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Covid e crisi, in 6 mesi le case finite all'asta sono il triplo

Si tratta soprattutto di appartamenti di basso valore, a sottolineare che le difficoltà sono maggiori per i meno abbienti. Ma cresce anche la vendita nel settore di alberghi e b&b

In Campania negli ultimi sei mesi gli immobili finiti all’asta sono stati 1187: il triplo del dato del semestre precedente, che era 437.
Si tratta, anche in questo caso, di uno dei contraccolpi economici - e sociali di conseguenza - della pandemia da Coronavirus.
I dati emergono dal rapporto semestrale sulle aste immobiliari del Centro studi Sogeea, che è stato presentato nella giornata di ieri al Senato.

Il dato più severo come sempre riguarda il mezzogiorno, ma male anche sulle isole. Il 66% delle abitazioni all’asta ha un prezzo inferiore ai 100mila euro, ovvero le case più piccole, dei meno abbienti. Non solo: non si escludono le strutture ricettive, a confermare ancora una volta la profonda difficoltà vissuta dagli operatori turistici.

"Gli effetti della recente pandemia e della pregressa stagnazione economica che stenta a interrompersi - ha ricordato Sandro Simoncini, presidente di Sogeea e direttore del Centro studi - risultano sempre più devastanti con il passare degli anni. Cresce il numero di piccoli imprenditori, artigiani, commercianti che sono riusciti a far fronte alle proprie difficoltà ma che, in questo drammatico periodo, non possono che pagare un dazio altissimo, arrivando a intaccare anche il patrimonio personale più prezioso: la propria casa»".

"Occorre - aggiunge il presidente di Sogeea - un sostegno vero per chi non riesce più a pagare il mutuo e vuole mantenere la sua prima casa: un fondo di garanzia che consenta alle famiglie di avere un preammortamento di due anni senza pagare il capitale ed il prolungamento della durata residua del mutuo (raddoppiare o triplicare) in modo da diminuire drasticamente la rata mensile".

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