rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Salute

Ictus, quali sono i sintomi e come intervenire: le indicazioni degli esperti

“In Campania la mortalità per ictus è tra le più alte d’Italia. La realizzazione di una rete per lo stroke deve essere un obiettivo prioritario nella nostra Regione”. L’intervista ai dottori Andreone e Renna, del reparto di Neurologia del Cardarelli

COME SI RICONOSCE L’ICTUS? QUALI SONO I SINTOMI?

“Riconoscere i segni dell’ictus è fondamentale perché bisogna intervenire il più velocemente possibile. I sintomi sono diversi e dipendono dalla zona di cervello che è stata danneggiata. I sintomi che devono mettere in allarme il soggetto non appena li avverte sono: non riuscire più a muovere o muovere con minor forza un braccio o una gamba o entrambi gli arti di uno stesso lato del corpo; accorgersi di avere la bocca storta; rendersi conto di non sentire più o sentire meno un braccio o una gamba o entrambi gli arti di uno stesso lato del corpo; non riuscire a vedere bene metà o una parte degli oggetti; non essere in grado di coordinare i movimenti e di stare in equilibrio; aver difficoltà a parlare perché non si articolano bene le parole o perché non si riescono a scegliere le parole giuste o perché non si comprende quanto viene riferito dalle persone intorno; avere un improvviso e fortissimo mal di testa, al di fuori della norma. Sicuramente è da sottolineare la repentinità della comparsa dei sintomi. Se si ha uno di questi sintomi bisogna chiamare subito il 118. L’ictus, infatti, è un’emergenza medica!". 

CON QUALI ESAMI VIENE DIAGNOSTICATO L’ICTUS?

“La diagnosi di ictus è clinica, viene cioè formulata attraverso l'esame clinico. Le tecniche di neuroradiologia, in particolare la tomografia computerizzata (TAC) e la risonanza magnetica, risultano fondamentali per confermare il sospetto clinico, escludere altre patologie, caratterizzare e quantificare le lesioni, pianificare il trattamento. In particolare, la TAC effettuata all’arrivo in Pronto Soccorso permette di distinguere immediatamente un ictus ischemico da un ictus emorragico e, quindi, di pianificare i successivi trattamenti”.

IN CHE MODO SI INTERVIENE? ED ENTRO QUANTO TEMPO SI DEVE INTERVENIRE DALL’INIZIO DEI SINTOMI?

“Per l’ictus ischemico, in casi selezionati, si esegue la trombolisi che consiste nell’infusione endovenosa di un agente trombolitico chiamato attivatore tissutale del plasminogeno (rt-PA). Tale trattamento può essere somministrato entro le quattro ore e mezzo dall’esordio dei primi sintomi dell’ictus. Esistono specifici criteri di inclusione e di esclusione per tale trattamento. In sintesi, possono essere candidati pazienti di qualsiasi sesso, di età compresa tra i 18 e gli 80 anni, affetti da ictus ischemico esordito entro le quattro ore e mezzo. I sintomi devono essere presenti per almeno 30 minuti e non devono essere significativamente migliorati prima dell’inizio del trattamento. Esiste, inoltre, sempre in casi selezionati, la possibilità di effettuare una trombectomia meccanica, ossia l’asportazione meccanica per via endovascolare del trombo occludente un’arteria cerebrale. Vari studi hanno dimostrato che, specie se effettuata dopo la somministrazione di rt-PA, la trombectomia meccanica è molto efficace per il recupero della normalità in pazienti con occlusione di grandi arterie intracraniche. La finestra terapeutica ottimale per tale trattamento è in media di 5-6 ore, ma già da diversi anni è evidente che la durata della finestra terapeutica è un’astrazione statistica e che ci sono pazienti con finestre terapeutiche più lunghe, anche di diverse ore. Si è quindi passati dal concetto di finestra temporale a quello di finestra tessutale, ovvero di una finestra di opportunità terapeutica individuale, essenzialmente legata all’efficienza dei circoli collaterali che apportano sangue alla parte di cervello ipoperfusa, ma ancora salvabile (penombra ischemica). Sulla base di quanto detto, possiamo aspettarci nei prossimi anni ulteriori modifiche nelle linee guida del trattamento dell’ictus ischemico in fase acuta. Quando il paziente non è candidabile né alla trombolisi endovenosa né alla trombectomia meccanica si ricorre alla terapia antiaggregante. Infine, alla stabilizzazione del quadro clinico, potrà essere necessario liberare la carotide dalla stenosi aterosclerotica, chirurgicamente o con un intervento di angioplastica. In caso di ictus emorragico, invece, l’obiettivo del trattamento sarà quello di gestire il sanguinamento e prevenire le complicanze”.

LA RIABILITAZIONE IN COSA CONSISTE?

“La riabilitazione, insieme agli interventi farmacologici della fase acuta, si può ritenere la principale forma di intervento per i pazienti che hanno subito un ictus. E’ finalizzata ad ottenere il recupero della menomazione, l’ottimizzazione delle abilità residue e il miglioramento della partecipazione del paziente colpito da ictus. Il principale obiettivo della riabilitazione, infatti, è quello di migliorare la qualità della vita del paziente attraverso il recupero del miglior livello fisico, cognitivo, psicologico, funzionale e delle relazioni sociali. Tutti gli obiettivi della riabilitazione vanno tarati tenendo contro dei bisogni e delle aspirazioni dell’individuo e della sua famiglia e devono essere condivisi da un team multidisciplinare formato da varie figure tra le quali il fisiatra, il neurologo e il fisioterapista”.

OGNI ANNO QUANTE SONO LE PERSONE COLPITE DA ICTUS CEREBRALE? CHE INCIDENZA C’E’ IN CAMPANIA?

Ogni anno si verificano in Italia circa 200.000 ictus, di cui il 20% sono recidive. Il 10-20% delle persone colpite da ictus muore entro un mese e un altro 10% entro il primo anno di vita. Il 25% dei pazienti sopravvissuti ad un ictus guarisce senza riportare alcun esito, il 75% sopravvive ma riporta qualche disabilità e di questi la metà perde l’autosufficienza. In Italia l’ictus rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie ischemiche del cuore e le neoplasie; causa il 10-12% di tutti i decessi per anno e rappresenta la prima causa di invalidità. Le proiezioni indicano che entro i prossimi venti anni ci sarà un complessivo aumento del 34% del numero totale di casi di ictus nell’Unione Europea, dovuto al globale invecchiamento della popolazione. Per questo motivo risultano particolarmente importanti da un lato l’implementazione delle Stroke Unit e del trattamento di trombolisi e dall’altro l’implementazione degli strumenti di prevenzione. La realizzazione di una rete per l’ictus deve essere un obiettivo prioritario nella nostra regione: in Campania, infatti, ogni anno si verificano circa 9000 nuovi casi di ictus ischemico e 3000 ictus emorragici e la mortalità per ictus risulta essere tra le più alte d’Italia".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ictus, quali sono i sintomi e come intervenire: le indicazioni degli esperti

NapoliToday è in caricamento