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L’appello da Ischia di un paziente oncologico: “Non possiamo andare a Napoli ogni volta per curarci”

“Non ce la facciamo più a raggiungere la terraferma per sottoporci alle terapie e agli esami di controllo. Il Rizzoli deve dotarsi al più presto di un centro di radioterapia e del macchinario per la Pet-Tac.” L’appello di Silvio Carcaterra

Il polo oncologico del Rizzoli di Ischia, unico ospedale presente sull’isola, non è dotato né di un centro di radioterapia né del macchinario per effettuare la Pet-Tac (esame diagnostico che consente di identificare il tumore, lo stadio della malattia e la sua evoluzione). Questo costringe i pazienti ischitani che ne necessitano di affrontare ogni volta un viaggio per raggiungere Napoli. “Non ce la facciamo più a fare questa trafila ogni volta che dobbiamo fare una seduta di radioterapia o sottoporci alla Pet-Tac – denuncia a NapoliToday Silvio Carcaterra, paziente oncologico ischitano -. Oltre alla spesa del viaggio che nessuno ci rimborsa, e allo stress cui ci sottoponiamo ogni volta, in inverno siamo anche soggetti alle variazioni delle condizioni metereologiche, così a volte rischiamo di non partire, e a volte di non tornare. E poi c’è chi come me ha un disagio in più, la busta extracorporea”. Ma i disagi che vivono i pazienti oncologici, non finiscono qui. Sì perché se le sedute di radioterapia, chemioterapia e immunoterapia vengono garantite, non sempre lo sono anche gli esami di controllo necessari per monitorare l’evoluzione della malattia. Ogni mese, dopo le prime due settimane, le strutture accreditate esauriscono il budget assegnato dalla Regione, e così i pazienti per effettuare gli esami di controllo devo pagarli di tasca loro. E non tutti se lo posso permettere – denuncia l’A.P.O. (Associazioni Pazienti Oncologici) – poichè le cifre, talvolta, oscillano anche tra le cinquecento e i mille euro per ogni singolo esame.

NapoliToday ha raccolto la testimonianza e l'appello di Silvio Carcaterra, 49 anni, paziente oncologico ischitano, vicepresidente A.P.O (Associazioni Pazienti Oncologici), che ci ha raccontato la sua battaglia contro la malattia e contro le falle del sistema sanitario regionale.

La storia di Silvio

“Il 30 marzo del 2020, dopo aver fatto una colonscopia, su consiglio del mio medico di base - racconta Silvio -, sono venuto a conoscenza di avere il cancro, malattia contro cui ancora oggi combatto. Il 14 aprile successivo sono stato ricoverato al Vecchio Policlinico, dove tre giorni dopo mi hanno sottoposto all’intervento chirurgico. Mi sono dovuto operare a Napoli perché al Rizzoli di Ischia, a causa dell’emergenza Covid, la sala operatoria non era disponibile. Prima dell’inizio di questo calvario, ero secondo ufficiale di coperta della Grimaldi Group di Napoli e svolgevo una vita normale. Quattro giorni a bordo e due giorni di riposo a casa con la mia famiglia. Quel che ancora non riesco a capire è come sia possibile che, nonostante i controlli sanitari periodici cui ci sottopone l’azienda, nessuna anomalia è mai emersa dagli esami. Eppure, improvvisamente, sono stato catapultato in questo inferno, da un giorno all’altro. Per fortuna la fondazione Grimaldi mi sta sostenendo, e in più ho una piccola pensione temporanea di tre anni. Ma mi auguro di poter tornare a lavorare presto in mare. E seppure non potrò pù imbarcarmi per lunghi periodi, spero almeno di poter tornare a occuparmi dei piccoli collegamenti Ischia-Napoli”.

