuisce".

Margiotta ha posto dubbi sull'applicazione del Pnrr: "Sono affidate tante speranze, ma desta in noi anche preoccupazione perché se dal Pnrr non vengono delle ricadute per la crescita strutturale del tessuto economico, per tutti i settori economici e le aziende che non ne usufruiranno sarà un boomerang, perché pur non avendone usufruito poi saranno chiamate a restituirlo". 

Sul Pnrr è intervenuta anche la Carfagna: "Abbiamo avviato una grande operazione di ricucitura della disparità territoriale. Il Pnrr, con il 40% di ogni investimento vincolato al Sud, punta ad accendere un secondo motore dello sviluppo italiano, perché non è più sostenibile il vecchio modello del Nord che corre e il Mezzogiorno che arranca a forza di sussidi e assistenzialismo. Secondo autorevoli stime nei prossimi 5 anni si potrebbero aprire in tutta Italia oltre 1,3 milioni di posti di lavoro, prevalentemente nei servizi e nella pubblica amministrazione. Lavoriamo perché queste previsioni si concretizzino. Archiviamo la stagione del disfattismo e della rassegnazione, impegniamoci tutti perché il Sud ritorni a competere e a crescere". 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Primo Maggio, lavoro e Ucraina: "Tutti paghiamo il prezzo della guerra"

NapoliToday è in caricamento