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Bike sharing a Napoli: un flop da 2 milioni di euro

Nel 2012, l'associazione Cleanap ha realizzato un progetto di sperimentazione con fondi del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Dopo tre anni il servizio è stato abbandonato e il bando del Comune di Napoli è andato deserto. In città sono rimasti solo gli stalli delle biciclette

Napoli è una delle poche grandi città europee sprovvista di un servizio di bike sharing, nonostante l’amministrazione de Magistris abbia in più occasioni ribadito la vocazione per la mobilità green e nel 2016 abbia approvato il Piano urbano della mobilità sostenibile, che prevede incentivi al bikesharing e all’utilizzo delle biciclette con pedalata assistita.

Eppure, per un breve periodo, anche i napoletani hanno potuto usufruire di questo servizio. Nel 2012, nell’ambito dei progetti europei Smart cities and Communities, l’associazione Cleanap vinse un bando da 2milioni di euro, finanziato dal Miur, il Ministero dell'istruzione e dell'Università per la sperimentazione del bike sharing. Sperimentazione avvenuta nella stagione 2014/2015 che, purtroppo, non ha avuto alcun prosieguo nonostante tutti gli attori avessero assicurato il contrario.

Del progetto, oggi, restano solo gli stalli per le biciclette, abbandonati e trasformati in panchine o porta-bicchieri. "E' un peccato vedere questi stalli abbandonati e utilizzati dai cittadini per sedersi - afferma Marco Gaudini, consigliere comuale dei Verdi - Ho chiesto più volte spiegazioni sull'abbandono del progetto e a marzo ho fatto approvare la richiesta di finanziamento per il bike sharing, ma da allora non ho avuto risposte dalla Giunta".

Leggendo una delibera di settembre 2018 del Comune di Napoli si apprende che c’era un accordo di massima tra Cleanap e l’Amministrazione per il rinnovo e l’ampliamento del servizio di bikesharing. "Volevamo trasformare la sperimentazione in servizio strutturale affidato all'Anm - spiega l'assessore ai Trasporti del Comune Mario Calabrese - Ma non è stato possibile perché ci sono voluti anni per capire che la proprietà delle biciclette, probabilmente, fosse del Ministero". 

Nella stessa delibera è riportato che, ad un certo punto, Cleanap ha rinneagato qualsiasi possibilità di proseguire il servizio. Abbiamo provato a chiedere all’associazione i motivi che hanno portato a questo epilogo. I responsabili, però, hanno preferito non incontrarci, così come non hanno voluto dirci che fine abbiano fatto le biciclette acquistate con i soldi del Ministero adducendo non meglio specificate motivazioni di sicurezza. E nemmeno abbiamo potuto chiedere loro come sono stati spesi i soldi del bando e quando rimuoveranno gli stalli abbandonati, così come prevede la delibera comunale.

Attraverso una mail, Cleanap ha voluto sottolineare solo alcuni punti: che il Miur è titolare di biciclette e stazioni che finora non ha voluto cederle al Comune di Napoli e che lo stesso Ministero deve ancora versare all’associazione una parte dei soldi. Allora abbiamo contattato anche al Miur, chiedendo il perché siano stati spesi 2 milioni di euro di fondi pubblici per la sperimentazione di un servizio che è stato poi abbandonato, quanti siano i soldi ancora da versare a Cleanap, quando sarà possibile erogarli e, soprattutto, che cosa intende fare delle biciclette di cui detiene la proprietà. A oggi, il Ministero non ha risposto.

"L'assurdità della sperimentazione sul bike sharing - afferma Luca Simeone, presidente del Tavolo per la mobilità sostenibile - è che al termine del bando si sia incagliato in una serie di vincoli burocratici che hanno impedito al Comune di prendere in carico biciclette e stazioni. Le bici, ormai, sono inutilizzabili e ci sarebbe anche un gap tecnologico da colmare".

Nell’ottobre 2018, il Comune di Napoli ha varato un bando rivolto ai privati per reperire 6mila biciclette e far partire nuovamente il servizio. Un bando su cui, però, l’amministrazione non ha voluto investire nemmeno un euro e forse è per questo motivo che, a quasi un anno di distanza, non ha risposto nessuna azienda. "Negli anni passati - prosegue Luca Simeone - c'è stata la cosiddetta bolla cinese, con decine di aziende pronte a offrire gratuitamente il servizio. Questa bolla si è sgonfiata e ora è necessario che il Comune preveda uno stanziamento fisso per un servizio che aiuterebbe a ridurre il traffico veicolare in città".  

Il bando scadrà a ottobre prossimo: "Alla scadenza lo miglioreremo - promette Calabrese - Forse c'è la necessità di una dotazione finanziaria e sto pemendo sulla Giunta perché ciò accada". L’impressione che resta, però, è che il bikesharing non sia una priorità della città di Napoli, né nel Ministero dell’Istruzione che ha dilapidato 2 milioni di euro. Non aiuta la frammentazione di deleghe in giunta comunale con l'assessore Alessandra Clemente (mobilità urbana) che, da alcuni mesi, ha raccolto il testimone del servizio da Mario Calabrese (trasporti).  E certo non sono un esempio le decine di bici elettriche in dotazione a Comune e Municipalità, grazie a un accordo con la Ducati. Sono inutilizzate, parcheggiate a prendere polvere nei cortili dei palazzi istituzionali.

(Restiamo a disposizione del Miur e dell'associazione Cleanap qualora cambiassero idea e volessero esporre la loro ricostruzione dei fatti)

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