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De Laurentiis: "Chiamai sia Allegri che Gattuso. Con Rino ci siamo presi subito"

Il presidente del Napoli ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport

Il Presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport. Tanti i temi toccati, dallo straordinario successo in Coppa Italia al rapporto con il tecnico Gattuso.

Tra tre Coppe Italia e una Supercoppa, Aurelio De Laurentiis avrà l’imbarazzo della scelta per indicare la più bella

"In genere, si dice che il primo amore non si scorda mai. Ma il trionfo dell’altra sera ha un sapore diverso e speciale. Arriva dopo un periodo dolorosissimo per l’umanità intera, Sud compreso, e rappresenta un passo verso la normalità. Sa di riapertura, pare un sipario che si alza. O meglio ancora, sa di alba: è come se stesse risorgendo il sole".

Fotografie di una serata indimenticabile: la prima telefonata? 

"Mi pare di ricordare Claudio Lotito, doveva essere mezzanotte. Poi ho chiuso il telefono e stranamente ho dormito sino alle nove, io che alle sei sono già sveglio".

Lei e Gattuso vi vedrete presto

"Ci siamo già incontrati prima della gara, abbiamo chiacchierato come al solito, non avremo problemi a far convergere le nostre idee. Ci siamo presi subito, ha avuto un effetto immediato su questa squadra che per me è fortissima. Non lo dico da oggi, non sono neanche io a dirlo: è il campo che lo sostiene. L’anti-Juventus siamo stati noi in questi anni, per quel che abbiamo vinto e per quello che abbiamo rischiato di vincere".

Cosa ci ha messo di suo, Gattuso? 

"L’autorevolezza che l’ha fatto entrare nella testa dei ragazzi. Una empatia che è scattata subito, tra me e lui, tra lui e in calciatori. Mi riconosco di averci visto giusto e, con modestia, di aver avuto sempre fiuto nella scelta dei tecnici".

Lo bloccò dopo aver parlato con Allegri e non è leggenda metropolitana

"Ho l’abitudine di fare valutazioni ampie e volevo sentire sia Allegri che Gattuso. Chiamai prima Allegri, con cui ho un rapporto diretto e di stima da anni e quando gli telefonai fu onesto e mi disse: 'Aurelio, sto fermo, ne ho bisogno, non c’è preclusione assoluta, perché avete realizzato un progetto straordinario. E poi noi due ci vogliamo bene. Ma ho deciso di starmene un po’ tranquillo'. Chiamai Rino, come da copione, e venne a Roma: e adesso eccoci qua".

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