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"Viva 'o Senegal": comunità africana e napoletani fanno il tifo insieme

La partita tra Senegal e Colombia è stata vista da centinaia di persone, che in città si sono radunate ovunque. I Leoni allenati da Cissè escono dai Mondiali per una regola discutibile

Estromessi da una regola che si potrebbe definirebbe “buonista”: il destino del Senegal in questi campionati mondiali è stato amarissimo, soprattutto per l’ottimo livello calcistico messo in mostra dai Leoni allenati da Cissè. A Napoli la comunità africana ha seguito la partita attraverso ogni dispositivo possibile. Nel centro storico molte maglie tricolore verde-giallo-rosso, tanti gruppetti che hanno ascoltato la radio seduti in piazza, giovani che alle 15:50 correvano per assistere al calcio d’inizio.

"Viva 'o Senegal": comunità africana e napoletani fanno il tifo insieme (foto schiavon)

All’esterno di un centro scommesse nei pressi di piazza Garibaldi, sotto il sole cocente, si radunano in venti. Alcuni hanno trascinato qui la merce che quotidianamente vendono per tirare a campare,. Al diciassettesimo atterramento in area di Sadio Manè. Si esulta per il rigore, la decisione dell’arbitro sembra sacrosanta, poi arriva la rettifica dopo il controllo del Var. Resta un po’ di delusione, ma c’è nel gruppo chi spiega che il contatto è lieve, il rigore si può non dare, e pazienza. Il primo tempo termina 0-0. Scatto una foto.

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Durante l’intervallo molti parlano in italiano tra loro. A tifare Senegal, in questa via Poerio crocevia di decine di nazionalità, c’è un intero continente che spesso ha l’italiano come lingua comune. Stupisce la consapevolezza della situazione politica italiana: “Qualcuno se vede la tua foto la manda a Salvini e dice che ‘siamo sfaticati’”, mi dice un ragazzo sorridendo. Il pareggio andrebbe bene al Senegal ma “bisogna vincere”, spiega il più anziano del gruppo. Il Senegal attacca con Mané e Keita Balde, la Colombia sembra intimorita dai contropiedi veloci dell’attacco schierato da Cissè. Al gol della Polonia si comincia a credere nella qualificazione, qualcuno fa suonare una tromba a gas.

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Mi sposto all’ex Asilo Filangieri: nella sala teatro hanno trasmesso finora tutte le partite dei Leoni. Cinquanta persone circa, molti italiani, tanti bambini. Un ragazzo con la maglia di Mané incita mimando i colpi dei giocatori in campo e accompagnando con le mani la sua squadra all’attacco. Al gol della Colombia la percezione dell’eliminazione non è immediata. Il telecronista spiega tutto: “In virtù della nuova regola sul fair play, in questo momento il Senegal sarebbe eliminato per un cartellino giallo”. Qualcuno, timidamente, dice che non è giusto. Il ragazzo con la maglia di Mané si accalora, va avanti e indietro, suona la tromba, chiama i calciatori per nome e li ringrazia tutti. Finisce la partita, il Giappone e la Colombia vanno agli ottavi, per il Senegal e la Polonia termina l'avventura russa. Qualcuno ammaina le bandiere per tutti, ci si sposta nella sala grande: si discute del rigore, della regola del fair play, e comincia a spuntare qualche sorriso. In fondo, è solo una partita di pallone. 

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