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Pianura Porto / Via Loggia dei Pisani

Lo scandalo della gestione dei rifiuti: affidata a chi avvelenò Pianura

A dimostrarlo un'inchesta del Corriere della Sera che ripercorre i passi della tragica vicenda della discarica di Contrada Pisani, terminata con prescrizione dei reati e tanta rabbia

Pianura e la discarica di Contrada Pisani: uno scandalo senza fine. Anni di sversamenti di rifiuti speciali, tossici, industriali (molti dei quali provenienti dal nord italia) e pericolosi e di una mala-gestione che ha consentito questi conferimenti senza alcun processo reale di sicurezza.

A tornare sulla scandalosa gestione della discarica dei veleni è Amalia De Simone per il Corriere della Sera. La giornalista dimostra con la sua inchiesta come ancora oggi parte della gestione dello smaltimento dei rifiuti sia stata affidata sempre alle stesse persone e gruppi imprenditoriali che per anni hanno dimostrato incapacità gestionale con la discarica di Pianura, contribuendo di fatto all'avvelenamento di un territorio che non ha più lacrime per piangere i propri morti, sterminati da patologie tumorali collegate inequivocabilmente a fattori ambientali.

De Simone spiega anche come tutto questo sia potuto accadere: la Sapna, società controllata dalla Provincia (in questo momento presieduta da Luigi Cesaro) e che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti, ha affidato una serie di servizi per lo smaltimento dell'immondizia alla Cosmer con contratti milionari. E la Cosmer, spiega ancora la giornalista, è una società gestita dalle stesse persone che per anni hanno avuto in affidamento lo smaltimento per la discarica di Pianura, i Di Francia, anche se con aziende sempre diverse negli anni e insieme ad altri imprenditori. Aziende come la Di.Fra.Bi e la Elektrica, che sono società anche colpite da interdittive antimafia perché a rischio di infiltrazioni camorristiche.

Alla giornalista del Corriere, risponde lo stesso direttore tecnico della Sapna Giovanni Perillo, il quale spiega che non esistono questioni di opportunità: "Noi applichiamo le norme - è la dichiarazione di Perillo che si legge nell'inchiesta -, se la prefettura ci segnala titolari di ditte con requisiti di non onorabilità allora provvediamo ad escluderle altrimenti abbiamo il dovere di tutelare anche i nostri contraenti".

Insomma tutto secondo legge e non è colpa di nessuno se per vent'anni la stessa gente ha continuato a far danni? Amalia De Simone spiega a questo punto, però, che da una perizia "disposta dalla procura di Napoli risulta che la Cosmer è stata addirittura preferita ad altre ditte che, nella manifestazione di interesse, avevano fatto offerte più vantaggiose". Non tutto sarebbe allora così trasparente e uno dei processi che ha riguardato una la gestione della discarica di Pitelli di La Spezia (affidata ad una delle tante aziende in cui compaiono i nomi sempre dalle stesse persone) è durato 15 anni, con l'accusa di disastro ambientale doloso. Processo in cui fu addirttura ipotizzato lo smaltimento di scorie belliche, terminato poi con una sentenza di assoluzione per tutti per insufficienza di prove.

Per quanto riguarda la Cosmer, Salvatore Carli, consulente di varie procure, autore di saggi e membro dell'autorità anticorruzione voluta dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris spiega alla giornalista del Corriere che il commissariato per l'emergenza rifiuti stanziò 2 miliardi e mezzo di lire per la bonifica e la messa in sicurezza della cava di Pianura e l'area circostante, bonifica mai avvenuta con la conseguenza che la discarica è ancora molto pericolosa a causa delle fuoriuscite di biogas e percolato.

Eppure, si legge ancora nell'inchiesta, nonostante gli esposti di centinaia di cittadini danneggiati irreparabilmente dall'avvelenamento scellerato del territorio e un'inchiesta in corso, nessuna giustizia potrà essere fatta, perché tutti i reati sono ormai andati in prescrizione (truffa aggravata ai danni dallo Stato per il denaro percepito, illecita erogazione di soldi pubblici e falso in relazione alla chiusura della discarica e al collaudo). Troppi gli anni trascorsi (l'inchiesta è iniziata del '95) e il pm ha dovuto  chiedere l'archiviazione per i tre indagati, il direttore dei lavori e i collaudatori che hanno curato la chiusura della discarica.

L'ipotesi di reato più spaventosa, emersa dall'inchiesta, è certamente quella di "disastro ambientale colposo ed epidemia colposa per il presunto incremento di tumori e malformazioni negli ultimi vent’anni nel quartiere di Pianura", per i quali nelle carte dell'inchiesta compaiono anche fascicoli allegati con i nomi di diverse di aziende del nord Italia che avrebbero smaltito illegalmente a Pianura ogni sorta di scarto tossico: amianto, vernici,  solventi, collanti, resine, alluminio, fanghi, ceneri di centrali elettriche e persino olii con codice di rischio R45, l'indicatore dei livelli delle sostanze potenzialmente cancerogene.

Tutto archiviato quindi, anche la parte delle indagini che riguardano l'ipotesi di epidemia colposa perché i dati che la procura ha accumulato non sarebbero sufficienti in un processo.  "Per ottenere delle «prove» che reggano in un processo - scrive la giornalista - bisogna avere anche una serie di dati circoscritti all'area della discarica, (dati che invece non esistono) oltre ad una serie di casi-controllo su soggetti sani (naturalmente ci sarebbe bisogno di volontari). Solo così potrebbe essere dimostrato il nesso causa - effetto tra lo sversamento dei rifiuti tossici e l'aumento dei tumori. Inoltre in Campania non esiste un registro tumori" e non si sa quando e se verrà avviato. Per quest'ultimo punto, almeno, la partita è ancora aperta.

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