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Covid-19, Ascierto: “Rischio seconda ondata a settembre, non abbassiamo la guardia”

“Tra ottobre e novembre partiremo con la sperimentazione del vaccino sull’uomo”. L’intervista di NapoliToday al direttore di Struttura Complessa Melanoma e Terapie Innovative del Pascale

La Cura Ascierto funziona. A confermarlo qualche giorno fa l’Agenzia Italiana del Farmaco che ha pubblicato sul proprio sito i primi risultati della sperimentazione del Tocilizumab. Il farmaco off label, utilizzato per la prima volta in Italia dall’oncologo Paolo Ascierto sui pazienti affetti da polmonite interstiziale da Covid-19, ha superato la prova: riduce la mortalità a un mese senza comportare effetti collaterali significativi nei pazienti a cui viene somministrato. Grande è la soddisfazione del direttore di Struttura Complessa Melanoma e Terapie Innovative del Pascale, divenuto, in questi mesi, simbolo della lotta al nuovo coronavirus. Il Prof. Ascierto è tornato a parlare anche di vaccino anti-Covid-19 annunciando che dopo l’estate avvierà con la sua equipe all’ospedale Pascale la sperimentazione sull’uomo.

L’intervista di NapoliToday al Prof. Paolo Ascierto. 

- Professore, l'Aifa ha pubblicato i primi dati sulla sperimentazione del Tocilizumab. I risultati sono incoraggianti..

“Si, da poco sono usciti i primi dati dello studio, ancora non definitivi, ma decisamente incoraggianti. Pur considerando i limiti di uno studio a singolo braccio (quindi senza il bracco di controllo con il placebo), è stata dimostrata una riduzione significativa del tasso di mortalità ad un mese, superiore al 10%, che era proprio ciò che volevamo dimostrare. Ovviamente attendiamo i risultati dei vari studi di fase 3 attualmente in corso per trarne le dovute conclusioni, ma ora, ancora più di prima, c’è ottimismo”.

- Quali risultati vi aspettate dagli studi di fase 3?

“Considerando che i risultati appena ottenuti sono stati estrapolati da pazienti trattati in condizioni cliniche a volte peggiori di quelle che noi ritenevamo più indicate, possiamo essere fiduciosi. Sarà importante avere anche maggiori informazioni su quelli che sono i possibili biomarcatori (ad esempio il valore basale dell’IL-6) che possono essere utilizzati per selezionare maggiormente il paziente”.

- Cosa pensa dell’utilizzo del plasma dei convalescenti da Covid? La sperimentazione seguirà lo stesso percorso del Tocilizumab?

“Ritengo ci sia un forte razionale nell’idea di utilizzare il plasma in paziente affetti da Covid-19. Il trattamento consiste nell’iniettare il plasma di pazienti convalescenti (quindi guariti dall’infezione), ricco di anticorpi specifici contro il virus, in pazienti che presentano l’infezione in atto, in maniera da aiutare il sistema immunitario a combattere contro il virus. Anche qui ci sono state evidenze interessanti, ma deve essere valutata attraverso uno studio clinico. In questo momento credo che l’Agenzia Italiana del Farmaco e l’Istituto Superiore di Sanità, hanno approvato l’inizio di una sperimentazione, fondamentale, così come è stato per il Tocilizumab, per capire la reale efficacia del trattamento”.

- Il 4 maggio è iniziata la fase 2. Si temeva un effetto riaperture con un aumento dei contagi. Ma, per fortuna, in queste due settimane si sono registrati solo 200 casi (circa) in Campania, per una media giornaliera di 14 positivi. Possiamo dire che il pericolo è scampato e sperare in una riduzione progressiva del numero dei nuovi positivi?

“Si, attualmente i nuovi casi in Campania sono, per fortuna, molto pochi, e questo ci porta a tirare almeno un piccolo sospiro di sollievo. Tuttavia, questi ottimi risultati, non devono farci assolutamente abbassare la guardia ma, anzi, ci impongono di porre ancora più attenzione in quelle che sono le ormai conosciute misure di prevenzioni adottate”.

