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Aumento dei prezzi e del costo della vita a Napoli, crescita vertiginosa da inizio anno: il focus

Gli aumenti più consistenti per i beni alimentari e per le utenze. E intanto l'inflazione erode i risparmi dei napoletani secondo uno studio della CGIA

Un aumento costante nel tempo e generalizzato dei prezzi da inizio anno, con un costo della vita lievitato mese dopo mese. E' questa la fotografia che restituisce un'analisi effettuata da NapoliToday sui dati dei prezzi al consumo in città nel 2022 diffusi dal Comune di Napoli mese per mese. 

L’anno era iniziato con una variazione dell'indice mensile dei prezzi al consumo (NIC) pari a 1,5 nel mese di gennaio e con un tasso tendenziale (4,8) in aumento rispetto al mese di dicembre 2021 (3,7). A febbraio e marzo i primi effetti della guerra in Ucraina, con un aumento dei prezzi dell’energia elettrica (+ 12,4), gas di città e gas naturale (+ 4,5), gasolio per riscaldamento (+ 5,7) nel mese di febbraio ed una vertiginosa impennata nei prezzi di farina e altri cereali (+ 3,4), altri prodotti a base di cereali (+ 4,6) e di generi alimentari come le categorie altri oli (+ 9,0), frutta fresca (+ 8,2) e surgelati.

Una crescita costante che nel mese di giugno, ad esempio, ha visto crescere ulteriormente il prezzo dell’energia elettrica (+ 5,4), del gasolio per riscaldamento (+ 6,6) e un’esplosione di costi per gli alimenti per bambini (+ 11,9).

I settori cresciuti maggiormente anno su anno

I settori in cui si è registrato nel capoluogo campano un aumento dei prezzi più elevato a 12 mesi di distanza sono "prodotti alimentari e bevande analcoliche" (+ 10.8), "abitazione, acqua, elettricità e combustibili" (+ 31.3), "trasporti" (+ 9.0) e "servizi ricettivi e di ristorazione" (+ 7.3), secondo il confronto dei dati anno su anno tra agosto 2022 e agosto 2021. 

L'ultima fotografia cittadina

Nel mese di settembre 2022 la variazione dell'indice mensile dei prezzi al consumo (NIC) a Napoli è pari a 0,3. Il tasso tendenziale (8,7) è in aumento rispetto al mese di agosto (8,2). Le variazioni più rilevanti si sono registrate per i frutti di mare surgelati (+ 4,8), latte conservato (+ 7,2), burro (+ 4,2), margarina e altri grassi vegetali (+ 4,6), vegetali freschi (+ 7,9), alberghi, motel, pensioni e simili (+ 11,4).

Inflazione ottobre, la stima dell’Istat a livello nazionale

Secondo le stime preliminari dell'Istat, nel mese di ottobre 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento del 3,5% su base mensile e dell’11,9% su base annua (da + 8,9% del mese precedente).

La forte accelerazione dell’inflazione su base tendenziale si deve soprattutto ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +44,5% di settembre a +73,2%) sia regolamentati (da +47,7% a +62,1%) sia non regolamentati (da +41,2% a +79,5%), e in misura minore ai prezzi dei beni alimentari (da +11,4% a +13,1%), sia lavorati (da +11,4% a +13,4%) sia non lavorati (da +11,0% a +12,9%) e degli altri beni (da +4,0% a +4,5%). Rallentano invece i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,7% di settembre a +5,1%).

Su base annua accelerano i prezzi dei beni (da +12,5% a +17,9%), mentre rallentano di poco quelli dei servizi (da +3,9% a +3,7%); si amplia in misura marcata, quindi, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -8,6 di settembre a -14,2 punti percentuali). Accelerano i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +10,9% a +12,7%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,4% a +8,9%).

L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente ai prezzi dei beni energetici regolamentati (+28,4%), degli energetici non regolamentati (+28,3%) e in misura minore a quelli degli alimentari non lavorati (+2,4%), degli alimentari lavorati (+1,7%) e dei beni non durevoli (+0,7%); in calo invece, a causa per lo più di fattori stagionali, i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dei servizi relativi ai trasporti (entrambi -0,8%).

