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Un anno di DAD: cosa ne pensano studenti, genitori e docenti

NapoliToday ha raccolto le testimonianze di uno studente, di una docente e di una mamma

Il mondo della scuola è letteralmente cambiato da quando è iniziata la diffusione del Coronavirus. Tra le questioni più discusse c’è sicuramente quella dell’ormai famosa DAD (Didattica a distanza). Un’alternativa alla presenza in classe che in questi mesi ha raccolto, quasi sempre, critiche da ogni lato: dal personale scolastico ai genitori, passando per gli studenti.

NapoliToday, dopo circa un anno di DAD., ha voluto fare un bilancio, raccogliendo le impressioni di una docente, di una mamma e di uno studente.

La testimonianza di una mamma

Dal punto di vista di un genitore, io vedo solo difetti. Non perché ci sia una carenza nel lavoro degli insegnanti, anzi in generale c’è una certa qualità didattica. Tuttavia, il difetto maggiore è che i bambini in DAD non hanno la possibilità di interagire dal vivo con le insegnanti. Quindi, tutto quello che è l’apprendimento della nozione va bene, ma se dobbiamo parlare di apprendimento vero e proprio questo avviene solo con l’interscambio personale: con compagni e insegnanti”, ha detto Palmira Pratillo presidente dell’associazione “Scuole aperte Campania” e madre di due piccoli studenti delle elementari.

Questo determina una carenza dal punto di vista relazionale, pedagogico e sociale. Tutto questo è fallimentare e dopo un anno bisognava cercare di tenere questi ragazzi in classe il più possibile. Non demonizzo la DAD, in quanto strumento salvifico in casi di diffusione del virus, ma l’uso così diffuso sta generando dei danni anche psicologici”.

Noi mamme siamo diventate anche delle maestre. Facemmo una manifestazione dove venne esposto uno striscione con scritto ‘Questa casa non è una scuola’. Le differenze di un apprendimento a casa e uno a scuola sono note a tutti. Sostenere questo doppio impegno è impossibile. I ragazzi, soprattutto i più piccoli, vanno seguiti, anche in DAD.”. 

Non è possibile pensare di far sedere i bambini davanti al pc e poi svolgere un’attività lavorativa, soprattutto fuori casa. Di conseguenza, in casa o resta la mamma o un’altra persona in sostituzione. Tutto questo, spesso, ricade sulle donne che sono costrette o a farsi in quattro o a lasciare il lavoro. In Campania, nell’ultimo anno, 42mila donne hanno perso il posto di lavoro, proprio come conseguenza del Covid”. 

Donne che sono state costrette a restare a casa per un periodo lunghissimo per gestire anche la situazione educativa. Ovviamente, è mancato anche il sostegno da parte di chi ha deciso queste chiusure: sono stati scarsi i bonus babysitter, non ci sono stati adeguati congedi parentali. Il danno sociale è stato enorme”.

La testimonianza di uno studente

La DAD sembra avere anche dei pregi, almeno da quanto ci ha raccontato Luigi, studente del quarto anno del Liceo Caccioppoli. “In DAD si riescono a fare più cose contemporaneamente. Ad esempio, se durante una lezione sono stato già interrogato, posso passare a fare altro, magari anticipando alcune cose per il pomeriggio. Così si riesce ad organizzare meglio anche lo studio, cosa che non è avvenuta con il ritorno a scuola a febbraio. Inoltre, la DAD permette di migliorare le proprie competenze informatiche., grazie ai diversi lavori multimediali svolti”.

Tra i difetti ci sono sicuramente i problemi di connessione che non possono essere previsti. Questo incide anche sulle interrogazioni perché l’audio, ad esempio, arriva in ritardo e il professore pensa che tu stia prendendo qualche suggerimento. Un altro aspetto negativo è l’assenza dei contatti sociali. Manca in contatto umano non solo con i docenti, ma anche con i compagni di classe. Si crea proprio un muro: se da un lato viene promosso il dialogo, dall’altro questo è meno facilitato. Un ultimo aspetto negativo è il fatto che non sempre riusciamo a concentrarci al massimo”.

La testimonianza di una docente

A pelle mi viene da dire che la DAD ha solo difetti. Non è la modalità con cui i ragazzi sono cresciuti e li abbiamo educati a stare a scuola. La DAD è un adattamento valido sotto certi aspetti perché ha spinto noi docenti ad essere più originali e a spingerci verso una didattica a noi più sconosciuta, adattando le nostre competenze e conoscenze all’etere”, ha detto Annalisa Tirri, docente di inglese presso il Liceo Mazzini. 

Per i ragazzi è stata vista come un vantaggio perché non hanno più l’esigenza di fuggire di casa, non si devono più svegliare presto: un adolescente ha piacere di restare in una zona comfort, anzi più si impigrisce e meglio è”.

Sono stati sicuramente penalizzati – e di questo se ne sono resi conto con il ritorno a scuola – e stanno perdendo tanto nelle relazioni e a noi docenti sfuggono, inevitabilmente, delle situazioni. Questo perché non riusciamo più a guardarli negli occhi. Proprio per questo ritengo che sia importantissimo tornare a scuola che, per me, resta il luogo più sicuro in assoluto. I protocolli ai quali siamo stati sottoposti sono molto rigidi e tutto viene controllato. Certo, tutto deve avvenire in considerazione della situazione epidemiologica”.

Anche se nel guardare a questa zona rossa che ci hanno imposto mi sento di dire che non vedo tutte queste restrizioni: in strada c’è ancora tanta gente e non so se tutti hanno il diritto di esserci. Dico questo perché se queste restrizioni non vengono rispettate non vedo perché i nostri ragazzi non possano tornare a scuola”.

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