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Proteste studenti, occupata la Facoltà di Lettere e Filosofia a Napoli

Gli studenti: "Vogliamo una riapertura delle università in presenza che preveda le condizioni necessarie per ogni studente di poter accedere al sapere liberamente"

Proseguono le proteste degli studenti a Napoli e nel resto d'Italia. Nel capoluogo campano da venerdì è in atto un'occupazione della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Federico II. 

"Siamo precari, studenti e studentesse, persone che hanno perso il lavoro con il primo lockdown, persone costrette a scegliere tra lavoro e salute, quelli che gli affitti non possono più permetterselo, quelli che ai morti di tumore per le devastazioni ambientali hanno visto aggiungere quelli di Covid. che hanno occupato l’università per riappropriarsi di spazi negati da mesi. Perchè non una parola è stata spesa sull’Università, in quanto non facente parte di quelle attività che creano profitto. È quasi paradossale che la questione universitaria debba tornare all’attenzione di tutti in questo modo. Non possiamo credere che dopo un anno di aperture a singhiozzi non ci sia stato nessun provvedimento strategico per garantire delle condizioni sicure e accessibili. Nessun potenziamento del trasporto pubblico, nessun assunzione nel mondo del istruzione, così come nessun investimento in termini di prevenzione e sanità pubblica", spiegano in un comunicato gli occupanti attraverso la pagina soocial "Collettivo Studenti Federico II".

"Lettere Occupata ha aderito allo sciopero generale indetto dal SiCobas perché da sempre preferiamo la via della lotta a squallide svendite elettorali dei partiti e dei confederali. Con questa occupazione lo sciopero apre una nuova crepa: darci solo l’alternativa tra DAD e didattica in presenza non sembra esserci la soluzione adatta a una situazione ben più complessa. Sono ormai vent’anni che l’università è in continuo deterioramento, a causa di politiche neoliberiste che la subordinano alle logiche di mercato. Questo processo si è dimostrato fallimentare e non ha fatto altro che rendere l’università sempre più simile ad un’azienda. Con questo intendiamo dire che ciò che prima era un luogo di cultura adesso è diventato un sistema di formazione a spese dello studente. Ed è per questo che alla retorica dell ‘’andrà tutto bene’’, non abbiamo mai creduto. Perchè prima nulla andava bene. Noi riteniamo che l’università debba essere una casa per il sapere, gratuita e laica, e debba fornire gli strumenti necessari per fare una lettura precisa della società che la circonda. E quello che vediamo intorno a noi non sono altro che tagli agli investimenti, mancanza di borse di studio, trasporti pubblici inefficienti, assenza di servizi come mense e alloggi, strutture fatiscenti o inesistenti, criteri meritocratici di accesso, blocco delle assunzioni, che rendono la vita universitaria sempre di più un sacrificio o un sogno da abbandonare. La crisi pandemica in atto non ha fatto altro che acuire il problema dell’accessibilità all’università, basata su ragionamenti classisti e meritocratici. La Dad impoverisce l’insegnamento, basandosi sul presupposto che l’insegnamento sia esclusivamente il rapporto nozionistico 1-1 insegnante/allievo; cancella qualsiasi spazio di socialità tra studenti e di ragionamento critico sui saperi, costringendo studentesse e studenti a ripiegare la loro esperienza universitaria su una mera logica 'segui-studia-fai l' esame'. Inoltre è escludente per una gran fetta di studenti per motivazioni di possibilità economiche. La natura classista della DAD è evidente nel momento in cui i figli dei poveri devono collegarsi in condizioni precarie dagli spazi abitativi ristretti, spesso condivisi con fratelli o genitori in smartworking, mentre i figli dei ricchi hanno il privilegio di avere ampi spazi e comfort a loro disposizione. La didattica in presenza per come era prima è altrettanto classista tra costo dei trasporti, caro affitti, assenza di borse di studio ed innesca un meccanismo per cui lo studio da diritto di tutti era diventato sempre più un privilegio. Di conseguenza noi vogliamo una riapertura delle università in presenza che preveda le condizioni necessarie per ogni studente di poter accedere al sapere liberamente, in quanto diritto, e le condizioni di poter avere un accesso garantito in sicurezza, che comprende i servizi tutti, dai trasporti pubblici alla possibilità di attraversare mense, alloggi, aule e biblioteche, ma soprattutto la possibilità per gli studenti di scegliere autonomamente tra la didattica in presenza, accessibile però su un piano economico, e forme integrative di didattica a distanza accessibili e funzionanti. Quello di oggi è sicuramente un momento fondamentale, cioè quello della rivendicazione ad alta voce di un diritto. Un diritto che conquistiamo giorno per giorno, provando a proporre occasioni di socialità lontani da logiche opprimenti, ma molto vicine a quello che pensiamo che l’università dovrebbe darci e non ci dà", si legge nel comunicato. 

+++ LETTERE OCCUPATA, COMUNICATO UFFICIALE +++ Siamo precarx, studenti e studentesse, persone che hanno perso il lavoro...

Pubblicato da Collettivo Studenti Federico II su Sabato 30 gennaio 2021
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