L’inflazione erode i risparmi dei napoletani

L’inflazione si “mangia” i risparmi: una stangata da almeno 92 miliardi di euro. I conti, realizzati dall’Ufficio studi della CGIA, partono dall’ipotesi che le famiglie italiane abbiano mantenuto nel proprio istituto di credito gli stessi risparmi che avevano a inizio anno. Pertanto, a causa della crescita dell’inflazione stimata per il 2022 all’8 per cento, la dimensione economica reale del deposito bancario ha subito una drastica decurtazione. A pagare il conto più salato sono le famiglie residenti nelle grandi città, dove il caro vita si fa sentire maggiormente.

A livello territoriale le province più penalizzate sono quelle più popolate e tendenzialmente anche con i livelli di ricchezza più elevati: a Roma, infatti, l’inflazione “erode” 7,42 miliardi di euro di risparmi familiari, a Milano 7,39, a Torino 3,85, a Napoli 3,33, a Brescia 2,24 e a Bologna 1,97.

Il problema della povertà energetica in Campania: il dossier di Legambiente

Legambiente Campania, nell’ambito del progetto “Volontari per comunità sostenibili”, ha analizzato anche il problema della povertà energetica nella nostra regione. In Campania, già nel 2021 le famiglie hanno speso in media, per luce e gas, 1.561 euro, il 36% in più rispetto al 2020. Nello specifico, la bolletta elettrica è stata, in media, pari a 704 euro - la seconda più alta di tutta Italia - con un rincaro annuo del 35%; quella del gas, invece, è arrivata a 857 euro, in aumento del 36% rispetto al 2020. [fonte: analisi Facile.it]. Per il 2022, la situazione è ulteriormente peggiorata, in quanto ogni famiglia italiana si ritrova a pagare 1.231 euro in più rispetto al 2020 solo per le bollette di luce e gas (nei primi 9 mesi dell'anno), con la spesa per l'energia aumentata nel biennio 2021-2022 complessivamente del 92,7%. [stima Assoutenti]. Le famiglie italiane che oggi si ritrovano a dover fronteggiare questi aumenti vivono, nella quasi totalità dei casi, in case non efficientate o scarsamente efficientate energeticamente. Ciò aggrava ulteriormente questa situazione: una casa non efficientata comporta dei consumi maggiori, sia di corrente elettrica (se si hanno elettrodomestici vecchi e di classi energetiche basse) che di gas (una casa con un isolamento termico poco efficiente richiede un maggiore quantitativo di gas per raggiungere una temperatura di comfort).

In particolare, in Campania, il 39,6% degli edifici sul territorio campano ha un APE che attesta una classe energetica G, la più bassa. 

"In una situazione già inasprita durante gli anni di pandemia, con la guerra in Ucraina e l’aumento dei costi in bolletta, è destinato ad aumentare un fenomeno già radicato: la povertà energetica. Il numero di persone campane che utilizza luce e gas saltuariamente oscilla tra 1.370.914 e 2.056.371 (tra il 24 e il 36% della popolazione). Davanti a questi dati risultano necessarie misure straordinarie in grado di rispondere alla crisi climatica, energetica e socioeconomica. La riqualificazione energetica, la rigenerazione urbana, l’elettrificazione dei consumi domestici e la modifica degli stili di vita rappresentano l’unica strada. Serve una profonda trasformazione degli edifici e dei quartieri", si legge nel rapporto di Legambiente Campania. 

"La situazione è particolarmente critica nelle regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna), dove la povertà energetica interessa una percentuale delle famiglie residenti compresa tra il 24 e il 36%. La regione maggiormente in difficoltà è proprio la Campania: il numero di famiglie campane che utilizza luce e gas saltuariamente oscilla tra 519 e 779 mila unità. Si parla di un numero di persone compreso tra 1.370.914 e 2.056.371. Questa è una situazione che si era già inasprita durante gli anni di pandemia e che, con la guerra in Ucraina e l’aumento dei costi in bolletta, è inevitabilmente destinata a peggiorare", aggiunge Legambiente, che nei mesi di gennaio, febbraio e marzo 2022 ha effettuato delle analisi termografiche in giro per le dieci municipalità cittadine, per poter dare un quadro di massima dello stato del patrimonio edilizio della città di Napoli, e monitorato una famiglia per ciascuna municipalità partenopea per conoscere meglio le abitudini ed analizzare i consumi. 

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