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Domenica, 28 Aprile 2024
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"Napoli e la Georgia accomunate dall'ospitalità e dai rapporti cordiali. Kvara è una speranza per molte persone"

L'intervista a Giorgi Kekelidze, il noto scrittore georgiano autore del libro "La Georgia di Kvara", diventando un vero e proprio bestseller in patria

E’ stato presentato venerdì scorso, presso l’aula magna storica dell’università degli studi di Napoli Federico II, il libro di Giorgi Kekelidze “La Georgia di Kvara”. Il volume, pubblicato il 15 dicembre in Italia, è dedicato alla storia e alle origini di Khvicha Kvaratskhelia. L'opera in Georgia è diventata ormai un bestseller. Oltre che del calciatore del Napoli, il libro racconta agli italiani degli antenati dell'attaccante, del villaggio natìo, Nakifu, della bellissima natura di questo Paese, dei suoi angoli imperdibili e della gente meravigliosa che ancora oggi mantiene con il calcio un rapporto speciale.

L’autore

Giorgi Kekelidze è un poeta, prosatore, saggista, sceneggiatore e conduttore televisivo georgiano. E’ anche direttore della Biblioteca Nazionale del Parlamento della Georgia. E’ fondatore del movimento per l’istruzione “Equilibrium”ed è stato, inoltre, iniziatore della creazione del Museo del libro, della stampa e della scrittura di Tbilisi.

Kekelidze si è aggiudicato premi prestigiosi come “Saba” e “Tsinandli”. I suoi libri, tra cui “I Diari di Guria” e “Le storie di Thoma”, sono dei veri e propri bestseller, tradotti in diverse lingue nel mondo. 

In qualità di direttore della Biblioteca Nazionale della Georgia è stato protagonista nei giorni scorsi di un momento storico, siglando un memorandum di collaborazione con la Biblioteca Vaticana che porterà all’apertura degli archivi più importanti per gli scienziati georgiani e alla creazione di banche dati digitali reciproche. 

Presentazione "La Georgia di Kvara" - foto M.Parisi/NT

La prefazione di Diego Maradona junior

A firmare la prefazione del libro, insieme ad Aka Morchiladze, Diego Maradona junior: "È stato molto emozionante leggere di mio padre, Diego Armando Maradona, tanto amato dal popolo georgiano e che pure è stato in Georgia. Sono sicuro che oggi sarebbe molto orgoglioso di Khvicha e del suo Napoli. Avrebbe molto apprezzato che nel finale di questo libro, Khvicha sia descritto dalla gente comune, quella del mercato di Nakifu, il suo paese natale che lo ricorda con grande amore e con la gioia che forse solo il calcio può dare", scrive il figlio dell’ex capitano del Napoli nel corso della prefazione. 

All’interno del libro c’è anche uno scatto di Zurab Gengiuri che ritrae il ‘Pibe de oro’ in occasione di una partita amichevole disputata a Tbilisi il 25 ottobre 2008 tra leggende del calcio georgiane e argentine.

La Georgia di Kvara libro-2

L'intervista

Giorgi Kekelidze, innanzitutto che emozione hai provato nel presentare il tuo libro a Napoli in un luogo così iconico e suggestivo come l'aula magna storica dell'Università Federico II?

"Naturalmente è stato un grande onore per me rappresentare il mio paese nativo in una delle università più antiche del mondo. Il nostro team ha affrontato questa presentazione con grande responsabilità e penso che sia stata una serata fantastica".

Nel corso della presentazione, parlando de "La Georgia di Kvara", lo hai definito un libro "che rappresenta un ponte tra due popoli". Quanto possono essere importanti lo sport e la cultura, in questo momento così particolare a livello globale, per unire popolazioni geograficamente distanti?

"Penso che lo sport, che fa parte della cultura in generale, abbia un grande ruolo nel connettere e unire persone, parti e paesi. Lo scopo di questo libro è quello di invogliare gli italiani a conoscere meglio l'arte georgiana, l'etnografia, la natura, la storia, lo sport". 

Nel tuo libro parli degli anni bui per il popolo georgiano sotto il regime dell'Unione Sovietica, in cui il calcio, lo stadio, rappresentavano per la gente una delle poche possibilità per sognare, l'unico modo di ritrovarsi nella "stanza della libertà" per 90 minuti. Accade così anche in alcune periferie di Napoli, dove i bambini e i ragazzini del posto hanno solo il calcio e poco altro per farlo. Maradona arrivando in città disse che sarebbe voluto diventare l'idolo dei bambini poveri di Napoli perché gli ricordavano la sua infanzia in Argentina. Credi che l'impresa, sportiva e non solo, della vittoria di uno scudetto dopo 33 anni, con grandi protagonisti e trascinatori due ragazzi come Kvaratskhelia e Osimhen che provengono da Paesi non ricchi e con storie particolari, rappresenti un po' una chiusura del cerchio di un lungo filo logico del destino? 

"Esistono paralleli simbolici molto precisi e profondi. La vittoria del Napoli è particolarmente importante da questo punto di vista, e il fatto che molte persone nella patria di Khvicha e Victor siano in difficoltà, e il calcio sia per loro una sorta di oasi, non è del tutto casuale. Durante il periodo sovietico, il calcio era l'elemento più caratteristico e  importante dell'identità nazionale per i georgiani, che ora ha assunto la forma di un pilastro sociale. Il fenomeno Maradona e il Napoli non sono stati solo sport e calcio. Osimhen e Kvaratskhelia hanno gli stessi ruoli nei rispettivi paesi". 

Cosa rappresenta in questo momento Kvaratskhelia per la Georgia? Parlando di Khvicha nel libro scrivi che lui "sarà in grado di sanare le crepe che si sono formate nel corso del tempo..."

"Khvicha è un atleta importante e rappresenta una speranza per molte persone che il talento e duro lavoro viene apprezzato. Abbiamo però altri atleti altrettanto importanti e di spessore internazionali in vari ambiti, e di loro siamo molto orgogliosi". 

Quella di Kvaratskhelia è una famiglia che vive per il calcio. Tutto è iniziato dal nonno calciatore, per poi proseguire con il padre Badri. Nel tuo libro racconti anche curiosi aneddoti, come ad esempio il singolare modo di vivere questo sport della nonna di Khvicha, la signora Dunia, o le riunioni a casa dello zio Tamaz per seguire tutti insieme le partite del Napoli in tv. Pensi che ciò abbia contribuito in maniera determinante al suo modo di vivere il calcio in maniera così appassionata e professionale?

"Penso che la famiglia abbia avuto un ruolo importante nel suo successo. L'ambiente in cui è cresciuto era basato sul culto dal calcio, e il suo fanatismo si basava anche su questo, anche se il suo grande talento e il suo entusiasmo sono stati determinanti". 

Credi che proprio nel nome di Khvicha si possa creare un legame tra il popolo napoletano e quello georgiano che rimanga nel tempo, un po' come avvenuto tra Napoli e il popolo argentino per Maradona?

"Prevedere il futuro è un compito difficile, anche se la stagione passata è già un buon segno. Vediamo come evolveranno le cose, anche se Napoli in Georgia è già molto amata". 

Sei stato in questi giorni nuovamente a Napoli. C'è qualcosa della città, che, in qualche modo, un po' ti ricorda la Georgia?

"Napoli è una città magica, con un'aurea e una magia straordinaria. La prima cosa che ci accomuna è l'ospitalità e i rapporti cordiali e senza barriere. Ci auguriamo che verrete a trovarci e visiterete la Georgia, dove vi mostreremo la nostra grande ospitalità". 

(Si ringrazia Maka Khachoshvili)

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