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Bagnoli dal 2011 a oggi: Del Giudice e Piscopo ricostruiscono quanto fatto dal Comune

Gli assessori all'Ambiente ed all'Urbanistica hanno spiegato in un comunicato la storia dei fondi sulla bonifica recentemente al centro di polemiche, ed attaccano il commissario Salvo Nastasi

Cinquanta milioni di euro: è la cifra che secondo Marcello Taglialatela il Comune di Napoli avrebbe ricevuto nel 2011 e mai utilizzato per la bonifica di Bagnoli. Fondi sui quali, dopo gli esposti del deputato di Fdi-An a Procura di Napoli e Corte dei Conti, sono intervenuti gli assessori all’Ambiente e all’Urbanistica, rispettivamente Raffaele Del Giudice e Carmine Piscopo.

Secondo Taglialatela, l'amministrazione non avrebbe utilizzato i fondi destinati dal Ministero al Comune per la bonifica generando “un danno di dimensioni inestimabili per il rilancio economico ed occupazionale dell’intera area”. Si tratta però – questa la risposta dei due membri della giunta de Magistris – di “affermazioni inesatte e fuorvianti”.

“L’area di Bagnoli è un un’area Sin (Sito di Interesse Nazionale) – spiegano gli assessori – ora Sir, e come tale tutte le opere di bonifica sono di competenza statale e i singoli interventi sono preventivamente approvati dal Ministero dell’Ambiente”. Nel 2009 il Provveditorato alle Opere Pubbliche della Campania redige un progetto per la “Rimozione della colmata a mare e bonifica dell’area marino-costiera del sito di interesse nazionale Bagnoli-Coroglio”, in totale lavori per 175 milioni “al netto del costo del trasferimento del materiale a Piombino”.

“Poiché gli stanziamenti disponibili erano pari a 100 milioni, di cui 50 a carico del Ministero dell’Ambiente e 50 a carico del Ministero dell'Economia – vanno avanti Piscopo e Del Giudice – il Provveditorato alle Opere Pubbliche predispone uno stralcio funzionale delle opere per un valore complessivo di 96milioni di euro”. Nel novembre 2011 al Comune vanno “48,1 milioni di euro del Ministero dell’Ambiente destinati alla rimozione della colmata e alla bonifica del mare di Bagnoli, così come previsto nell’accordo di Programma del dicembre 2007 denominato ‘Bagnoli-Piombino’”.

Nel 2012 – mentre nel frattempo il Comune di Napoli era subentrato al commissario governativo – viene aggiudicato il bando del Provveditorato. La ditta seconda classificata presenta ricorso al Tar che annulla gli atti, sentenza confermata dal Consiglio di Stato nel dicembre 2013. Due mesi prima l'Accordo di Programma Quadro veniva risolto consensualmente dai sottoscrittori.

Il Comune intanto aveva chiesto nella primavera del 2012 “gli ulteriori 75 milioni necessari per il completamento della rimozione della colmata e la bonifica dell’area marina (secondo il progetto del Provveditorato)”. “Non solo la risposta per gli ulteriori 75 milioni fu negativa – vanno avanti gli esponenti della giunta de Magistris – ma persino i 50 milioni di competenza del Ministero dello Sviluppo Economico per la bonifica, previsti dall’Accordo di Programma del 2007, erano stati definanziati dal Governo Monti. Un ulteriore scippo al Sud passato nel silenzio più totale da parte dei tanti che oggi si stracciano le vesti per Bagnoli”.

I fondi quindi erano passati da 175 a 48,1 milioni. “L’amministrazione ha richiesto più volte al Ministero dell’Ambiente di intraprendere iniziative su questa materia, che la legge riserva in maniera esclusiva al Ministero, richiedendo anche a Governo e Parlamento di farsi carico dei necessari finanziamenti per la bonifica del mare e l’eliminazione della colmata”. Gli sforzi dell’Amministrazione hanno ottenuto la sottoscrizione il 14 agosto 2014 del protocollo d’intesa per la bonifica di Bagnoli sottoscritto dal Sindaco, dal Presidente del Consiglio e dal Presidente della Regione Campania – raccontano Del Giudice e Piscopo – Protocollo immediatamente disatteso dal Governo con la promulgazione del Decreto legge 133/2014, cosiddetto 'Sblocca Italia', che nominava un Commissario per le bonifiche e la 'rigenerazione urbana' di Bagnoli”.

“Va ancora evidenziato che nella primavera del 2013 dopo il sequestro giudiziario di parte delle aree conferite alla Bagnolifutura, viene nominato un 'custode giudiziario dinamico' e, in accordo tra Comune e Ministero, ad esso viene affidato il compito di gestire la barriera idraulica di protezione della acque di falda che attraversavano le aree inquinate di Bganoli. Per tale attività viene stanziata la somma di 3,5 milioni dei 48,1 disponibili, per interventi, tutt’ora in corso”.

Gli assessori poi ricordano l'ordinanza sindacale in cui veniva ordinato a Fintecna di provvedere all’eliminazione della colmata. E “successiva lettera dello scorso dicembre 2015, indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri, il Governo a provvedere, come è sua competenza esclusiva, al recupero del danno ambientale prodotto”.

“Pertanto – ribattono Del Giudice e Piscopo – affermare che l’Amministrazione comunale non ha speso per Bagnoli i fondi a sua disposizione è totalmente falso. Le dichiarazioni di alcuni esponenti politici e la denuncia dell’onorevole Taglialatela hanno trovato un appiglio nelle dichiarazioni che alcuni giornali hanno attribuito al Commissario Nastasi, che addebitava al Comune il mancato utilizzo di presunti 70 milioni (?) assegnati e non spesi. Il Commissario, se ha dichiarato quello che gli attribuiscono i giornali, assume oggettivamente un ruolo diverso da quello assegnatogli dal contestato art. 33 dello 'Sblocca Italia'. In quanto rappresentante dello Stato, il Commissario ha il dovere di ricostruire fedelmente quanto accaduto negli anni, provvedere a quanto di competenza del Governo ed evitare di introdurre elementi di polemica politica fuorvianti e, come da lui stesso dichiarato, non utili alla città. Piuttosto, va rilevato con sconcerto che mentre in tutta Europa le progettazioni concorrono verso formule partecipate e condivise, dalle nostre parti il Governo continua a promuovere una superata e fallimentare politica urbana dello ¥€$ (Yen, Euro, Dollaro)”.

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