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Crisi Deiulemar, Torre diventa una bomba ad orologeria

Dalla voce di popolo agli sportelli chiusi. La paura toglie il sonno a migliaia di torresi, ma la società assicura: "Siamo solidi"

Una città nel panico. Si presenta così Torre del Greco agli occhi di chi la attraversa in questi giorni. Una città che trema di fronte all'incubo di un fallimento: quello della Deiulemar. La compagnia armatoriale è il simbolo della città corallina e la colonna vertebrale economica della stessa.

Nel nome sono racchiusi i tre vertici armatoriali: Lembo, Della Gatta e Iuliano. Famiglie di enorme potere, sfiancate in questi giorni dalla pressante presenza degli obbligazionisti agli uffici di traversa Vittorio Veneto. Tutti a richiedere certezze su una vox populi che ha scatenato la paura. "La Deiulemar sta fallendo", questa la voce che dalla scorsa settimana ha acceso la scintilla. Da allora le circa tredicimila famiglie che hanno investito per decenni speranze ed economie di una vita nella società, non fanno altro che chiedere certezze e provare a ritirare le proprie risorse. E' servito, per calmare le acque, una conferenza stampa dell'amministratore unico Michele Iuliano: "La società è sana, seppur non immune alla crisi". Queste le parole attese con trepidazione da circa un migliaio di presenti, giunti all'Hotel Mercure-Sakura di via Enrico De Nicola, uno degli alberghi di proprietà della società.

Circa due ore di faccia a faccia per gli azionisti con Giuseppe Lembo e Michele Iuliano. Proprio "Il capitano" (così come Iuliano è conosciuto in città, ndr) ha confessato: "Dico ai torresi di stare tranquilli e di non correre in massa alle nostre sedi. La nostra è una società di caratura internazionale, e abbiamo sempre pagato tutto e tutti. Per mia volontà, i funzionari sono e saranno sempre a disposizione della gente. E, sempre per mia volontà, da anni chiunque può ritirare gli interessi annuali pur lasciando intatto il proprio patrimonio, che comunque potrà ritirare alla scadenza, ma non prima. Per ogni dubbio, poi, non c'è solo la liquidità, ma ci sono i beni. Questo albergo (il Mercure-Sakura, ndr), quello che stiamo costruendo nei pressi del porto, quello di Napoli, le navi e tanto altro ancora sono della Deiulemar, e quindi dei cittadini, perché la Deiulemar sono loro. I beni sono qui e non scappano, né tantomeno fuggiamo noi". Sulla stessa linea Giuseppe Lembo che ha chiarito anche il passaggio di due navi ad un'altra compagnia: "Le navi in questione - ha spiegato Lembo - sono due e sono ora di proprietà della Ledi Shipping. Ma la Ledi, contrariamente a quanto dicono le voci di popolo, non è un'azienda straniera, bensì una società del gruppo Deiulemar. "Ledi", infatti, non sono altro che le iniziali dei nostri cognomi (Lembo, Della Gatta, Iuliano, ndr)".

Tutto tranquillo? Macchè. Nemmeno quarant'otto ore che la bomba ad orologeria innescata in città ha suonato un nuovo campanello d'allarme. La Deiulemar ha chiuso di colpo gli uffici lo scorso lunedì, rifiutandosi di ricevere gli obbligazionisti e di pagare le scadenze. Quello che sembrava un segnale di alta tensione è stato successivamente spiegato dai vertici come un gesto obbligato, e dovuto al fatto che, approfittando della situazione burrascosa, qualcuno si era presentato agli uffici con obbligazioni false pretendendo il ritiro del proprio capitale. Necessario, quindi, fare un censimento delle obbligazioni, il che terrà le porte della società chiuse ai cittadini almeno fino al prossimo 31 gennaio. Nel frattempo, ai torresi non spetta altro che mantenere la calma.

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