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Eduardo Scarpetta veste i panni di Carosone: “Un film felice che invita alla spensieratezza”

L’omaggio, con la regia di Lucio Pellegrini, andrà in onda domani in prima serata

A cent'anni dalla sua nascita, avvenuta il 3 gennaio 1920, e a venti dalla sua morte, Rai1 dedica un film ad una delle figure della canzone napoletana più conosciute nel mondo, ovvero Renato Carosone. Lo fa con Carosello Carosone, in onda il 18 marzo 2021 in prima serata con la regia di Lucio Pellegrini con musiche curate dal maestro Stefano Bollani.

A interpretare il grande musicista partenopeo c'è Eduardo Scarpetta, trisnipote omonimo del grande commediografo (padre anche dei tre De Filippo), già volto noto de "L'amica geniale". NapoliToday ha avuto il piacere di intervistarlo.

Cosa si devono aspettare i telespettatori? Che Carosone viene raccontato nel film?

Devo dire che per me è una grande emozione. Il film l’ho già visto tre volte, anche con mia mamma e mia sorella. Questo è un film felice. L’uscita è legata, banalmente, ai vent’anni dalla morte, ma non è un’uscita casuale, soprattutto in questo periodo. La musica di Carosone era leggera, spensierata, nata in una Napoli sotto i bombardamenti, ma lui invitava alla spensieratezza dicendo ‘cantiamo e balliamo’. 

Oggi non ci sono i bombardamenti, ma siamo comunque in guerra e serve tanta leggerezza e tanto ‘non pensiamoci’, ‘andiamo avanti’, ‘superiamo questa situazione’. Di felicità ne serve molta adesso. Il film tratta della vita di Carosone: dai 17 anni fino al ritiro dalle scene a 39.

Come è stato l’approccio al personaggio e quali difficoltà hai incontrato?

Prima di tutto devo dire che sono stato felicissimo di interpretare questo ruolo. L’approccio è stato molto cauto. Mi sono messo a studiare canto e musica perché ci sono dei momenti, nel film, in cui suono io il pianoforte: precisamente la creazione di Tu vuò fa' l'americano, Caravan Petrol e Maruzzella. Diciamo che io non ho mai suonato nessuno strumento. Poi c’è stato il canto e non è stato facile replicare le canzoni di Carosone, i suoi movimenti vocali, per me che non sono un cantante. A questo, infine, si è aggiunto il lavoro di attore dove però ho giocato in casa, essendo questo il mio mestiere.

Tutti conosciamo Carosone come un grande artista. Cosa ti ha colpito, invece, del Carosone uomo?

Carosone ha fatto delle scelte molto importanti di vita. A 17 anni si è trapiantato in Africa e, tra l’altro, la sua prima esperienza non è andata neanche tanto bene perché suonava per alcuni trasportatori bergamaschi che non lo apprezzavano. Poi è andato dal cugino ad Asmara (capitale dell’Eritrea, ndr.) dove ha conosciuto e si è innamorato della moglie Lita, riconoscendo anche il figlio di 5 anni.

Altra scelta che mi ha colpito è quella di ritirarsi a 39 anni, all’apice della carriera. Una scelta condivisibile, a mio modo di vedere, visto che in Italia stava iniziando il tempo degli urlatori, in America era il tempo del rock ‘n roll, e lui ha pensato di aver detto tutto. Ha continuato a fare musica, ma ha abbandonato il palco. L’addio in Rai, dove lui spiega il perché del ritiro, c’è nel film. Una parte che ho cercato di rifare pari pari, anche nei gesti e nei toni.

Da un grande successo come “L’amica geniale” al ruolo di protagonista nei panni di Carosone. Come è cambiata la tua vita professionale?

Ad oggi, la televisione è quella che fa più ascolti, ma facendo teatro da tanti anni – ho iniziato con mio padre a 9 anni – posso dire che ogni singolo progetto ti da qualcosa. Secondo me quello che ti da di più è il teatro. Perché ci sono le prove, c’è un lavoro di impasto che dura a volte mesi. Però, ogni progetto ti fa crescere, sia umanamente che professionalmente. Forse Carosone è diverso dagli altri perché tratta di una persona realmente esistita della quale devi comprendere i suoi modi di vivere, la sua mentalità, le sue scelte. 

Quanto pesa, nel mondo della recitazione, essere uno Scarpetta?

Questa domanda me la porto dietro da quando avevo 14 anni (ride, ndr.). Mio padre, Mario Scarpetta, che chiama il figlio Eduardo è ovvio che si aspetti che diventi un attore, anche perché mi ha iniziato lui. Io dico sempre che non è colpa mia, non ho scelto io di essere uno Scarpetta. Ce l’ho sulla carta d’identità e conosco la mia storia. Innanzitutto è un orgoglio e un onore perché so da dove vengo. Quello che io faccio è lavorare con il massimo rispetto, umiltà e impegno. 

Qual è l’opera che ami di più del tuo trisnonno e perché?

Ad essere sincero non ce n’è una più di un’altra. Non saprei. Diciamo che un po’ come decidere qual è la partita più bella del Napoli che io abbia mai visto. Non è facile. Giusto per citarne qualcuna, anche di altri autori, potrei dirti 'O tuono 'e marzo di Vincenzo Scarpetta, La fortuna con l'effe maiuscola di Eduardo De Filippo, Na santarella, Il medico de’ pazzi, ma ce ne sono troppe, tante. Poi, non essendo film, gli spettacoli di Scarpetta sono stati messi in scena e vengono messi in scena tante volte. Quindi può capitare che ti colpisca una versione rispetto ad un’altra. 

A cosa stai lavorando e in quali progetti ti vedremo prossimamente?

Adesso sono sul set di “La donna per me”, con la regia di Marco Martani con Andrea Arcangeli, Stefano Fresi, la Mastronardi, Crisitano Caccamo, Francesco Gabbani e tanti altri. Dove mi vedrete? Ho ricevuto da poco una notizia lavorativa molto bella, ma nun te pozzo ancora ricere niente (ride, ndr.). Poi stiamo aspettando l'arrivo della terza stagione de L'Amica geniale.

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