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Il Torino insegue contro il Napoli il primo risultato positivo con Longo in panchina

La squadra di Longo chiamata al riscatto contro gli azzurri

Cambiare per provare ad invertire una spirale negativa che sta trascinando la squadra sempre più in basso dopo che ad inizio annata i propositi manifestati dalla società erano quelli di provare ad inserirsi nella lotta per una delle prime sei posizioni. Questa la motivazione principale che ha spinto il presidente Urbano Cairo ad assumere la, pur sempre dolorosa, decisione di sollevare Walter Mazzarri dall'incarico di allenatore della prima squadra del Torino dopo il roboante 0-4 incassato al Via del Mare contro il Lecce di Liverani da una squadra apparsa, in quel momento, incapace di reagire. In una situazione di particolare difficoltà, soprattutto dal punto di vista psicologico e motivazionale, il club ha deciso di affidare la panchina ad un allenatore capace di testimoniare nel quotidiano un forte attaccamento ai colori sociali e quello spirito granata che spinge sempre a gettare il cuore oltre l'ostacolo. La dirigenza ha individuato il profilo giusto in Moreno Longo. Il tecnico che ha conquistato una promozione in serie A alla guida del Frosinone ma soprattutto ha condotto la primavera granata alla vittoria del titolo di campione d'Italia nel 2015, dopo un’attesa durata ben ventitré anni, non ha però iniziato la nuova avventura nel migliore dei modi rimediando, nei primi centottanta minuti, due ko che portano a cinque il numero di battute d'arresto consecutive. Prioritario riuscire ad arrestare la crisi di risultati nel più breve tempo possibile per evitare di ritrovarsi alle soglie della zona retrocessione, situazione che potrebbe creare non pochi grattacapi ad una formazione poco incline ad un determinato tipo di lotta.

Se il buon rendimento del pacchetto arretrato era stato forse il principale punto di forza della precedente gestione bisogna ora ritrovare, nel più breve tempo possibile, la solidità di un reparto che nelle ultime cinque uscite ha incassato diciassette segnature, alla preoccupante media di più di tre a partita. Lecito attendersi un atteggiamento tattico che in fase di non possesso miri a creare notevole densità soprattutto nella zona nevralgica del rettangolo verde per inaridire alla base lo sviluppo della manovra dei padroni di casa privando i palleggiatori napoletani delle linee di passaggio necessarie a cercare l’imbucata vincente.

Dal punto di vista tattico il nuovo allenatore schiera la squadra secondo i dettami di un 3-5-2 nel quale Rincon e Lukic costituiscono la cerniera centrale di centrocampo mentre Baselli, oltre a dare una mano ai due compagni di reparto, riveste anche il ruolo di incursore nell’area avversaria. A De Silvestri e Ansaldi il compito di presidiare le fasce nel tentativo di arginare l’azione degli esterni partenopei. La gran parte delle fortune granata non può che passare dalla vena realizzativa del capitano e principale realizzatore Andrea Belotti, nove fin qui i gol messi a referto dal centravanti, che non segna dalla sera dello scorso cinque gennaio quando grazie alla sua doppietta la formazione ospite ha superato i giallorossi all’Olimpico.

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