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Fodmap, la dieta contro il colon irritabile: benefici e cibi da evitare

“Si tratta di un regime alimentare che prevede l’eliminazione, per un periodo di tempo variabile, di alimenti contenenti zuccheri fermentabili che, se consumati in eccesso, producono numerosi disturbi intestinali”. L’intervista alla dott.ssa Daniela Vitiello

La FODMAP è un tipo di dieta elaborata da alcuni studiosi della Monatsh University in Australia e consigliata dai gastroenterologi in presenza di alcuni disturbi intestinali funzionali come la sindrome del colon irritabile (IBS). FODMAP è l’acronimo di Fermentable, Oligo-saccharides, Disaccharides, Mono-saccharides And Polyols, un gruppo di zuccheri contenuti in alcuni alimenti caratterizzati da un alto potere di fermentazione, che, se consumati in eccesso, possono provocare fastidiosi disturbi intestinali quali gonfiore e dolore addominale, meteorismo e irregolarità intestinale. NapoliToday ha intervistato la dott.ssa, biologa nutrizionista, Daniela Vitiello per capire cosa prevede questa dieta e in quali casi è consigliata.

- Dott.ssa, cosa prevede la dieta FODMAP?

“Questo regime alimentare prevede l’eliminazione, per un periodo di tempo variabile, di alimenti contenenti zuccheri “FODMAP” (F sta per fermentabile, O per oligosaccaridi, D per disaccaridi, M per monosaccaridi, A per and, P per polioli). Si tratta di zuccheri scarsamente assorbibili che vengono fermentati nell'intestino dai batteri del colon causando gonfiore, gas, dolore addominale, tutti sintomi tipici della sindrome dell'intestino irritabile (IBS o colon irritabile)”.

- A quali soggetti viene consigliata?

“E’ consigliata in alcuni pazienti per combattere i sintomi fastidiosi della sindrome del colon irritabile o di altre condizioni patologiche o malattie infiammatorie croniche intestinali come, per esempio, la colite ulcerosa o il morbo di Crohn”.

- E’ consigliabile anche a un soggetto sano che vuole semplicemente perdere peso?

“Per perdere peso no, ma per migliorare la funzionalità del suo intestino sì”.

- Come si struttura la dieta fodamap?

"La dieta FODMAP si articola in tre fasi:

  • fase di eliminazione, durante la quale viene limitato o ridotto il consumo di alimenti ricchi di FODMAP. Questa fase può variare dalle 3 alle 6 settimane durante la quale si valuta se i sintomi che il paziente lamenta diminuiscono o meno;
  • fase di reintroduzione, durante la quale gli alimenti dapprima esclusi vengono reintrodotti in maniera graduale, in modo da valutare quali siano le quantità e la frequenza di consumo che possono determinare fastidi. E’ una fase molto delicata ma necessaria per evitare esclusioni ingiustificate (anche questa fase ha una durata variabile);
  • fase di mantenimento. A seconda dei risultati ottenuti nella fase precedente, si procede con una dieta variata e ricca, facendo sempre attenzione alle quantità e alla frequenza degli alimenti FODMAP implicati durante la reintroduzione siano consumati”.

- Quali tipi di cibi include e quali esclude questo tipo di dieta?

“I cibi da escludere sono quelli ad alto contenuto di FODMAP come mele, pere, albicocche , ciliegie , more , fichi , susine, prugne, pesche, loti, anguria , banana, aglio, cipolla, funghi, carciofi, asparagi, cavolo, verza, asparagi, farro, orzo, segale, kamut, grano (tranne il lievito madre), latte, kefir, formaggi ricchi in lattosio, lenticchie, ceci, fagioli, piselli.

Quali sono, invece, i cibi consentiti?

“I cibi consentiti sono riso, miglio, quinoa, mais, avena, grano saraceno, carne, pesce, uova, alcuni frutti (in quantità minime) come uva, ananas, mirtilli, limoni, fragole, lamponi, fichi d’india, verdura (in quantità minime) come melanzane, lattuga , cicoria, rucola, radicchio, zucca, pomodori, spinaci, zucchine, finocchio, peperoni, ravanelli, scarola, patate, frutta secca in piccole porzioni. In genere si osservano questi consigli ma è molto soggettivo e dipende dalla risposta dell’individuo. Infatti in alcuni casi si osserva una ridotta tolleranza al glutine, in altri casi no”.

- Quanto tempo deve durare la dieta fodmap?

“Di solito dalle 3 alle 6/8 settimane, dipende dalla scomparsa dei sintomi”.

Può avere degli effetti collaterali?

“Assolutamente no! Il problema sta nella compliance del paziente e dalla sua volontà a seguire una dieta alquanto restrittiva”.

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