L’inizio di un calvario

 “Da dopo l’intervento di colostomia, porto h24 una sacca per la fuoriuscita delle feci, che dovevo togliere da tempo, ma non riesco a smettere di fare queste benedette sedute di chemio e radio. Ho ancora gli ultimi 4 linfonodi, tutti localizzati per fortuna, da distruggere. Le chemio le faccio qui a Ischia (sono arrivato alla 41esima seduta), ma per le radio sono costretto ad andare ogni volta a Napoli, precisamente a Marano. Sino ad ora ne ho fatte 10, e tutte le volte mi sveglio alle 5.30 per prendere il traghetto e arrivare a Napoli. Portando una sacca esterna non è un viaggio agevole, oltre che dispendioso. Senza calcolare poi il rischio di contrarre il Covid ogni volta nella trafila Ischia-Napoli e viceversa. Le forze si stanno esaurendo per me che ho 49 anni, non capisco come una persona anziana possa affrontare tutto questo, e non capisco come la politica possa consentire una cosa del genere facendo finta di nulla. Da più di un anno sto portando avanti una battaglia per far sì che gli organi competenti mettano al centro della loro agenda il potenziamento del polo oncologico del Rizzoli dotandolo di un centro di radioterapia. Ho mandato una lettera al Papa, che mi ha risposto dicendo che non è di sua competenza. Ho mandato una lettera al ministro Speranza, al Direttore dell’Asl Na 2, Antonio D’Amore, al Presidente della Regione De luca, ai 6 sindaci dei comuni ischitani. Ma sino ad ora non ho ricevuto alcuna risposta concreta. Ischia è costituita da quasi 70 mila abitanti in inverno, mentre in estate supera i 230 mila. La comunità è grande, l’isola ha bisogno di un ospedale che funzioni e che eroghi i servizi sanitari fondamentali”.

L’esenzione 0-48 fantasma

“Ma gli ostacoli che un paziente oncologico che vive a Ischia deve affrontare non finiscono qui. Quando avrò terminato quest’altro ciclo di radio, a metà giugno dovrò sottopormi a una Pet-Tac, sempre a Napoli, perché qui al Rizzoli non hanno il macchinario. E oltre all’ennesimo viaggio che dovrò affrontare, corro anche il rischio di dover pagare di tasca mia l’esame diagnostico. Sì perché l’esenzione 0-48 dal pagamento del ticket per le visite ed esami specifici per la cura del tumore e delle eventuali complicanze, la sospendono e riattivano in continuazione. Io sono vicepresidente dell’ A.P.O. (Associazione Pazienti Oncologici) e ho ricevuto centinaia di email di pazienti oncologici che ci chiedono aiuto perché le esenzioni vengono sospese continuamente e i centri diagnostici chiedono cifre esorbitanti: qualcuno ha chiesto anche 1000 euro, a me ne hanno chiesti 500. Io, attualmente, devo ancora pagare due Pet-Tac da 202 euro l’una (una fatta a maggio e l’altra ad ottobre), perché quando le ho fatte, l’esenzione era sospesa. Ma allora mi chiedo: cosa tengo a fare la 0-48 se devo pagare gli esami di tasca mia, e soprattutto, come fa una persona che ha disponibilità economiche limitate ad affrontare queste spese esosissime. Ti mandano a destra e a manca per fare la documentazione, e una volta che la ottieni è come se non l’avessi”.

L’appello alle Istituzioni

“Mi rivolgo alle Istituzioni: rendete l’isola zona disagiata e potenziate il polo oncologico del Rizzoli, dotatelo del macchinario per le Pet-Tac e del centro per le radioterapie. Sono due cose fondamentali per noi pazienti oncologici. Non possiamo andare ogni volta a Napoli per sottoporci alle sedute o per effettuare i controlli. Non ce la facciamo più a fare questa trafila. Ho visto figli portate in braccio i loro genitori fino a Napoli, piangendo. L’appello che lancio non è solo a nome mio, ma a nome di tutti i pazienti oncologici ischitani, perché questa non è una malattia che fa differenze, che ci chiama per nome, chiunque si può ammalare da un giorno all'altro. L’ospedale deve essere potenziato. Nel 2019 è stato approvato il progetto di ampliamento del Rizzoli, i cui lavori, però, ancora non sono partiti. Mi rivolgo agli organi competenti: fate rientrare nel progetto di ampliamento anche il macchinario della Pet-Tac e il centro per le radioterapie. Alla mia proposta qualcuno ha risposto dicendo che il gioco non vale la candela. "L’investimento è troppo oneroso per il numero di pazienti oncologici che ci sono sull’isola" mi è stato detto. Forse le Istituzioni non hanno la percezione reale della situazione: quando vado al centro per fare le chemio, qui a Ischia, vedo ogni volta un viso nuovo, giovani, meno giovani, donne, anziani. Forio è il comune con più pazienti oncologici, subito dopo viene il comune Ischia. Sull’isola ad oggi ci sono circa 250 persone che necessitano della chemioterapia e della radioterapia. Possiamo fare un breve calcolo: se ogni paziente deve fare 4 Pet-Tac all’anno a una distanza di tre mesi l’una dall’altra, sono mille Pet-Tac all’anno complessive. Ma poi a Ischia arrivano anche i pazienti oncologici da Procida che attualmente ne sono 50. Per loro è molto più agevole il viaggio Procida-Ischia, piuttosto che quello Procida-Napoli. Quindi, con dati alla mano, direi che il gioco vale la candela”.

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