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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Pomigliano Fiat, iscritti alla Cgil dimezzati a causa di "ricatti"

Il capo agli operai: "Lo sapete, non dipende da me: ma per il vostro bene vi consiglio di cancellarvi dalla Fiom. Credetemi, l'ho sentito dal direttore in una riunione che tutti gli iscritti Fiom non passeranno alla Fip"

A Napoli sono in molti ad essere superstiziosi. Anche gli operai della Fiat lo sono, e hanno scelto di non iscriversi alla Cgil  perché "porta male".

I numeri parlano chiaro: se poco più di un anno fa erano 629 gli aderenti al sindacato di Landini, al 31 dicembre 2011, dopo il varo della newco Fabbrica Italia Pomigliano, l'uscita da Confindustria e l'avvio del progetto di Marchionne, sono scesi a 212. Una perdita secca di 417 iscritti, pari ai due terzi. 

"Gli hanno fatto capire che essere iscritti alla Fiom non aiuta", spiega Maurizio Mascoli, della segreteria regionale dei metalmeccanici della Cgil. "Quello che è accaduto è il frutto di ricatti, pressioni indebite, blandizie. Tutto con un unico obiettivo: estromettere dall'azienda l'unico sindacato che si ostina a comportarsi come tale".  Un'affermazione dura e significativa ripresa da Pietro Falco di repubblica.it.
 
 La risposta della Fiom è stata altrettanto severa. Prima un libro bianco che raccoglie le testimonianze delle pressioni esercitate dai vertici aziendali. Poi un esposto alla Procura della Repubblica di Nola, a firma del segretario della Fiom di Napoli e della Campania, Andrea Amendola. infine, un ricorso depositato presso il Tribunale civile di Roma, a nome di Maurizio Landini e su mandato di 21 operai di Pomigliano.
 
"Il capo ci avvicinava uno ad uno e con modo molto amichevole ci diceva: 'Lo sapete, non dipende da me: ma per il vostro bene vi consiglio di cancellarvi dalla Fiom. Credetemi, l'ho sentito dal direttore in una riunione che tutti gli iscritti Fiom non passeranno alla Fip, Fabbrica Italia Pomigliano", racconta un operaio.
 
Da brivido la storia di una carrellista: "Ero disperata. Mi recai dall'assistente sociale presente in azienda, pensando che avrebbe potuto mediare con la direzione. Spiegai il mio disagio di mamma separata, con tre figli, senza genitori e senza assegni di mantenimento. La implorai di aiutarmi, perché non riesco a sostenere nemmeno le spese più elementari, come i libri di scuola per mia figlia. Figurarsi le bollette. Lei si mostrò comprensiva e si dichiarò disponibile per cui tornai a casa speranzosa. Ma i giorni passavano e non ricevevo notizie. Al che, circa due mesi dopo, mi recai nuovamente dall'assistente sociale. Lei, imbarazzata, mi disse che non si erano verificate occasioni per il mio caso. Io ribattei: 'Mi vuole prendere in giro? Sono una carrellista, i miei colleghi lavorano costantemente. La smetta di raccontarmi balle. Forse è la mia iscrizione alla Fiom il problema?'. Lei rimase di stucco  e mi rispose: 'Ah, ecco perché non ho avuto risposte dalla direzione: saprà che questo è un problema...".
  

 

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