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Giovedì, 28 Marzo 2024
Chiaia Chiaia

Il verde a Napoli: una passeggiata in Villa Comunale tra bellezza e degrado

Lo storico parco del quartiere di Chiaia abbandonato all'incuria tra rifiuti, verde non curato e monumenti vandalizzati. All'esterno, via Caracciolo piena di venditori ambulanti abusivi

La realizzazione del parco storico del quartiere di Chiaia risale al 1780. Pensato come luogo di passeggio per la nobiltà partenopea dell’epoca e in modo particolare per il re Ferdinando IV di Borbone, è ispirato alle "Tuilieres" parigine. Una nascita blasonata, per la bella Villa Comunale, che aprirà le sue porte a tutte la popolazione solo successivamente all’Unità d’Italia.

Il parco è molto vasto, copre una superficie di circa 110.000 mq e al suo interno ospita anche la Stazione zoologica Anton Dohrn con l'Acquario (il più antico d’Europa), il Circolo della Stampa oltre a statue e fontane del ‘700 e ‘800.

Tra il 1997 e il 1999 la Villa Comunale è stata posta a restauro con la costruzione di 4 nuovi chioschi, un nuova pavimentazione e un nuovo impianto di illuminazione (che fu al centro di grandi polemiche per il suo aspetto ultramoderno, in forte contrasto con l’aspetto neoclassico del parco).

La passeggiata ha inizio dall’ingresso principale, quello di piazza Vittoria, ma il primo impatto non è dei migliori. Il parcheggiatore abusivo di turno cerca di convincerci che di domenica non c’è necessità di pagare il tagliando comunale per la sosta (il “grattino”, che occorre pagare tutti i giorni in quella zona), ma si allontana non appena capisce che non cadremo nella truffa. Entriamo finalmente in Villa, che ci appare subito in stato di evidente abbandono e degrado. Ai margini del sentiero principale c’è sporcizia e ci sono rifiuti abbandonati. Tanti i clochard che trovano rifugio nelle aiuole del parco e che riducono intere aree verdi ad un immondezzaio, ma non si tratta solo dei barboni. Comitive di cittadini e di turisti fanno la loro parte bivaccando al fresco della radura senza poi preoccuparsi di raccogliere bene i rifiuti e soprattutto di differenziarli con accortezza. Così che i contenitori traboccano di ogni tipo di materiale anche se, ad esempio, sono destinati alla sola frazione umida.

La Villa Comunale - V. Graniero/NapoliToday

Non è un belvedere nemmeno quello degli antichi monumenti, di architettura neoclassica, tutti vandalizzati e con parti mozzate, nonostante fossero stati restaurati poco più di 10 anni fa. La grande Cassa Armonica (di Enrico Alvino, risalente al 1877) è chiusa da transenne in rete metallica, ma anche quelle sono dissestate e un po’ pericolose per i passanti, soprattutto per i bambini. I residui della potatura delle tante specie di alberi e piante sono ancora in terra, raccolti in mucchi che danno un senso di abbandono e fanno rabbia. Un lavoro sciatto, non finito.

La strada è polverosa, troppo pur trattandosi di un parco verde, non c’è nessun controllo, tanto che un clochard un po’ brillo può urinare in tutta tranquillità vicino ad una panchina del sentiero principale e molti proprietari di cani possono ‘dimenticare’ a casa l’occorrente per raccogliere gli escrementi dei propri cani. Dà certamente un senso di amarezza vedere un grande parco storico della nostra bella città ridotto così, abbandonato, lasciato nell’incuria e nella sporcizia.

La passeggiata prosegue lungo la stazione zoologica, punta di diamante della villa. L’acquario ospita molte specie marine e tante sono le tartarughe ferite, che qui trovano soccorso e che una volta curate vengono di nuovo restituite al proprio habitat naturale, grazie ai nostri bravi ricercatori.

Infine, appena fuori dal parco, la bellissima via Caracciolo, il nostro invidiabile lungomare, sta per riempirsi di venditori ambulanti abusivi di merce contraffatta. È domenica pomeriggio, comincia un mercatino caotico di illegalità che non ha niente a che vedere con quelli della Coldiretti, dell’artigianato o magari dell’antiquariato che di tanto in tanto ospita la Villa. Intanto è ora di terminare la nostra passeggiata, anche se con un bel po’ di amaro in bocca.

(Ottobre 2011)

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