- In questi giorni si sta parlando molto degli effetti negativi della mascherina. L'uso prolungato accresce il quantitativo di anidride carbonica che respiriamo. Cosa ci può dire a riguardo?

“Come per ogni cosa, anche qui abbiamo lati positivi e negativi. La mascherina è un ottimo meccanismo di protezione, specialmente quando ci si trova in ambienti chiusi e affollati che aumentano esponenzialmente il rischio di infezione. Le diverse mascherine, quelle chirurgiche e quelle che possiedono il filtro in carbone attivo, hanno diverse capacità di filtrare l’aria e quindi di determinare una eventuale carenza di ossigeno. Bisogna tenere presente che la mascherina serve soprattutto a proteggerci, in maniera reciproca, dalla possibilità di venire a contatto con le goccioline di saliva emesse, per esempio, dopo un colpo di tosse, uno starnuto, o anche semplicemente parlando. Sono queste goccioline di saliva che veicolano il virus. Pertanto, l’uso della mascherina non deve essere h24, ma essenzialmente in pubblico e, soprattutto, se si interagisce con altre persone e in luoghi affollati. Limitandone l’uso a queste situazioni non c’è nessun pericolo, anzi tutt’altro. Recentemente una pubblicazione sulla rivista scientifica PNAS ha evidenziato come l’uso diffuso delle mascherine riduce la diffusione del virus”.

- Con la fase 2 è stato dato il via anche ai test rapidi e sierologici, anche nei laboratori privati. Sono affidabili?

“Al momento non abbiamo “l’esame per eccellenza”. Ad oggi l’unico esame attendibile di infezione in atto è il tampone naso-faringeo, anche se ha una percentuale di falsi negativi di circa il 20%, per questo il tampone viene sempre ripetuto. Non ci sono ancora dati incontrovertibili che attestino la superiorità dei test salivari e sierologici rispetto al tampone. In ogni modo la sierologia, nonostante i limiti attuali, ci permette di poter delineare i confini dei contagi e capire, quindi, se c’è stato un contatto con il virus attraverso la presenza di anticorpi, ma non permette di capire se l’infezione è in corso o meno. Pertanto è sempre necessario associare questa analisi al tampone naso-faringeo. È infatti uno strumento utile in particolare nelle piccole comunità a maggior rischio di assembramento: piccoli paesi, ospedali, tribunali, solo per citare alcune realtà. Sarebbe opportuno sempre preferire centri certificati per effettuare il test sierologico. Infine ricordo che le IGG ci dicono se abbiamo avuto un contatto con il virus, ma non sono una patente di immunità, infatti non sappiamo ancora se chi è positivo a questo test sia e per quanto tempo immune”.

- Lei sta collaborando con l’azienda farmaceutica Takis per lo studio di un vaccino anti-Covid. A che punto è la sperimentazione e quando sarà pronto?

“Si stiamo disegnando con la Takis uno studio clinico per sperimentare il vaccino sull’uomo, che dovrebbe partire tra ottobre e novembre 2020. Sarà uno studio di fase 1 e dovrebbe prevedere quattro coorti di partenza e successivamente un’espansione nella coorte che avrà dimostrato la migliore capacità di produrre anticorpi neutralizzati”.

- Che estate ci aspetta? In autunno c’è il rischio di una seconda ondata di Covid-19?

“Il numero dei casi positivi e dei morti sta progressivamente riducendosi, tuttavia, questa è una fase che a me personalmente preoccupa particolarmente, poiché vi è in molte persone l’idea che tutto sia finito e che si possa, quindi, tornare alla normalità, senza rendersi conto che i numeri così bassi sono legati alle importanti misure di prevenzione messe in atto dal governo. Ma il virus circola ancora. Quello che accadrà nelle prossime settimane sarà fondamentale per capire l’andamento del contagio, senza mai abbassare la guardia. Il rischio di una seconda ondata a settembre ovviamente c’è, così come ci insegnano molti altri virus che ormai conosciamo, tuttavia, il SARS-CoV-2 è un virus nuovo che conosciamo ancora poco”.

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