"Paccottisti" in crisi? E intanto continuano a guadagnare 1.300 euro al mese...
"Paccottisti"? E' crisi, dicono, anche per loro. Pasquale e Luigi, napoletani di Santa Lucia e Materdei, sulla quarantina, da vent'anni "fanno fessi" turisti e non. E sì, perché nonostante tutto, ancora c'è chi ci casca e crede di fare l'affare della vita per poi ritrovarsi con un pugno di mosche in mano. Anzi, con un paio di mattonelle, se tutto va bene. Dapprima fu lo stereo, oggi è l'epoca degli smartphone, dell'I-pad, e ancora resistono le videocamere. Pezzi che a comprarli costano sui 500 euro e che loro propongono al cliente a duecento euro, ma pure cento vanno bene. Fotografie? Manco a parlarne. "Dottò, ma quali fotografie vulite fà? Accussì 'e figlie miei nun magnano cchiù".
Li incontriamo a via Caracciolo, in una splendida mattinata di sole. Lavorano ognuno per conto proprio, sono motorizzati, girano con il casco e si spostano ogni mezz'ora. Piazza Garibaldi, il Lungomare, il Porto, il Museo. Ogni posto è buono, se si becca il "pollo" di turno. Ogni faccia è quella giusta.
Raccontano di aver fatto il pacco pure ai contrabbandieri, anni e anni addietro. Oggi, però, la gente ha sempre meno soldi, i turisti non sono più quelli di una volta. "I russi erano le nostre vittime preferite -dice Pasquale-, ma la crisi ha colpito tutti. I turisti vengono a Napoli con i soldi contati, non spendono più come prima".
Durante tutta la chiacchierata, sia Pasquale che Luigi non smettono di "lavorare": ogni tanto si interrompono, adocchiano qualche potenziale vittima. Luigi cerca di fregare l'autista di un autobus che trasporta turisti turchi. Prova una volta, poi due, poi tre, ma quello è più tosto di lui. Alla fine riesce a "scroccare" solo una bottiglia d'acqua.
I due prima di "lavorare" con i "pacchi" hanno tentato di lavorare onestamente, ma non è mai andata bene. Ce l'hanno con i politici, parlano di sussidi, indennità, promesse non mantenute. Eppure, a guardarli, vestono bene. Giubbotti e occhiali firmati, scarpe alla moda. Hanno stili diversi. Uno è accomodante, abborda il cliente con delicatezza, quasi timidamente, prima di sferrare il colpo. L'altro è sfrontato, diretto, pure "piacione" con le donne in minigonna.
Ma guadagnano? E quanto? "Dottò, a fine mese portiamo a casa quei 1.200/1.300 euro, ma ogni giorno è una guerra -dice Pasquale-. Il nostro non è un lavoro da impiegati, è una cosa rischiosa, non sappiamo mai chi ci troviamo di fronte. Qualcuno potrebbe pure spararci, o qualcuno potrebbe essere un poliziotto". Difficile, però, riuscire a incastrarli. Bisogna prenderli sul fatto. Al più gli contestano la truffa o la tentata truffa. Il rischio più grosso è che i Vigili urbani gli sequestrino la merce vera. Ma le multe sono inutili. "Non abbiamo intestato nulla". Forse a loro conviene così. A "lavorare" onestamente, per lo stesso salario, sarebbe più faticoso, meno divertente.
"Se mi dessero un posto sarei rovinato -dice Luigi-". Sì, ma vaglielo a far capire a chi invece quel posto ce l'ha e magari prende pure meno di 1.200 euro al mese…